Adelaide Pierucci per “il Messaggero”
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Uno scafo di 23 metri con arredi di lusso. Quando un noleggiatore nautico inglese è riuscito ad acquistare da un manager romano per 800.000 euro il Total Rex, uno yacht Evo Marine Deauville 76 del 2007 ha pensato di aver fatto un buon affare. Lo avrebbe noleggiato per 39.000 euro a settimana, e per questo aveva programmato un restyling da 300.000 euro. Il risultato invece è stato un altro: ha incassato un raggiro che gli è costato oltre un milione di euro. Il tempo di mettere in mare lo yacht e ne è scattato il sequestro. Ha scoperto così che la barca non poteva essere sua: era già stata venduta un mese prima a un altro acquirente per 640.000 euro.
Ora Boris S. il manager che avrebbe venduto due volte lo stesso yacht ad acquirenti diversi è finito a processo per truffa aggravata. A firmare l'imputazione il pubblico ministero Roberto Cucchiari. Secondo il magistrato il venditore, in qualità di rappresentante della Baia Katina srl, poi messa in liquidazione, avrebbe usato artifici e raggiri per chiudere la vendita. Il primo «tacere già di aver stipulato il 7 novembre del 2016 il contratto di compravendita dello stesso natante per il prezzo di 640.000 euro con un altro acquirente».
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Più una bugia che una omissione, secondo i primi accertamenti. Una menzogna che avrebbe indotto in errore Friederik W., il noleggiatore nautico inglese, al quale, in base alla ricostruzione dell'accusa, «ha venduto l'imbarcazione sottoscrivendo il mese successivo, il 13 dicembre del 2016 una lettera di intenti ricevendo una caparra di 50.000 euro e successivamente il 28 dicembre il rogito e il relativo saldo di 750.000 euro».
IL DANNO
Il venditore si sarebbe così procurato un profitto da capogiro con altrettanto grave danno per l'acquirente. Il cittadino inglese, infatti, a seguito di un provvedimento del Tribunale civile di Roma si è ritrovato i sigilli allo yacht con la conseguente impossibilità di cancellarlo dal Registro Navale Italiano per iscriverlo a quello britannico. L'imbarcazione era stata scovata dall'imprenditore di Preston su yachtworld. com, un sito del tutto estraneo però alla vicenda. Era in ottime condizioni e ormeggiata alla Marina dei Cesari, a Fano. Lo yacht gli era sembrato subito adatto all'attività di noleggio per cui si era attivato in tempi di chiudere l'affare e rintracciare il proprietario, ossia Boris S. amministratore unico della società proprietaria della barca. La trattativa è durata pochi giorni.
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Anche se il venditore romano al telefono era stato un po' sibillino, almeno secondo quanto denunciato dall'imprenditore britannico. «La barca è libera da qualsiasi vincolo», avrebbe assicurato. «Nessun acquirente si è fattivamente palesato. Cosicché chi paga per primo acquista lo yacht». Questione di giorni e il Total Rex passa nella flotta dell'inglese. Ma solo in apparenza. Il nuovo proprietario infatti lo aveva appena inviato in Croazia per il restyling da trecentomila euro quando ha ricevuto l'ordine di sequestro. Il venditore, infatti, un mese prima aveva firmato un accordo di vendita con un altro acquirente romano da cui aveva ricevuto anche un assegno di 25.000 euro mai incassato. Una sorpresa inaspettata per l'inglese, considerata l'accortezza delle verifiche, della firma del rogito davanti a uno stimato notaio della Capitale e la registrazione della vendita davanti all'Agenzia delle Entrate di Tivoli.
I SOSPETTI
Ad insospettire, secondo il denunciante, anche il comportamento di Boris S. «Mi ha prima tranquillizzato e chiesto di avere pazienza e poi via via è sparito senza rispondere più al telefono». «Durante il rogito», ha ricordato in denuncia l'acquirente frodato, «il signor Boris mi garantì la piena proprietà e la libera disponibilità dell'imbarcazione, la sua legale e regolare provenienza e l'assoluta libertà da qualunque peso, vincolo e trascrizione di pregiudizio». L'affare ora è tema di un processo.