1. RAI, IL MINISTRO URSO ATTACCA L’AD FUORTES: «NON MI RISPONDE»
Estratto dell’articolo di Antonella Baccaro per il “Corriere della Sera”
carlo fuortes foto di bacco (1)
[…] Carlo Fuortes, amministratore delegato della Rai, è finito ieri nel mirino della maggioranza durante l’audizione del ministro delle Imprese, Adolfo Urso, in commissione di Vigilanza Rai.
[…] «Il contratto — ha detto Urso — è tra due parti, se l’altra parte non c’è o non risponde cosa facciamo? Io prendo l’impegno entro fine giugno ma ho bisogno che l’altra parte sia in campo». E ha aggiunto: «D’altra parte l’ad ha già pieni poteri e credo che sia doveroso da parte sua essere audito qui, venire in maniera tempestiva, come ha fatto il ministro, tanto più in presenza di uno sciopero».
GIORGIA MELONI ADOLFO URSO - MEME BY EMILIANO CARLI
Il riferimento è all’astensione generale dei lavoratori Rai del 26 maggio. Urso è apparso sfidare Fuortes a presentare il piano industriale, mossa che l’ad finora non ha fatto, sapendo di non avere la maggioranza in consiglio. Ma l’assenza del piano starebbe ora immobilizzando la Rai, secondo quanto affermato ieri da Maurizio Gasparri (FI) e da una nota di FdI: «Le responsabilità (dello stallo, ndr ) sono tutte in capo all’attuale dirigenza (...). Non possiamo più permetterci di perdere tempo, per questo auspichiamo che la commissione torni a riunirsi in tempi celeri per audire subito i vertici Rai».
[…] Fuortes è atteso in Vigilanza. Il 5 maggio si riunirà il Cda: prima di allora, avrebbe fatto sapere l’ad, si conoscerà la sua sorte, che è nelle mani di Meloni. Secondo alcune ricostruzioni, Fuortes potrebbe restare almeno per consentire il varo dei palinsesti autunnali e/o per fare alcuni cambiamenti.
carlo fuortes accetta di diventare ad di teleminkia vivarai2
2. PALAZZO CHIGI ALLE PRESE CON IL BOTTINO TV
Estratto dell’articolo di Daniela Preziosi per “Domani”
«È evidente che l’attuale fase di incertezza che la Rai sta vivendo è di ostacolo anche alla definizione dello schema di contratto di servizio». Alla prima seduta della commissione di vigilanza sulla Rai, ieri mattina, è andata in onda una strana puntata della serie tv «La Rai meloniana».
gennaro sangiuliano giorgia meloni
Protagonista il ministro del Made in Italy Adolfo Urso. Che manda a dire all’ad Carlo Fuortes di darsi una mossa sul piano industriale. In realtà le cose non stanno così: il piano industriale è costruito sul contratto di servizio. E poi la «fase di incertezza» di Viale Mazzini è tutta autoprodotta dai pasticci di una maggioranza che ha progettato l’occupazione della Rai, tentato l’assalto al cda, preso due clamorosi pali nel tentativo di dimissionare l’ad; nel frattempo si è dilaniata in litigi fra Fdi e Lega sulle nomine e sul canone (la Lega vuole abolirlo).
GIORGIA MELONI MATTEO SALVINI - BY EDOARDO BARALDI
E invece Urso, con aria da parte lesa, se la prende con Fuortes. Il quale, lamenta, neanche gli risponde al telefono. Ma anche in questo caso le cose – risulta a Domani – non stanno proprio così.
La staffetta infida
Fin qui Giorgia Meloni ha brigato, FdI e salviniani hanno minacciato sfracelli, ma nessuno è riuscito a mettere in piedi una soluzione per scalzare il manager nominato da Mario Draghi. Perché lo spoil system in Rai formalmente non è consentito: cosa che fino a ieri l’opposizione aveva misteriosamente dimenticato.
roberto sergio giampaolo rossi
Il piano di Palazzo Chigi era nominare amministratore delegato Roberto Sergio, ora a RadioRai, e Giampaolo Rossi direttore generale con sostanziose deleghe operative; e il giuramento che poi Sergio avrebbe ceduto il posto a Rossi (che deve aspettare un anno per la nomina in quanto già componente del precedente cda). I due erano già stati avvistati in riunioni in cui si facevano e disfacevano organigrammi di fedelissimi.
Ma l’ipotesi della staffetta sembra sfumata: a causa del velenoso sospetto che alla fine il patto non sarebbe stato onorato. Risultato: la furia di sostituire Fuortes ha prodotto solo figuracce. Ora palazzo Chigi dovrà ripensare la strategia. E forse riparare su discese meno ardite e strade più ponderate.
E dire che era iniziato bene, il rapporto fra Meloni e l’ad […]. Lei, diventata premier, aveva anche pensato di tenerselo, e affrontare con calma la gola dei suoi proci. Ma certo, gli attacchi di Salvini erano quotidiani. Sparava sull’azienda, per colpire lei. […] Ma poi c’è stato il festival Sanremo. [...] Meloni scioglie le briglie ai suoi. […]
beppe sala chiara bazoli
Il 6 marzo convoca Fuortes. Vuole che se ne vada. […] La campagna mediatica contro il manager si infittisce (ma, altra curiosità, i colpi non vengono solo da destra), eppure non c’è nessun motivo decente perché Fuortes debba dimettersi sua sponte. Dunque non c’è scampo: tocca al governo trovare una soluzione all’altezza.
E qui cominciano le papere della premier e del suo problem solver, il ministro della cultura Gennaro Sangiuliano. Spunta l’ipotesi di trasferire l’ad alla sovrintendenza della Scala di Milano: il contratto di Dominique Mayer scade nel 2025 ma il cda può indicare il successore in anticipo.
sangiuliano lissner
Il sindaco Beppe Sala fa sapere che vuole una soluzione condivisa, fra i consiglieri c’è il banchiere Giovanni Bazoli, il suocero. Non se ne fa nulla: dicono che i milanesi non vogliono un romano. Esce allora l’idea del Teatro San Carlo di Napoli: il sovrintendente Stéphane Lissner è pensionabile, ha 70 anni, ma le regole gli consentono di restare, a differenza dei colleghi italiani. Per sostituirlo serve una norma ad hoc, anche solo una circolare del ministro. Ma Lissner dà mandato ai suoi legali. E di nuovo Meloni e Sangiuliano devono battere in ritirata.
[…] Una settimana fa il bilancio Rai viene approvato all’unanimità. Quindi di fatto Fuortes viene “rifiduciato” dal cda. Intanto Salvini è sempre più preoccupato che la nomina di Rossi equivalga a una Meloni pigliatutto. Forza Italia, ovvero Gianni Letta e Marina Berlusconi, non sono interessati a scatenare l’inferno per un cavallo, ancorché un cavallo Rai.
meloni chiocci
Il Pd, fin qui spettatore stranamente silente, finalmente dice una cosa (di sinistra): dall’audizione di Urso, dichiara il capogruppo dem in Vigilanza Stefano Graziano, «è emerso forte e chiaro che il centrodestra vuole occupare la Rai. Peccato però che la Rai non sia soggetta a spoil system ed ha un cda nel pieno delle sue funzioni».
[…] Nel frattempo Fuortes ha portato a casa un accordo che la Rai inseguiva da decenni: il centro di produzione di Milano si trasferirà alla Fiera Milano, cosa che consentirà di vendere la sede di Corso Sempione, incassare più di 200 milioni con cui finanziare il piano immobiliare di Roma, ovvero la ristrutturazione di Viale Mazzini, Saxa Rubra, via Teulada, e le sedi di Napoli Torino.
NICOLA RAO
Se adesso Meloni non si inventa qualcosa, al prossimo incontro rischia di dover chiedere all’ad di restare. Accontentandosi di qualche nomina, ma fatta con criterio: come sostituire Antonio Di Bella, direttore degli Approfondimenti, che presto andrà in pensione. O Monica Maggioni, direttrice del Tg1, data in partenza per RaiCom. Anche se qui, al Tg1, ora c’è un problema: Meloni vuole il suo carissimo Gian Marco Chiocci, un esterno. Rossi […] invece preferisce Nicola Rao, oggi vice di Maggioni: sa che Chiocci gli insidierebbe il ruolo di capo-Fdi nell’azienda. Per la premier rischia di finire maluccio. […]