Paolo Conti per il "Corriere della Sera"
TARANTOLA GUBITOSICom'è inevitabile nei tradizionali riti Rai, rieccoci al totonomine. Stavolta c'è un presidente designato (Anna Maria Tarantola), un consigliere in quota ministero dell'Economia, cioè l'azionista (Marco Pinto), addirittura già un direttore generale indicato sempre da Mario Monti (Luigi Gubitosi). Ma all'orizzonte non c'è ancora un Consiglio perché il Pd continua sulla sua linea («non parteciperemo a questo voto...» eccetera).
TARANTOLA GUBITOSIEppure, a ben cercare nelle pieghe dei partiti, non è difficile registrare le prime avvisaglie di candidature. Cominciamo dal Pdl, dove c'è già chi pensa che l'attuale partito di maggioranza relativa si troverebbe in perenne minoranza (Pinto non sostituirebbe certo nello schieramento Angelo Maria Petroni, a suo tempo indicato da Giulio Tremonti) se non guadagnasse un posto in più. Ma questa è materia di eventuali, ipotetici patteggiamenti col Pd. E torniamo ai nomi.
Una parte non marginale del Pdl vorrebbe la riconferma di Antonio Verro, consigliere uscente, che a gennaio lasciò il suo seggio alla Camera (per un subentro come secondo dei non eletti): gesto di lealtà che chi è vicino a Berlusconi vorrebbe premiare. Nessuna possibilità di conferma per i due ultrasettantenni Alessio Gorla (che votò per la destituzione di Augusto Minzolini) e Guglielmo Rositani, ex An, rimasto senza sponsor politici (se non Renata Polverini, presidente della Regione Lazio, con la quale partecipò all'indimenticata sagra del Peperoncino a Rieti nel luglio 2011).
RODOLFO DE LAURENTIISDue i nomi interni Rai che i berlusconiani potrebbero spendere nel caso di una «scelta aziendale». Guido Paglia, oggi a capo della direzione Comunicazione e relazioni esterne: pessimi i suoi rapporti con l'area ex An (Maurizio Gasparri, per esempio, ma anche il sindaco di Roma Gianni Alemanno) eccellenti, invece, quelli con lo stesso Berlusconi e altre aree del centrodestra. Altra ipotesi di peso, sempre interna, quella di Rubens Esposito, ex capo del Servizio legale Rai, da poco in pensione, altro profondo conoscitore dell'azienda, ora consulente dell'Agcom e di Raiway, sempre considerato (ai tempi) in quota An e poi centrodestra.
luca Zaia DSCL'Udc non vorrebbe cambiare cavallo, Rodolfo De Laurentiis, considerato dai suoi equilibrato e in grado di muoversi con padronanza nell'azienda (e poi non ci sono altri candidati all'orizzonte). La Lega, dopo Giovanna Bianchi Clerici, punterebbe su Gloria Tessarolo, poco più che trentenne, dal 2010 nel Consiglio di amministrazione di Rai cinema. È considerata vicina a Luca Zaia, rappresenta la nuova generazione leghista che incarna il dopo Bossi da molti punti di vista.
E il centrosinistra? Qui siamo, per ora, nella pura virtualità e nelle congetture, vista la posizione irremovibile di Pier Luigi Bersani. Ma se davvero si dovesse ricorrere alle candidature pubbliche da parte di associazioni e gruppi, per esempio da Articolo 21 (il gruppo di giuristi, giornalisti, economisti che «si batte per la libertà di manifestazione del pensiero») si potrebbe dire che su quel sito si registrano molti consensi per le posizioni di Sandra Bonsanti, giornalista, presidente di Libertà e giustizia, e per quelle di Valerio Onida, presidente onorario della stessa associazione.
GLORIA TESSAROLOApprezzata, sempre nei forum di Articolo 21, anche Lorella Zanardo, documentarista e regista, coautrice de «Il corpo delle donne» nel 2009, membro dell'Advisory Board di Win, organizzazione internazionale di donne professioniste con sede a Oslo. Naturalmente, chiedendo nomi in area Pd, c'è chi continua a citare Umberto Eco o Stefano Rodotà, ma sembra difficile immaginare due personaggi del genere in un Consiglio di amministrazione Rai fatalmente litigioso.
Comunque, è stato già Sergio Zavoli, presidente della commissione di Vigilanza, il 6 giugno scorso, ad annunciare che «i curriculum dei cittadini che intendono candidarsi al Consiglio di amministrazione Rai saranno consultabili nel portale Intranet della commissione». La via è insomma spianata per un Pd che volesse affidare alle candidature pubbliche e non di partito la via per uscire da un vicolo che appare sempre più cieco o diretto alla proroga dell'attuale Consiglio di amministrazione e della direzione generale di Lorenza Lei.