Carlo Pizzati per ''La Stampa''
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La Thailandia ribolle ancora di rabbia pro-democrazia per chiedere le dimissioni del premier golpista, mentre il suo monarca resta asserragliato nella villa di lusso nelle Alpi bavaresi, nonostante Berlino gli proibisca di gestire affari di Stato dal territorio tedesco, minacciando Bangkok che non è esclusa, come ritorsione, la sospensione dei colloqui con l'Unione europea sul libero commercio. Tempi bui sia per il popolo thailandese che per Re Maha Vajiralongkorn, noto come Rama X, ma anche come il «Principe Don Giovanni» per il passato di relazioni sentimentali rocambolesche, tra festini, Porsche bianche e il barboncino Foo Foo, nominato maresciallo dell'Aeronautica. Ma ora la questione si fa serissima.
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Da un lato, c'è la protesta dei movimenti pro-democrazia che chiedono le dimissioni di Prayut Chan-o-cha, divenuto primo ministro con un colpo di Stato del 2014. Quest' estate le manifestazioni anti-dittatura hanno già riempito le piazze, ma mercoledì prossimo ci si aspetta che a Bangkok arrivino più di 100 mila militanti che, in ricordo del 47esimo anniversario della rivolta studentesca che nel 1973 portò alla caduta la giunta militare, ora chiedono la testa del premier. Più di 30 movimenti esigono una riforma della monarchia costituzionale che porti la Thailandia verso una modernità più democratica, meno legata allo strapotere degli alti papaveri della giunta e alle pericolose richieste di Rama X.
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Difatti il monarca, che conduce incontri di Stato in Baviera adirando il governo tedesco, ha rifiutato di ratificare la nuova Costituzione del 2016 voluta dal dittatore golpista, ma solo perché voleva avocare a sé più poteri su tre punti importanti. Ha ottenuto di passare più tempo a Monaco senza dover nominare un reggente pro tempore. Ha chiesto di togliere l'obbligo della controfirma agli atti reali, per firmare ordini esecutivi e decreti come se la Thailandia fosse una monarchia assoluta.
E, infine, re Rama X ha rivoluto i poteri di veto sui rami esecutivi e legislativi e il diritto di sciogliere il Parlamento. Si tratta quindi di una gara per il potere. Da una parte la giunta che vorrebbe una Costituzione che riduca il raggio d'azione del Re e del popolo, lasciando ai militari una gestione con meno controlli. Poi c'è Rama X che chiede un ruolo maggiore e di regnare dalla Germania. E dalla piazza, intanto, arriva la protesta per portare più democrazia, abolire la dittatura e consegnare il monarca a un ruolo più simbolico.
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In tutto ciò, la Germania ha deciso di dare un segnale in sostegno alle richieste pro-democrazia. Interpellato dai Verdi al Bundestag tre giorni fa, il ministro degli Esteri Heiko Maas ha ribadito l'avvertimento a Bangkok: «Abbiamo chiarito che la politica che riguarda la Thailandia non va condotta dal territorio tedesco.Ci opporremo sempre al consentire che ospiti del nostro Paese gestiscano affari di Stato sul nostro territorio».
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Alla richiesta di sospendere i colloqui sul libero scambio con la Thailandia a causa dei costanti sforzi del regime di danneggiare la democrazia, sospensione già applicata in precedenza dall'Unione europea nel 2014, il ministro Maas ha affermato che, anche se la Ue preferisce il dialogo alle misure punitive, la Germania non esclude ci possa essere una sospensione del dialogo «se il regime thailandese continuerà con questo comportamento».
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