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    IL MORSO DEL RANGNICK – IL MANAGER TEDESCO ANCORA ROSICA PER NON ESSERE ARRIVATO AL MILAN: “MALDINI È STATO UN GIOCATORE STRAORDINARIO, UNA LEGGENDA VERA, MA NON POSSO DIRE LO STESSO DA DIRETTORE SPORTIVO…” – “SE SI ERANO RIVOLTI A ME È PERCHÉ CERCAVANO UNA SVOLTA. I GIOVANI IMPARANO PIÙ IN FRETTA, NON È NEL MIO STILE INSISTERE SU GIOCATORI DI 38 ANNI. HA POCO SENSO PUNTARE SU IBRA. DOVREBBERO FARE COME L’ATALANTA. E CONTE…”


     
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    Da www.corriere.it

     

    RALF RANGNICK 1 RALF RANGNICK 1

    C’è stato un momento quest’estate in cui Ralf Rangnick sembrava già l’allenatore del Milan. L’operazione invece non si è concretizzata, ma non solo. Il «trainager» tedesco (definizione sua, un mix di allenatore e manager: non è neanche più capo dell’area tecnica e di sviluppo del gruppo Red Bull Calcio: se il Lipsia è arrivato in semifinale di Champions è anche per il lavoro svolto dal «Professore» negli ultimi 8 anni.

    gazidis maldini gazidis maldini

     

    Ora dunque Rangnick aspetta. E, nel frattempo, ha rilasciato un’interessante intervista alla Gazzetta dello sport in cui non ha risparmiato frecciate alla dirigenza rossonera. Ecco i passi più interessanti della sua versione.

     

    boban maldini boban maldini

    Maldini una leggenda da giocatore, ma da ds?

    La frecciata più forte arriva per Paolo Maldini, che a maggio aveva parlato di «invasione di campo»da parte del tedesco nella faccende del Milan. Dice RR: «Nella vita una delle mie regole è: non parlare di chi non conosci personalmente.

     

    RALF RANGNICK RALF RANGNICK

    E da parte mia non è mai stata detta mezza parola sul Milan, mai. Posso parlare di Maldini ex giocatore: è stato straordinario, una leggenda vera e propria. Ma non posso dire lo stesso da direttore sportivo: semplicemente, non lo conosco in questo ruolo. Da esterno ci si può chiedere se la proprietà è contenta dei risultati in rapporto al denaro investito negli ultimi anni. Io causa del divorzio tra Zvone e il Milan? Dovete chiedere a chi rappresenta il club».

     

    Ibra? Non punterei mai su uno di 38 anni

    zlatan ibrahimovic zlatan ibrahimovic

    «Se il Milan si era rivolto a me è perché, magari, cercava una svolta. Lavoro alla crescita, e i giovani imparano molto più in fretta. Non è nel mio stile insistere su giocatori di 38 anni, non perché non siano abbastanza bravi, e Ibra certamente lo è, ma perché preferisco creare valore, sviluppare il talento. Per me ha poco senso puntare su Ibra o Kjaer, ma è la mia idea, né giusta né sbagliata, semplicemente diversa».

    IL FALLO DI KJAER SU LLORENTE IN NAPOLI ATALANTA IL FALLO DI KJAER SU LLORENTE IN NAPOLI ATALANTA

     

    I primi contatti

    «I primi contatti erano avvenuti a fine ottobre, quando la squadra era in una situazione complicata: a tre punti dalla zona retrocessione. Sono proseguiti, ma senza nessun contratto: fino a tre settimane fa ero impegnato con la Red Bull. Poi la squadra è stata la migliore post lockdown. Cambiare non sarebbe stato saggio né rispettoso».

     

    Bravo Pioli (per ora)

    Gian Piero Gasperini fiorentina atalanta coppa italia 1 Gian Piero Gasperini fiorentina atalanta coppa italia 1

    «Pioli ha meritato la conferma, anche per la persona che è: l’ho apprezzato nelle interviste, sempre concentrato sugli obiettivi. Se poi è la scelta giusta nel medio e lungo termine è un’altra questione».

     

    Consiglio per il Milan: imita l’Atalanta (e Conte)

    «Il Milan deve porsi un obiettivo concreto, in questo caso la Champions. L’esempio è a 30 km di distanza da Milano: l’Atalanta ha un terzo del fatturato del Milan ma arriva davanti. Fanno investimenti intelligenti, hanno un settore giovanile tra i migliori d’Europa. Gasperini è bravissimo ma non è il solo. Cito subito anche Conte: calcio sofisticato, attivo e aggressivo».

     

    IBRAHIMOVIC E DILETTA LEOTTA IBRAHIMOVIC E DILETTA LEOTTA

    Sacchi e Zeman nel cuore

    Rangnick racconta poi di come ha trasformato il Lipsia puntando suoi giovani («E oggi il club vale 800 milioni»), del suo futuro («Dipende dal progetto. Negli ultimi 36 anni ho sempre avuto più successo quando potevo essere più di un semplice tecnico»), dei suoi maestri («Lobanowski, Zeman, Sacchi») e della soddisfazione maggiore: «Avere 8 dei 18 tecnici della Bundesliga che hanno lavorato con me».

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