RANIERI: “HO 65 ANNI, SONO SOLO AGLI INIZI”
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Francesco Persili per Dagospia
Lo diceva Picasso: «Ci vogliono molti anni per diventare giovani». Lo ribadisce Ranieri dopo aver ricevuto da Maradona il premio Fifa come miglior allenatore del 2016: «Ho 65 anni, inizio adesso. Mi sento giovane dentro». Mentre Cristiano Ronaldo, eletto miglior giocatore dell’anno, si diverte a punzecchiare Messi e gli altri campioni del Barcellona assenti («Mi dispiace che non siano qui oggi»), il discorso del Re dei mister scivola tra ringraziamenti di rito a famiglia, giocatori, tifosi e il gusto pieno di una stagione irripetibile: «Sono pazzo di felicità, in Inghilterra è successo qualcosa di incredibile.
RONALDO
Siamo partiti per salvarci e abbiamo vinto il titolo. Il dio del calcio ha deciso così», esulta il Walt Disney della panchina. Quella del Leicester campione è più di una «favola moderna» (copyright Maradona), è la storia di calcio che tutti abbiamo sempre sognato, l’outsider che sovverte ogni gerarchia e ribalta tutti i pronostici, il romanzo popolare che racconta un’avventura collettiva, la rivincita di un gruppo di uomini veri.
RANIERI MARADONA
Un bomber ex operaio che in passato ha avuto pure qualche guaio con la legge (Vardy), un algerino scappato in bici dalla Scozia (Mahrez), un giamaicano tatuatore “troppo ciccione e lento” per la Premier (Morgan), un motorino (Kantè) acquistato a 1,3 milioni di euro e rivenduto in estate al Chelsea a 38, un centrocampista mandato via dal Manchester United “perché difficile caratterialmente” (Drinkwater).
ranieri circondato dai tifosi del leicester
Sono loro gli uomini che hanno fatto l’impresa. Storie di scarti e di riscatto, di periferie del pallone che si sono prese per un anno il centro della scena grazie a un allenatore che solo due anni fa era stato licenziato dalla Federcalcio greca. Ha messo in mutande critici e scettici d’Oltremanica, il tecnico romano, ad iniziare dalla gloria nazionale Gary Lineker che quando il Leicester annunciò il suo ingaggio, lo accolse con stupore misto a scetticismo: “Ranieri, really?” Gli chiedevano una salvezza tranquilla, e invece Sir Claudio ha firmato la più grande impresa del calcio contemporaneo: Ranieri, really!
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“L’uomo che cammina a testa alta” è ora è lì a dire al mondo che a 65 anni ci si può sentire ancora con la stessa voglia di fare, imparare e scoprire di quando quando giocava a pallone all’oratorio di Testaccio. E’ con lo spirito del pischello che non smette di immaginare sfide impossibili che Ranieri quest’anno proverà a trascinare il Leicester il più avanti possibile in Champions League. Dilly ding, dilly dong. Provaci ancora, Sir Claudio.
RANIERI, LA VITA E' BELLA
ranieri sulla panchina della roma
Andrea Sorrentino per la Repubblica
Non è Sofia Loren che grida “Roberto!” annunciando l’Oscar a Benigni, ma qualcosa che ci si avvicina nella forma e nella sostanza, rianima l’orgoglio italiano, ci fa sentire ancora vivi e ben dentro il mondo del calcio che conta, vuol dire che siamo sempre lì, tra i migliori, anzi il migliore è proprio uno di noi.
tifosi leicester 1
Diego Armando Maradona viene introdotto sul palco di Zurigo da una presentatrice di un certo calibro come Eva Longoria, chiacchiera, ammette che allenare è difficilissimo («Fare il calciatore per me era naturale come dormire e camminare, da allenatore non sapevo più dormire né camminare»), infine apre la busta fatale, e pronuncia il nome di Claudio Ranieri: è lui allenatore dell’anno, il miglior tecnico del mondo per il 2016 secondo la Fifa, perché il miracolo del Leicester campione d’Inghilterra ha stupito il pianeta. Ben più del Portogallo campione d’Europa di Fernando Santos, l’altro candidato alla vittoria, ben più dell’altro pretendente Zinedine Zidane, le cui virtù taumaturgiche in panchina sono ancora tutte da dimostrare, perbacco, con quel Real è troppo facile. Si chiude così un meraviglioso cerchio di vita e di sport, con Maradona che premia Ranieri, visto che i due si sfiorarono tanti anni fa, senza incontrarsi.
RANIERI
Claudio da Testaccio, Claudio il terzino del Catanzaro e del Catania, Claudio dei campi polverosi sempre troppo distanti dai sacri recinti, Claudio che da allenatore arrivava sempre un attimo prima o un attimo dopo sulle panchine giuste. Claudio che non a caso prese il Napoli subito dopo l’era di Diego, e ricostruì e lavorò bene, ma l’Arcadia non era più al San Paolo e lui andò altrove, prima alla Fiorentina di Batigol appena retrocessa e portata fino a una semifinale di Coppa delle Coppe persa contro il Barça di Ronaldo.
abbraccio tra vardy e ranieri
Claudio che è il primo Magellano del calcio italiano perché se ne va ad allenare all’estero (vent’anni fa era un’utopia), va in Spagna poi anche in Inghilterra, ed è il primo allenatore di Abramovich prima dell’era Mourinho e intanto lancia Lampard, poi il ritorno in Italia, poi la Juventus un attimo prima che torni grande dopo Calciopoli, poi l’Inter un attimo dopo che è terminata la sua grandezza. Infine, dopo l’infelice panchina della nazionale greca, il miracolo di Leicester che riassume e racchiude tutta la sua carriera, una squadra il cui successo in campionato è dato 5.000/1 e invece lui la porta al trionfo, facendo stropicciare gli occhi al mondo.
RANIERI
Del resto è un allenatore italiano, cioè il meglio che ci sia in circolazione. Non a caso in Premier League ora domina Antonio Conte, in Bundesliga Carlo Ancelotti che ha già vinto in Inghilterra, Francia e Spagna, e nel campionato russo il campione d’inverno è lo Spartak di Massimo Carrera. Ma è soprattutto un cerchio che si chiude, Claudio Ranieri sul palco di Zurigo in mezzo agli ottimati del calcio mondiale, Cristiano Ronaldo miglior giocatore e la top 11 di giocatori del Real e del Barcellona (ma i catalani disertano la serata: il club è in polemica con la Fifa), più Neuer in porta [...]
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