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    BELOTTI FA I BOTTI - NON SOLO REAL E UNITED: ANCHE IL CHELSEA SULLE TRACCE DEL BOMBER DEL TORO - CAIRO: “LA CLAUSOLA DA 100 MILIONI VALE SOLO PER L’ESTERO. SE LUI VUOLE, LO TENGO” - IL TIRO DI SHEVA, LA FORZA DI GRAZIANI - VIDEO


     
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    Da gazzetta.it

     

    Andrea Belotti, fresco capocannoniere in solitaria della serie A, è uno dei giocatori più chiacchierati del momento. Mentre il presidente del Toro Urbano Cairo dichiara che se lo terrebbe volentieri, intorno al Gallo impazza già una vera asta di mercato.

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    Carlo Laudisa racconta gli ultimi retroscena sul giocatore nelle pagine della Gazzetta in edicola oggi: se tra il Real e il Manchester United la spuntasse il Chelsea? La clausola da 100 milioni di euro appare sempre più abbordabile, considerando le poderose disponibilità finanziarie dei grandi club ormai da mesi sulle sue tracce. Il capocannoniere della A, con i suoi 22 gol, piace anche per la sua immagine e la sua giovane età.

     

    2. IL BOMBER CHE VIENE DAL PASSATO

     

    Carlos Passerini per il Corriere della Sera

     

    Premessa: lui l' ha sempre detto chiaro e tondo, vorrebbe somigliare a Shevchenko, «il mio idolo da bambino», quando sul campo di terra dell' oratorio di Gorlago la nonna Maria gli regalava la mancetta o un salame - per fortuna più mancette che salami - ogni volta che la buttava dentro, quindi praticamente tutte le partite.

     

    Andrea come Andriy, Belotti come Sheva: sì, qualcosa c' è, «come la precisione nel tiro» secondo Rino Gattuso che fu suo allenatore al Palermo nel 2013. Domenica sera, una manciata di ore dopo la tripletta che ha portato il Gallo a quota 22 gol in 24 partite, a Sky l' ex mediano del Milan ha raccontato il loro primo incontro: «Gli dissi subito che in vita mia avevo visto solo Sheva calciare in porta così e prendere sempre lo specchio». Significativa anche la postilla: «Ha il veleno dentro».

     

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    Rabbia agonistica, abnegazione, lucidità ma anche abilità tecnica, senso della posizione, esplosività, tempismo, acrobazia, una riuscitissima macedonia di caratteristiche che sta facendo di lui il miglior centravanti italiano del momento: più che una considerazione, una presa d' atto. Ma se i 22 gol lasciano poco spazio alle discussioni, sui paragoni illustri ci si può divertire.

     

    Già, a chi somiglia il Gallo? Anche se il numero delle risposte è direttamente proporzionale a quello dei suoi gol, la replica più diffusa è «Graziani». Certo, la suggestione granata in questo senso un po' incide per forza, ma alcuni punti d' incontro sono evidenti. Dice Paolo Pulici, che col succitato formava la coppia del gol dello scudetto del 1976: «Ha qualche somiglianza con me ma più con Ciccio, per la sua predisposizione ad aiutare la squadra. È il classico bergamasco che non molla mai, lotta fino alla fine».

     

    Tesi accolta anche dallo stesso Graziani: «Sì, nel modo di giocare in effetti ci somigliamo, lui forse è più veloce e partecipa di più al gioco, ma il paragone ci sta». E tesi sostenuta rispettivamente anche dal suo allenatore («stessa generosità» spiegò al Corriere Sinisa Mihajlovic) e dal suo datore di lavoro, Urbano Cairo, il quale è tornato sulla vicenda della clausola da 100 milioni che inquieta i tifosi: «Andrea si trova benissimo e c' è un affetto incredibile, la clausola vale solo per l' estero, quindi vale solo se lui la vuole esercitare: io voglio investire».

     

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    Reggono anche i paragoni con Vieri («ha la stessa progressione e la capacità simile di calciare di destro e di sinistro», secondo Fabio Cannavaro; «ha fame e cattiveria uguali» per Di Natale), Chinaglia («alcune movenze sono sue, l' abilità di fare reparto da solo» dice Cesare Prandelli), il primo Vialli («stessi piedi» conferma Mondonico), Boninsegna («rivedo la mia stessa spietatezza negli ultimi 10 metri» sentenzia proprio Bonimba, che però intravede anche «un pizzico di Gigi Riva per la fisicità»). Per Di Biagio c' è però anche una spruzzata di Casiraghi, «per il sacrificio e il rapporto minuti-gol».

     

    Il c.t. dell' Under 21 è stato uno dei primi a credere in lui, il primo in assoluto però lo conoscono in pochi, si chiama Roberto Galletti e oggi fa l' osservatore per il Chievo: era il suo allenatore negli Allievi Nazionali dell' AlbinoLeffe quando la società lo voleva tagliare.

     

    «Non sapeva stoppare la palla, ho dovuto impormi per tenerlo - racconta -. La sua forza è un' altra, è la capacità di apprendere, di correggersi, di imparare da ogni errore. Ora sbaglia i rigori? Vedrete, diventerà fortissimo anche lì. E poi sarà Belotti, Belotti e basta».

     

     

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