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    "REALITI"? "PORTA IL MALE IN TV PER COMBATTERLO" – IL MAGISTRALE INTERVENTO DI FRECCERO DAVANTI AL CDA RAI IN DIFESA DEL PROGRAMMA DI ENRICO LUCCI - "DOBBIAMO DOMANDARCI PER QUANTI ANNI SI È PENSATO DI ESPELLERE QUELLO CHE NON APPARTIENE AL POLITICAMENTE CORRETTO, MA QUESTA ESCLUSIONE HA FATTO SÌ CHE IL MALE MITIZZASSE SE STESSO E DIVENTASSE SEDUCENTE, DIVERTENTE, MELODICO..."


     
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    Dal “Fatto quotidiano”

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    Pubblichiamo parte dell' intervento che ieri Carlo Freccero ha tenuto nel Cda Rai

     

    Gentilissimo Presidente, gentilissimi Consiglieri, vi trasmetto le mie riflessioni riguardo quanto accaduto durante la diretta di Realiti mercoledì 5 giugno u.s. Premetto che mi sono scusato pubblicamente, la frase imputata va condannata senza se e senza ma, ed è quello che è stato fatto da Lucci in diretta (). La questione è più complessa ed è parte integrante dell' idea del programma. () Realiti mette in scena l' Italia del selfie, il narcisismo dei poveri. Ha come mentore Enrico Lucci, un conduttore che cerca di raccontare il Paese profondo, senza mai assumere una visione moralista e sprezzante. L' obiettivo è di cogliere ed esprimere la dimensione nazional-popolare, una visione che traghettò la Rai dalla televisione pedagogica a quella generalista.

     

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    Lucci si muove nella scia dei grandi interpreti di questo passaggio () come Corrado (La Corrida), Tortora (Portobello), Funari (A bocca aperta). Tutti viviamo come se fossimo protagonisti di una puntata di un reality show. Per molti il mondo è diventato il set di Truman Show. Realiti è il primo programma che ha inconsapevoli concorrenti. I politici hanno abbandonato le dirette tradizionali sui canali tv ma si dedicano sempre più ai social network e così parlano direttamente al pubblico degli elettori. Lo stesso fanno cantanti e attori famosi, i cosiddetti vip. Ma al giorno d' oggi non sono i soli: anche le persone comuni sentono l' esigenza di "andare live". Tutti realizzano video e dirette social come se fossero delle celebrità.

     

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    Realiti è intervallato dai giornalisti che presentano i propri reportage, a cui segue il talk. I due troni girevoli sono occupati dai personaggi che rappresenteranno le "parti in causa". Attraverso di loro verrà polarizzata la discussione. Lucci accenderà e spegnerà il ritmo come un direttore d' orchestra che rende armoniche anche le dissonanze, stronca le stonature, bacchetta e interrompe anche con veemenza chi canta fuori dal coro se mette in discussione quello che ci rende una comunità civile. Ed è proprio questo che è accaduto. Il dispositivo ha funzionato, il programma ha fatto emergere uno dei tanti fenomeni della Rete, ha portato a galla l' ambiguità del gioco persona/personaggio, gli ammiccamenti alla criminalità che si nascondono sotto le maschere della produzione musicale.

     

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    Il cancro della mafia muta, ha fatto esplodere le sue origini virali grazie al libero accesso di produttori e fruitori alla Rete. La malattia attecchisce in un mondo fatto di non luoghi. Chi si occupa di comunicazione non può non capire e agire, bisogna alzare barriere etiche, ma si deve farlo utilizzando forme di comunicazione che ricreino luoghi di discussione e dibattito.

     

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    Dobbiamo domandarci per quanti anni si è pensato di respingere ed espellere quello che non appartiene al politicamente corretto, ma questa esclusione ha fatto sì che il peggio trasformasse la condanna indiscriminata, e senza confronto, in una condizione di forza, che il male mitizzasse se stesso e diventasse seducente, divertente, melodico. Non esistono più luoghi marginali, la cultura urbana ha fatto della periferia il centro della comunicazione mediale e la rimozione non ha prodotto altro che fenomeni qualitativamente e moralmente deleteri, ma quantitativamente esplosivi.

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    Come possiamo intervenire nel caos della Rete in cui proliferano fenomeni mostruosi e deleteri per la convivenza civile, per immaginare un futuro migliore per la società. Con Realiti vogliamo dare un piccolo contributo.

    Vogliamo riportare all' interno del circuito della comunicazione quello che prolifera fuori per conoscerlo, confrontarci e, quando è il caso, come è accaduto nella prima puntata del programma, metterlo in discussione, combatterlo, denigrarlo. E per farlo serve coraggio.

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