Giuseppe Liturri per “la Verità”
roberto gualtieri
Con la presentazione delle linee guida nella riunione del Ciae a Palazzo Chigi, ieri ha cominciato ad assumere una maggior nitidezza il Piano nazionale di ripresa e resilienza (Rrf), con i suoi ambiziosi obiettivi economico-sociali di lungo termine, tra cui spicca il raddoppio del tasso di crescita dell'economia italiana dallo 0,8% dell'ultimo decennio al 1,6% della media Ue.
conte rutte merkel ursula
Sette le macro missioni attraverso cui conseguire tali obiettivi: digitalizzazione e innovazione; rivoluzione verde e transizione ecologica; infrastrutture per la mobilità; istruzione e formazione; equità, inclusione sociale e territoriale; salute. Per ciascuna, viene elencato un gruppo di sotto obiettivi accompagnati da riforme in sei aree: investimenti pubblici, pubblica amministrazione, ricerca e sviluppo, fisco, giustizia e lavoro. Il tutto sotto la guida delle raccomandazioni specifiche per il nostro Paese, emesse dal Consiglio nel 2019 e nel 2020.
giuseppe conte e ursula von der leyen a bruxelles 1
Due i rilievi da fare subito: da un lato, si tratta del solito libro dei sogni (molti dei quali condivisibili nel merito, ma chi non ama sognare?) che gira sul disco fisso dei pc del Mef da qualche anno e che va sotto il nome di Programma nazionale di riforma. Ad aprile di ogni anno, con la presentazione del Def, gli viene data una rinfrescata, ripubblicato, ma si stenta ad apprezzarne l'impatto concreto sull'assetto economico e sociale del Paese.
Dall'altro, è difficile comprendere come sia possibile affidare a un piano di così lunga gittata il ruolo di stimolo decisivo per recuperare nel 2021 un calo congiunturale del Pil 2020 che potrebbe superare, nonostante l'ottimismo del ministro Roberto Gualtieri, il 10%.
Conte Ursula Stati Generali
Considerato che, se andasse tutto bene, potremmo vedere qualche miliardo del Rrf nel secondo semestre '21, resta da capire a cosa ci si affidi l'anno prossimo per rilanciare il Paese. Nel dettaglio, il piano fonda su premesse contestabili nel merito. Esso trascura il fatto che se l'Italia cresce regolarmente meno degli altri da circa 20 anni, non è per una congiuntura astrale, ma perché, come attestato dai dati, è venuta meno una componente fondamentale della domanda aggregata e quindi del Pil: i consumi e gli investimenti della pubblica amministrazione.
La forbice di crescita con Francia e Germania è descritta dalla differenza in queste voci. E ciò in ossequio alle prescrizioni che giungevano da Bruxelles, con le raccomandazioni Paese, e da Francoforte, con la lettera a firma Draghi-Trichet dell'agosto 2011, documenti ampiamente sovrapponibili.
ROBERTO GUALTIERI GIUSEPPE CONTE
Restano dubbi sulla natura di riforme pro-crescita di alcune misure che, applicate pedissequamente dal 2012, hanno innescato quel calo della natalità che ora si intende contrastare. Così come esistono dubbi su tutta questa enfasi su innovazione e digitalizzazione, che nessuna comparazione mostra essere alla base del declino negli ultimi 20 anni. Ammesso e non concesso che scontiamo un gap di arretratezza rispetto agli altri Paesi, tale distanza c'è sempre stata.
Molti dei dubbi sulle idee del governo hanno trovato conferma ieri nell'intervista di Gualtieri al Foglio. Il ministro, a proposito del Rrf, evidenzia che «non faremo una somma di singoli microprogetti, che disperdano queste risorse in mille rivoli, ma cercheremo di concentrarli in alcuni grandi progetti».
roberto gualtieri
Purtroppo per lui è esattamente l'errore che hanno compiuto con i tre decreti per un maggior deficit complessivo di 100 miliardi. Un diluvio di microinterventi, diluiti in un oceano normativo (il solo decreto Rilancio contava 266 articoli!). Quando rimarca che «c'è un aspetto importante e positivo nel modo in cui funziona questo Recovery fund: cioè i soldi saranno anticipati dai singoli Paesi e se l'obiettivo non è stato raggiunto i fondi europei non arrivano.
E io penso che tutto il Paese nei prossimi mesi sarà lì a dire: mi raccomando, bisogna rispettare la scadenza», abbiamo l'impressione che segni un clamoroso autogol. Conferma che il sostegno finanziario dell'Ue arriverà molto tardi ed esporrà il nostro Paese a un ricatto perenne da parte della Commissione.
ursula von der leyen incontra giuseppe conte a palazzo chigi 3
Basti pensare a quei tre mesi di «discussione esaustiva» a livello di Consiglio prima di sbloccare i pagamenti, qualora anche solo uno Stato membro abbia perplessità sul rispetto delle condizioni da parte dello Stato beneficiario.
Sorvoliamo sullo «spazio fiscale» che si genererà per effetto delle riforme e sull'asserita assenza di progressività della flat tax - quando ci sono montagne di studi che spiegano come si può ottenerla - e rileviamo l'enfasi su «l'Unione europea emetterà 750 miliardi più i miliardi Sure, dunque mille miliardi di Eurobond che saranno utilizzati per finanziare spese comuni [] In questo senso, potremo forse rendere strutturale questa nuova modalità di funzionamento dell'Unione europea, non limitando il tutto agli effetti della pandemia. È questo il sogno».
ROBERTO GUALTIERI
Peccato rischi di restare tale, perché, come scritto nelle stesse linee guida, «i prestiti contribuiranno all'indebitamento netto e all'accumulo di debito lordo. Il principale beneficio deriverà dal minor tasso pagato sui prestiti» e la parola «straordinario» ricorre ben 11 volte nella bozza di regolamento che disciplinerà questo strumento. Sarà debito da restituire. E domani, all'Eurogruppo, sotto la vigilanza occhiuta di Valdis Dombrovskis, si torna a parlare di riforma del Mes. Potrebbe essere un incubo, anziché un sogno.