red ronnie
“Sono molto felice per la proposta della Lega. Sono anni che mi batto perché venga applicata in Italia la stessa legge francese che impone il 50 per cento di canzoni italiane alla radio. Si tratta di difendere la cultura nazionale, e lanciare gli emergenti”. Lo dice Red Ronnie a La Zanzara su Radio 24. “In Francia – dice Red Ronnie – le canzone francesi hanno spazio e i giovani riescono ad avere spazio. Oggi il primo stronzo che arriva dall’estero va in radio imposto dalle multinazionali mentre tanti cantanti italiani oggi non hanno un minimo spazio. Le radio di oggi hanno una playlist di 100 canzoni e basta”. Ma come si fa a imporre la musica?:
mogol lucio battisti
“E’ il momento di regolamentare. Si tratta di privilegiare la cultura italiana che viene asfaltata da tutte le radio. Incontro tanti talenti italiani che faccio esibire, artisti bravissimi che vengono ingaggiati dalle case discografiche per fare un singolo e poi lo mandano a stendere perché arriva un altro ragazzino. Auspico questa legge da una vita”. Sei dalla parte dei pastori sardi?: “Non bevo latte ma sono dalla parte loro. Non voglio costringere gli allevatori a cambiare come dice la Martani. Sono un animalista che rispetta le persone, io non bevo letto ma non voglio costringere chi lo fa a non berlo. Poi sono diventato vegetariano e vegano, non bevo latte dal 1990, sono convinto che fa male, e guarda caso da quel momento non ho più avuto un’influenza. Dal ’90 non prendo l’influenza, potete non crederci ma è così. Il latte è essenziale per lo svezzamento. La madre deve dare il latte materno, dopo non serve più”. “Un po’ è vero – dice Red Ronnie – che chi mangia carne ha un odore diverso. Come chi fuma. Per me chi mangia carne e suda ha un brutto odore. Il loro sudore è un brutto odore. Noi abbiamo un intestino sette volte di lunghezza la nostra altezza. La carne va in fermentazione per due giorni e mezzo prima di espellere. Voi carnivori dentro avete carne in putrefazione. Un amico chirurgo mi ha detto: ecco perché quando apro gli intestini ai vegani non puzzano”. Sei a favore della legalizzazione della droga leggera?: “No. Me ne sono fatte due nel ’73 e basta. Fosse per me proibirei anche l’alcol. Secondo voi fa bene? Tutte le cose nocive andrebbero proibite. Io ho detto no a un sacco di soldi di un’azienda che vende prodotti alcolici. Se legalizzi la canna le togli fascino. Non è più interessante, dunque aumenta il consumo delle altre. La gente vuole il proibito”.
red ronnie
MOGOL E CARLETTI
FRANCO GIUBILEI per la Stampa
Ben venga la quota protetta di un brano italiano su tre sulle radio nostrane, come da proposta di legge del leghista Alessandro Morelli, perché serve a proteggere il made in Italy. A sostenerlo sono due grandi vecchi della nostra canzone popolare: Giulio Rapetti in arte Mogol, autore di un numero sconfinato di testi di successo nonché presidente Siae, e Beppe Carletti, leader della band italiana più longeva in assoluto, i Nomadi.
carletti nomadi
«Ritengo quella proposta una cosa positiva perché concede spazio alla nostra cultura – argomenta Mogol -. Mi pare una cosa assennata, e poi la aspettiamo da anni una legge sulla musica. Penso anche che un provvedimento del genere vada incoraggiato anche con altre iniziative, come i limiti che andrebbero imposti al numero dei brani prodotti dalle radio, in modo che non diventi un trust».
A chi parla di matrice sovranista della soluzione del 30%, Mogol risponde con una battuta: «Allora la quota francese del 50% cos’è, nazista? Vediamo negli Stati Uniti quanto passa la musica straniera, saremo al 2-3%». Le misure di protezione semmai andrebbero estese ai diritti d’autore sulle grandi piattaforme digitali internazionali: «Spero che nel nostro Paese non si accetti che realtà come Google non paghino. Siamo tutti depredati, mentre è giusto che musica e parole siano tutelate anche su internet. La libertà di approfittarsi degli altri non è libertà».
RED RONNIE
Anche Beppe Carletti è netto nel suo giudizio: «Magari venisse approvata una legge del genere, in Francia c’è già da un po’. Fra l’altro questi network, le radio, prendono soldi anche in qualità di editori». All’estero, dice il tastierista dei Nomadi, ci stanno ben più attenti di noi: «Nei paesi di lingua spagnola quasi tutte le canzoni che si sentono sono in spagnolo, e poi il 30% non mi sembra una quota eccessiva. A me dispiace sentire così poca musica melodica italiana sulle radio di casa nostra, noi che ne siamo gli artefici. Giusto dunque proteggere il prodotto italiano anche per le canzoni, così come si fa per il cibo e per gli altri beni tipici del nostro Paese. La canzone va tutelata come tutto il Made in Italy»
MOGOL mogol lucio battisti