Da corriere.it
PIETRO MASO
Pietro Maso, che nel 1991 a Montecchia di Crosara (Verona) uccise i genitori a colpi di spranga, ha ricevuto il reddito di cittadinanza, il sussidio riservato dallo Stato a chi guadagna meno di 9.360 euro l'anno. La notizia è stata pubblicata dal settimanale Oggi, in edicola da giovedì (domani, ndr).
La lista in cui compare Maso, spiega una fonte al settimanale, risale alla fine del 2019: oggi, il sussidio potrebbe essere sospeso. Ma fino a qualche mese fa Maso percepiva l'assegno.
Secondo il suo legale Marco De Giorgio, il sussidio, se concesso in passato, potrebbe essergli stato sospeso per la gravità della sua vicenda giudiziaria. De Giorgio si limita a sottolineare però che, perché sia perseguito penalmente, si dovrebbe dimostrare la mala fede del suo assistito che, invece, potrebbe non essere stato a conoscenza delle limitazioni alla concessione del reddito (che solo dopo, con controlli a campione, potrebbe aver saputo che non gli spettava).
Cosa dice la Legge
PIETRO MASO
Secondo il Codice penale, gli unici condannati che non possono godere di «pensioni, assegni e stipendi a carico dello Stato» sono — infatti — quelli che hanno precedenti penali per reati legati alla criminalità organizzata, al terrorismo o per truffa ai danni dello Stato, e Maso non rientra in nessuna di queste categorie. Eppure questo non varrebbe per una condanna emessa oltre dieci anni prima, come nel suo caso. A causa della gravità del reato è, però, interdetto dai pubblici uffici («in perpetuo», come conferma il suo avvocato Marco De Giorgio).
L'omicidio dei genitori
PIETRO MASO
Aiutato da tre amici, il 17 aprile 1991, Maso uccise entrambi i suoi genitori, Antonio Maso e Mariarosa Tessari. L’obiettivo era quello di appropriarsi della sua parte di eredità. Venne arrestato il 19 aprile 1991 e poi condannato a trent’anni di carcere, con il riconoscimento della seminfermità mentale al momento del fatto. Dopo averne trascorsi 22 da detenuto, è stato rimesso in libertà nel 2013.
I precedenti
A far discutere nei mesi scorsi era stato anche il caso di Raimondo Etro, ex brigatista rosso condannato nel 1999 a 20 anni e 6 mesi di carcere per la strage di via Fani, il rapimento di Aldo Moro e l'uccisione del giudice Palma. Anche lui aveva fatto richiesta per ottenere il reddito di cittadinanza, poi revocato dall'Inps.
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