Questi sono i delinquenti nel momento in cui assaltano la sede della #Cgil.
Chi ha dato copertura ideologica, filosofica, morale e politica a questa follia no green pass in buona fede, sappia che dopo oggi la presunzione di buona fede non vale più. pic.twitter.com/xtkqqR106i
— Tommaso Labate (@Tommasolabate) October 9, 2021
Da corriere.it
Nel corso della notte tra sabato e domenica la Polizia ha arrestato 12 persone coinvolte negli scontri di ieri a Roma, fra le quali i due leader di Forza Nuova Roberto Fiore e Giuliano Castellino.
SCONTRI A ROMA
Estratto dell'articolo di PAOLO BERIZZI per LA Repubblica
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ROMA MANIFESTAZIONE NO VAX SCONTRI CASTELLINO
Confluiti a Roma, entravano in piazza quelli che in teoria dovrebbero essere i più tranquilli e che già in altre occasioni non lo sono stati per niente: i ristoratori di "Io apro", quelli del "Jack Angeli" italiano, al secolo Hermes Ferrari, da Scandiano. Una piazza marchiata dall'estrema destra, sì, ma che schiumava feroce rabbia No Green Pass in declinazioni diverse.
L'ultradestra di Forza Nuova, CasaPound, Veneto Fronte Skinhead, Area, l'ha monopolizzata e l'ha aizzata (foto e filmati mostrano chiaramente i leader di Forza Nuova Roberto Fiore e Giuliano Castellino alla testa di quei manifestanti che si sono staccati dal corteo per dare l'assalto alla sede della Cgil).
ROMA SCONTRI FIORE CASTELLINO
E lo ha fatto con un obiettivo preciso: strumentalizzare la rabbia sociale e infilarsi nel varco della confusione post elettorale che regna nel centrodestra a una settimana dalla data cruciale del 15 ottobre, quando il Green Pass sarà obbligatorio. Da qui, la mobilitazione inattesa e violenta che ha colto di sorpresa la polizia. Perché 10mila, adesso, non se li aspettava nessuno: men che meno gli organizzatori.
Ma torniamo alla piazza. Ecco l'avvocato Carlo Taormina in sintonia con Castellino, sorvegliato speciale e pluri-daspato, eppure lì ad arringare la folla contro il «nuovo ordine mondiale», la «tirannia tecno-sanitaria ». Giù addosso a Draghi, Zaia, la Cgil. Ecco il messaggio fatto pervenire da monsignor Carlo Maria Viganò, sostenitore della teoria del Great Reset che avrebbe lo scopo a di ridurre l'umanità in una sorta di dittatura sanitaria. «La pandemia è stata causata da Dio per punire peccati individuali e sociali», è la tesi del filo-lefebvriano Viganò. Applausi. Poi il coro: «Libertà! Libertà!».
ROMA SCONTRI ASSALTO ALLA SEDE CGIL
E il ringhio: «Assassini! Assassini!".
In un'adunata che per loro è diventata da mesi una specie di "sabato fascista" sono rispuntati vecchi arnesi del neofascismo romano: Giuseppe Meloni, detto Pinuccio la Rana, ex capo dei Boys della curva sud romanista ed ex consigliere di municipalità dell'Msi: fu tra i protagonisti, nel '94, della guerriglia allo stadio di Brescia culminata con l'accoltellamento del vicequestore Giovanni Selmin. La Rana aspetta che risuonino le note di Mameli e tende braccio e mano destra verso la folla. Ad applaudire si è rivisto Andrea Insabato, ex Terza Posizione, già vicino a Forza Nuova e Militia Christi, condannato in primo grado a 12 anni per il maldestro attentato alla redazione del Manifesto (22 dicembre 2000): oggi è attivo sui social col nickname "Andrea Rinascita".
ROMA NO VAX SCONTRI CON POLIZIA 5
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«Stasera ci prendiamo Roma». È il grido di Castellino prima che i manifestanti si dirigano verso Palazzo Chigi. In testa al corteo gli stessi che a maggio hanno sfilato a Ponte Milvio con le magliette "fascismo secolo XXI". Allora erano un centinaio o poco più. A questo giro sono riusciti a tirare su diecimila persone.
MASSIMA ALLERTA DEL VIMINALE
Giovanni Bianconi per corriere.it
ROMA SCONTRI MANIFESTAZIONE NO VAX
La piazza che sfugge di mano e mette a soqquadro un pezzo di città è un segnale di doppio allarme: per la sottovalutazione di ciò che sarebbe potuto accadere e per quello che potrebbe succedere nei prossimi giorni e settimane. L’accerchiamento a palazzo Chigi dopo gli attacchi in altre parti di Roma, a cominciare dall’assalto squadrista alla Cgil, ha forse colto di sorpresa l’apparato della prevenzione e della sicurezza. Preparato a una manifestazione sulla falsariga delle precedenti, con qualche tensione ma senza degenerazioni. Invece è andata diversamente, anche se la giornata s’è conclusa senza bilanci troppo pesanti.
Tuttavia resta l’immagine dei blindati che vacillano sotto la pressione dei manifestanti, che fa il paio con il furgone piazzato davanti al portone della sede del governo, come un ultimo sbarramento preventivo. Di qui la grande attenzione del ministero dell’Interno e della presidenza del Consiglio per la possibile escalation delle proteste, di cui gli episodi di ieri sono una spia. Soprattutto in un clima di tensione in vista della scadenza del 15 ottobre, quando scatterà l’obbligo del Green pass per tutti i lavoratori, e in un clima elettorale che potrebbe non limitarsi ai ballottaggi in programma domenica prossima.
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Ecco perché sul turbolento sabato pomeriggio romano sono già in corso, nei palazzi della sicurezza, analisi e considerazioni per individuare strategie e interventi più adeguati rispetto a quanto programmato. Soprattutto sul piano della prevenzione, per evitare che situazioni simili possano ripetersi e degenerare in maniera più grave. Decisioni da prendere sulla scia dell’atteggiamento ribadito dal governo: garantire il diritto al dissenso, ma senza aggressioni e intimidazioni, nella consapevolezza che sulla campagna di vaccinazione non ci saranno retromarce.
Conciliare tutto questo con una piazza in subbuglio non è semplice, come s’è visto ieri. Dopo il raduno in piazza del Popolo — che ha visto una presenza più massiccia del previsto, decisa ma apparentemente pacifica — i dimostranti si sono sparpagliati dando vita ai primi incidenti. Innescati dai «professionisti dello scontro»: quelli che agiscono incappucciati e ben conosciuti, radunati intorno a gruppi come il movimento di ultradestra Forza nuova e ad alcuni noti capipopolo.
ROMA SCONTRI ASSALTO ALLA SEDE CGIL
Ma accanto a queste abituali presenze, è comparso qualcosa di diverso. In strada, pronte a fronteggiare i celerini in tenuta antisommossa, c’erano persone a viso scoperto, uomini e donne non più giovani che gridavano esasperati, immobili e quasi indifferenti al getto degli idranti. Presenze quasi «spiazzanti» per chi deve resistere e se del caso caricare. Per di più in un pomeriggio prefestivo dal clima primaverile, con tanta altra gente che occupava il centro di Roma per passeggiare e fare acquisti.
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Un anno fa, quando si annunciavano nuove chiusure per la seconda ondata della pandemia, la protesta dei commercianti venne infiltrata da estremisti politici e gruppi di ultras che volevano sfruttare l’occasione per tornare a menare le mani e mettere in difficoltà le forze dell’ordine. Stavolta non sembra così. A sostegno, o a rimorchio, di chi potrebbe fomentare e strumentalizzare i disordini c’è una parte di popolazione — minoritaria, ma capace di cambiare volto ai raduni — decisa a non arrendersi alle decisioni del governo. Persone che hanno poco o niente a che fare con le frange violente conosciute, ma che evidentemente sono pronte alla sfida. Anche se può degenerare.
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Lo scorso fine settimana, a Milano, un altro raduno no vax è finito con scontri tra dimostranti e forze dei polizia. Cinque persone sono state arrestate e denunciate per resistenza aggravata a pubblico ufficiale, e nessuno di loro era conosciuto per militanza politica o precedenti analoghi.
Sono le «nuove leve» dei possibili tumulti, che destano preoccupazione perché possono ingrossare le file della protesta in maniera imprevedibile e incontrollata sul piani dell’ordine pubblico. L’attenzione del Viminale e di palazzo Chigi deriva proprio da questo. Anche perché una scintilla, se anche non accende fuochi o incendi, può provocarne altre. E le occasioni future non mancano: dallo sciopero di lunedì proclamato dai sindacati di base, con relativa manifestazione a Roma, al vertice dei capi di Stato e di governo del G20, il 30 e 31 ottobre. Passando per altri «sabato pomeriggio».
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