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    REGOLIAMO I CONTI CON LE AGUZZINE DEL #METOO - CONDANNATA PER DIFFAMAZIONE SANDRA MULLER, LA GIORNALISTA FRANCESE CHE FECE PARTIRE SU TWITTER LA CAMPAGNA “DENUNCIA IL PORCO”, ATTACCANDO ERIC BRION, EX CAPO DEL CANALE TV “EQUIDIA” - SOSTENEVA DI ESSERE STATA MOLESTATA SUL LAVORO MA PER I GIUDICI LE COSE NON SONO ANDATE COSI’ - LA DONNA, CHE LO AVEVA SPUTTANATO RIPORTANDO IL CONTENUTO DI UN MESSAGGIO ("HAI LE TETTE GROSSE. TI FARO' GODERE..."), CONDANNATA A PAGARE UN RISARCIMENTO DI 15 MILA EURO…


     
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    Stefano Montefiori per il “Corriere della sera”

     

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    Il tribunale ha condannato Sandra Muller per diffamazione stabilendo un risarcimento di 15 mila euro (più 5.000 di spese legali) per l'uomo che lei trattò da molestatore nei social media. È una sentenza che fa molto discutere perché riguarda la donna che due anni fa diede vita su Twitter alla campagna #balancetonporc (denuncia il porco) per denunciare le molestie facendo il nome del responsabile.

     

    Cominciò lei stessa con un tweet il 13 ottobre 2017: «"Hai grandi seni. Sei il mio tipo. Ti farò godere tutta la notte". Eric Brion, ex capo di Equidia (un canale tv, ndr )». Nei giorni e mesi successivi seguirono migliaia di tweet di altre donne pronte a raccontare molestie e comportamenti inappropriati e a denunciare i loro autori, un fenomeno francese che accompagnò il movimento #MeToo nel mondo anglosassone e che portò Sandra Muller sulla copertina di Time tra le «personalità dell'anno».

     

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    I fatti risalgono a una serata a Cannes nel 2012, in occasione del Mercato internazionale dei programmi di televisione. Brion è il capo del canale Equidia, Muller una giornalista della testata specializzata Lettre de l'audiovisuel. I due si sono già incrociati ma quella sera, dopo qualche bicchiere, Brion abborda Muller e pronuncia quelle frasi, anche dopo il rifiuto della donna. Tra Brion e Muller non c'è una relazione di lavoro diretta ma frequentano lo stesso ambiente.

     

    «Sono stato pesante, ho agito male, mi sono scusato il giorno dopo e poi ancora, pubblicamente», ha riconosciuto Brion. Ma il tweet della donna anni dopo è stato ritwittato oltre duemila volte e Brion ha lamentato di avere avuto la vita distrutta e di essere caduto in depressione.

     

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    Il tribunale ha ravvisato diffamazione perché «non si trattava di molestie sul lavoro» come dichiarato da Muller, e perché le frasi non erano «gravi e ripetute». Le associazioni femministe stanno manifestando solidarietà a Muller, che presenterà appello. «Il messaggio inviato alle donne non è positivo - dice il suo avvocato, Francis Spizner -. In pratica si consiglia loro di tacere, altrimenti verranno asfissiate dal punto di vista finanziario».

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