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    "L’AIKIDO PUÒ AIUTARE LE PERSONE A SUPERARE DIFFICOLTÀ ANCHE MOLTO COMPLESSE" - RENATA CARLON, 84ENNE VENEZIANA, È L'UNICA DONNA OTTAVO DAN DI AIKIDO IN EUROPA, DIVENTANDO UN GURU NELLA DISCIPLINA: "È UN AMBIENTE MASCHILISTA MA LE DONNE POSSONO FARE TUTTO. SONO GLI UOMINI AD ESSERE LIMITATI. NON BISOGNA COPIARE O EMULARLI. SE C’È UNA COSA CHE INSEGNA L’AIKIDO È CHE NON…"


     
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    renata carlon renata carlon

    Ilenia Litturi per www.corriere.it

     

    L’unica donna europea ottavo Dan Shihan di aikido è veneziana. Si chiama Renata Carlon e ha 84 anni. Il perché del riconoscimento lo si legge nella motivazione «visto l’enorme impegno profuso nello sviluppo del Ki Aikido in Italia e all’estero e visto l’esempio di vita mostrato sul tappeto e nella vita di tutti i giorni viene riconosciuto il livello di Aichidan». È una figura mitica nell’ambiente, una guru nella disciplina, allieva del Maestro giapponese Koichi Tohei che fondò il metodo «shin shin toitsu aikido», letteralmente «aikido con mente e corpo», un connubio tra arte marziale, ricerca del principio Ki e l’applicazione delle tecniche alla vita quotidiana.

     

    Koichi Tohei Koichi Tohei

    Renata è profonda, modesta, solare, in piena sintonia con ciò che la circonda. È un’attenta osservatrice e non le sfugge nulla, «Cerco umanità quando esco - confessa - ma vedo solo persone». Gli occhi le brillano mentre si racconta. «La vita - dice - è una continua ricerca condita di curiosità. Ogni decisione che prendiamo ne delinea la qualità e io decido ogni mossa. L’Aikido è molto più di un’arte marziale, è vita».

     

    Nella palestra che aveva aperto a Mestre con il marito Wassily Grandi sono passati negli ultimi decenni i più grandi maestri della disciplina, da Tada Sensei a Kawamukai Sensei e Nocquet Sensei, per citarne solo alcuni. Dopo aver girato mezzo mondo, dal Giappone alla Francia spiega cosa fa la differenza, «La passione è la chiave di tutto. Senza passione non si arriva alla bellezza della tecnica. La passione è un dare reciproco e io ho lavorato per le donne e confido in loro perché hanno una marcia in più».

     

    renata carlon renata carlon

    Il riconoscimento è solo l’ultima soddisfazione di una vita dedicata all’aikido. Che effetto le fanno le parole scritte nella motivazione?

    «Il riconoscimento è arrivato dopo la morte del mio maestro perché tutti i miei colleghi e i praticanti mi hanno scelta (Sorride e mentre lo fa socchiude gli occhi, ndr) . Non ho praticato gli insegnamenti di Ki aikido solo in palestra, ma anche nella vita. Ho lavorato sodo nonostante la famiglia numerosa. Il segreto sta nell’organizzazione. Ho cercato di trasmettere e comunicare a tutti la passione, perché è l’unico modo per arrivare alla bellezza della tecnica. La passione è un dare reciproco».

     

    Come si diventa quello che è diventata lei?

    «Ho fatto tanti sacrifici, ma posso dire riguardando indietro che nel momento in cui percorrevo la mia strada, lo facevo e basta. Era la mia passione, mi veniva naturale. Se fai quello che ami, tutto diventa piacevole anche se sei stanca perché alla fine sei contenta»

     

    renata carlon renata carlon

    Ma l’aikido è una disciplina o un’arte che va oltre?

    «L’aikido non è una semplice disciplina, ma molto di più. Può aiutare le persone a superare difficoltà anche molto complesse. Ho lavorato tanto per le donne, soprattutto per quelle operate al seno, per dare loro risposte sul dolore e una visione diversa sulla vita. L’aikido è anche questo»

     

    Com’è nata la sua passione per questa disciplina?

    «Grazie a mio marito Wassily Grandi che era una maestro di judo. Aveva imparato la disciplina a Roma, finché faceva il militare. Poi quando è tornato a Mestre ha deciso di aprire una palestra»

     

    Ricorda la sua prima lezione?

    «Sono passati tanti anni ma ricordo quello che ho provato, che è lo stesso che provo anche adesso. Mi chiamano dappertutto anche adesso ma come faccio? Chiedono anche solo la mia presenza nel tatami. Ho insegnato fino a due anni fa, poi è arrivata la pandemia»

     

    aikido aikido

    Cosa consiglia a chi pratica o a chi vuole avvicinarsi all’aikido?

    «È una strada lunga e in salita. Non basta una vita per imparare. Non basta avere l’attitudine ma serve la passione, così scatta l’armonia. Poi ho fatto anche tante altre discipline come la meditazione ad esempio»

     

    A chi pensa che l’aikido non sia una disciplina adatta alle donne, cosa risponde?

    «È un ambiente maschilista ma le donne possono fare tutto. Ho lavorato tanto per questo. Sono gli uomini ad essere limitati. L’importante è mantenere sempre la propria femminilità, non bisogna copiare o emulare gli uomini. La donna fa la donna. Abbiamo capacità che non mettiamo in pratica e gli uomini li possiamo superare quando vogliamo perché abbiamo doni come la creatività o la sensibilità. Abbiamo più idee e potrei continuare»

     

    aikido aikido

    Ma è vero che i tanti sacrifici fatti in vita diventano parte integrante dell’aikido?

    «Certo, la mia stessa vita ne è un esempio. Guai se la creatività di una donna non viene alimentata continuamente perché se c’è una cosa che insegna l’aikido è che non si può vivere di rendita. Quando guardo chi si adatta, chi entra in un circolo vizioso poi inevitabilmente incappa in malinconia e depressione. La vita è la continua meraviglia di esistere per questo non bisogna mai fermarsi e andare sempre avanti»

     

    Qual è la cosa di cui va più fiera?

    aikido aikido

    «Di avere quattro figli e di avercela fatta perché ho iniziato ripromettendomi di non essere la solita mamma rompiscatole, volevo essere diversa. I miei figli li ho coinvolti e non ho mai avuto problemi con loro. L’aikido lo praticavamo con le idee e così anch’io sono cresciuta assieme a loro. Poi ognuno ha seguito la propria strada».

    aikido aikido

     

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