Wanda Marra per “Il Fatto Quotidiano”
renzi e vespa
Mancano pochi minuti alla fine del Tg 1 ed ecco che irrompe il collegamento. Musica di “Via col vento” in sottofondo, appare lo studio di “Porta a Porta”. Abito blu e cravatta rossa, Matteo Renzi, in piedi. Accanto a lui Bruno Vespa, anche lui in piedi. Il premier chiarisce subito lo “spirito” della sua presenza: “Siamo andati in Europa, abbiamo detto le nostre cose. Ma il tempo in cui andavamo a farci fare le lezioncine è finito. Anche basta”. Per dare la sua versione dei fatti sull’apertura di “’sto semestre”, Renzi ha fatto addirittura riaprire il salotto di Vespa.
Pre-meditando l’auto spottone, Matteo salta pure la conferenza stampa rituale a Strasburgo. E unisce l’utile al dilettevole: dove l’utile è la possibilità di fare un comizio tv, il dilettevole è evitare di rispondere alle domande dei giornalisti europei.
L’apertura del semestre però è stata tuttaltro che trionfale: ma Renzi non si perde d’animo. Porta avanti la sua filosofia: “Se facciamo l’Italia, questo paese lo portiamo fuori dalla crisi. Io sono molto tranquillo”. Perché “questi (i rigoristi europei, ndr) stanno facendo gli splendidi”.
BERLUSCONI NEL CLUB FORZA SILVIO DI MILANO
Poi, il leit motiv preferito: “Era dal 1958 che nessuno prendeva tutti questi voti”. Vespa ascolta, intercala. Ogni tanto prova a fare più che qualche domanda qualche obiezione. Per esempio sulla casa. “Lei deve essere chiaro sull’Imu, sulla Tasi. Perché tassare le case agli italiani sarebbe come tassare la birra o i wurstel ai tedeschi”, dice, pensando evidentemente alla sua villa a Ponza.
GRILLO MAALOX
Renzi prende tempo. Scherza: “Avrei qualcosa da ridire sul paragone”. Però, “non sono in condizione di prendere l’impegno sulla casa”. Divaga: “Posso farlo sulla dichiarazione dei redditi precompilata, sulla semplificazione...”. E con la stessa abilità si rifiuta di prendere in considerazione la velata critica sul fatto che sulla giustizia più che di riforma si è trattato di pochi appunti.
Ma il comizio entra nel vivo quando si parla della riforma del Senato. Perché al momento Renzi sa che si tratta dell’unico vero biglietto da visita che può offrire all’Europa. E infatti l’ordine di scuderia alla Commissione Affari costituzionali di Palazzo Madama è stato chiaro: votare tutto il più presto possibile. Non cambiare nulla, nodi rimandato all’Aula (come si affretta a promettere la Boschi sull’immunità). E infatti, i lavori si sono velocizzati. Questo è l’accordo con Berlusconi. Che però va registrato.
MARIA ELENA BOSCHI
Annuncia Renzi a Vespa: “Domani (oggi, ndr.) è il giorno in cui dovremmo incontrarci sia con Forza Italia che con i Cinque Stelle”. Poi chiarisce di nuovo l’ordine di priorità e di importanza, che non è cambiato. Vince il patto del Nazareno. Tant’è vero che il vicesegretario, Guerini quasi in contemporanea al premier dà la linea, quella ufficiale: “Incontreremo i Cinque Stelle solo se rispondono ai dieci punti”. La porta è aperta, ma decisamente secondaria.
Ecco Renzi: “Berlusconi ha mantenuto tutti gli impegni. La vicenda è abbastanza ben incanalata su legge elettorale, Senato, Titolo V”. Non a caso ieri Piersilvio diceva: “Come italiano e come imprenditore tifo per le riforme subito e per la fretta del governo. Renzi ha una chance unica e una grandissima responsabilità". Oltre ad essere "il più bravo comunicatore dopo mio padre". Qualche problema c’è e Renzi lo sa bene. Per esempio sulla legge elettorale: Forza Italia non ha nessuna intenzione di farsi scavalcare dai Cinque Stelle.
berlusconi silvio e piersilvio
Non molla sull’impianto dell’Italicum. Renzi sceglie ancora: “Il problema del sistema elettorale di Grillo, il complicatellum, è che chi vince non governa”. Quello del Nazareno resta l’asse privilegiato, al netto di sorprese di B. Anche perché Matteo è in campagna elettorale: l’autunno si avvicina, il rischio di schiantarsi sulla manovra è concreto. E allora, deve cercare di portare a casa almeno il sì del Senato alle riforme. E soprattutto la legge elettorale. Dopodiché si può anche votare, magari in primavera come alcuni cominciano a dire.