Estratto dell’articolo di Ilario Lombardo per “La Stampa”
licia ronzulli in senato con renzi
Da pochi minuti è finita la conferenza stampa di Forza Italia, in piazza San Lorenzo in Lucina si fermano a parlare la capogruppo in Senato Licia Ronzulli, il vicepresidente della Camera Giorgio Mulè, Paolo Emilio Russo e qualcun altro. Passa Matteo Renzi, che sia lì per caso oppure no è meno importante del fatto che arrivi con l'aria sfrontata del ragazzo che va a farsi notare dalle turiste su un lungomare della Versilia.
Ronzulli lo provoca: «Dai Matteo, adesso non ci devi rompere le palle». La risposta è un concentrato di renzismo, spavalderia e ambiguità in pantaloni e camicia bianca: «Il mio obiettivo è rompere le palle al pesce grande, a Meloni. E stai tranquilla: non lo farò attraverso di voi». Nessuno dei presenti ovviamente gli crede. Si salutano così, sorridendo. Pochi minuti dopo, per caso, si ritroveranno nello stesso ristorante, Settimio all'arancio.
LICIA RONZULLI SILVIO BERLUSCONI MATTEO RENZI
Arriverà anche Antonio Tajani, presidente pro tempore del partito, il capogruppo alla Camera Paolo Barelli e il resto della pattuglia che fa da codazzo doroteo al ministro degli Esteri. Staranno su tre tavolate differenti: da una parte le due anime di Forza Italia, la più critica verso il governo e la più fedele, dall'altra chi Forza Italia vuole farla a pezzi.
Come quasi tutti nel centrodestra, anche Giorgia Meloni è sprofondata dentro il lutto oceanico per la morte di Silvio Berlusconi con un unico pensiero fisso. Evitare di essere travolta dalla fine del partito azzurro, evitare di lasciare a Renzi la guida spericolata sui numeri del Senato. Sono in tanti a testimoniare la stessa identica confidenza fatta dalla premier negli ultimi giorni: «Se qualcuno crede che io mi faccia portare a spasso da Renzi, sbaglia di grosso. Questo è il mio unico governo. O così, o io torno all'opposizione e poi vediamo che fanno».
giorgia meloni antonio tajani alla camera
Per Meloni non esiste uno scenario plausibile che contempli il leader di Italia Viva all'interno di un suo governo. Non vuol dire però che non sia preoccupata dalle mire di Renzi e che non conosca la sua spregiudicatezza nel Palazzo.
Bastano pochi senatori, dai quattro ai sei, per rendere molto più fragile l'attuale maggioranza. Sarebbe sufficiente un piccolo esodo di forzisti delusi, liberali poco convinti dell'apparente svolta moderata della leader di Fratelli d'Italia, o berlusconiani in uscita per puro calcolo personale.
LUIGI E MARINA BERLUSCONI CON MARTA FASCINA
Per questo Meloni ha bisogno di blindare i gruppi parlamentari e aiutare Tajani nella traversata fino alle Europee. Per questo ha ricevuto e ha dato rassicurazioni. Ha parlato con Marina Berlusconi dei 100 milioni di credito che la famiglia vanta, per avere la garanzia che ci sarà liquidità sufficiente per tenere in vita Fi in campagna elettorale. Ha parlato con Gianni Letta, e ha suggerito a Tajani di essere subito chiaro con i parlamentari.
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GIORGIA MELONI ANTONIO TAJANI
È necessario andare avanti così, secondo la presidente del Consiglio, con un centrodestra compatto, a tre punte, con un partito che faccia da cuscinetto moderato tra FdI e Lega. Una forza politica che sia di rappresentanza per il Ppe in Italia. Questo è l'altro grande timore di Meloni. Il progetto di capovolgere i futuri assetti europei, e di sostituire i socialisti con i conservatori del gruppo Ecr nell'alleanza con i popolari, potrebbe finire soffocato nella culla se dall'Italia non dovesse arrivare nemmeno un eletto in quella che è la casa a Bruxelles dei cristiano-democratici e dei loro eredi.
L'obiettivo, vitale, è raggiungere la soglia di sbarramento, il 4 per cento. Si voterà con il proporzionale e Tajani vorrebbe provare ad arrivare alle elezioni del giugno 2024 senza altre liste aggregate. Ieri lo ha ribadito agli altri dirigenti azzurri, analizzando l'effetto-rimbalzo seguito alla morte del fondatore: «Ora siamo tra il 9 e l'11%, magari arriviamo anche al 12%. Se ci impegniamo e restiamo uniti non è impossibile rimanere attorno al 10%».
MARTA FASCINA - MARINA E PIER SILVIO BERLUSCONI - PAOLO BERLUSCONI - SERGIO MATTARELLA
Ma siccome la partita è lunga, i mesi sono tanti, e i rivali pronti a contendersi quello spazio politico pure, Meloni è più orientata all'idea di creare attorno a Fi una federazione di altre sigle. Un cartello di forze centriste sotto il nome dei Popolari, che sia insieme un auspicio e una dichiarazione di appartenenza esplicita verso Bruxelles. E in fondo è una possibilità sulla quale il sottosegretario Giovanbattista Fazzolari, ascoltatissimo dalla premier, ragionava quattro giorni fa, come raccontato da La Stampa: un restyling e un nuovo nome ispirato ai popolari e meno legato a Berlusconi.
licia ronzulli in senato con renzi
Il problema, per Meloni e Tajani, è che anche Renzi sta lavorando su uno schema simile. Ha affidato il ruolo di coordinatrice a Raffaella Paita e le ha affidato il compito di federare altre liste. Si vedrà se il comune interesse a non estinguersi placherà la rissa con Azione di Carlo Calenda, ma intanto in vista delle Europee Renzi prova a mettere d'accordo moderati, liberaldemocratici, socialisti, Più Europa, Letizia Moratti a Nord e l'incontenibile Cateno De Luca al Sud. […]
LICIA RONZULLI GIANNI MORANDI MATTEO RENZI