Ugo Magri per “la Stampa”
renzi berlusconi
Molti fatti accadono nel Palazzo, davanti e dietro le quinte. Ciò che si coglie a occhio nudo è la rinuncia di Luciano Violante, da ieri non più candidato Pd per la Corte costituzionale. L’ex presidente della Camera motiva il passo indietro in una lettera al «Corsera» dove il piatto forte è un invito a riflettere su questo andazzo generalizzato che impedisce al Parlamento di decidere.
renzi berlusconi ventriloquo
All’origine Violante ci vede l’idea, sbagliatissima, secondo cui «l’attività politica deve ridursi a uno scontro privo di confini e di principi morali». Molti «franchi tiratori», anche nella maggioranza, si sono divertiti a impallinare lui per motivi che con l’elezione dei giudici costituzionali non c’entravano nulla. Gli amici di Violante hanno percepito oltretutto una freddezza di Renzi, il quale non ha mai messo una buona parola né in pubblico né in privato. La vulgata sostiene addirittura che il premier non vedesse l’ora di cambiare cavallo sebbene Violante avesse ripetutamente sfiorato il quorum dei 570 voti.
luciano violante
L’altra novità ben visibile consiste nell’offerta grillina di scegliere i candidati insieme al Pd. M5S aveva già avanzato una rosa di nomi suoi, ma ora è pronto a considerare le proposte altrui purché la discussione si svolga alla luce del sole. E da qui in avanti ci si cala nel regno della penombra poiché la mossa dei Cinque Stelle è conseguente a certe avances riservate di Renzi nei giorni scorsi.
L’addetto grillino alle grane istituzionali, Danilo Toninelli, era stato sondato dagli emissari del premier interessati a scoprire se da quella parte avrebbero potuto dare una mano. L’avrebbero molto gradita in quanto di Forza Italia non si potevano più fidare, (questo era il ragionamento) l’asse con Silvio funzionava poco e male come proprio le difficoltà di Violante avevano dimostrato...
Qui spuntano due opposte teorie. La prima sostiene che davvero Renzi abbia tentato di agganciare i grillini. L’altra, davvero diabolica, insinua che il premier abbia sondato il M5S nella certezza che lo si sarebbe venuto a sapere, cosa difatti accaduta.
Beppe grillo a palermo
Sia come sia, immediatamente Berlusconi si è reso più malleabile. Non ha nemmeno voluto accertare se coi grillini Renzi faceva finta o sul serio. Gli è bastato sil sospetto per sbloccare un paio di pratiche ferme sul suo tavolo: le riforme della Costituzione e la legge elettorale. Già stamane la Conferenza dei capigruppo alla Camera potrebbe mettere in agenda per fine novembre la cancellazione del Senato, su cui Forza Italia traccheggiava.
Il Pd insisterà per andare in aula e Brunetta, capogruppo «azzurro», darà via libera a riprova che il Patto del Nazareno non è ancora defunto. Ma quel che più interessa a Renzi è l’altro via libera del Cavaliere sulla riforma elettorale.
Maria Elena Boschi
Berlusconi ha autorizzato un nuovo round conclusivo di negoziati dopo un lungo colloquio con Verdini, l’ambasciatore accreditato a Palazzo Chigi, preceduto da una visita altrettanto lunga della Santanché, tornata in auge. Non c’erano altri colonnelli (tutti riuniti a pranzo in un ristorante del centro, da Romani a Toti, da Carfagna a Gelmini). Da quel che filtra il Cav è pronto ad accettare un premio di maggioranza per la lista che arriva prima, cioè quanto di peggio in questo momento lui possa desiderare.
DENIS VERDINI
Però in cambio consumerebbe la sua vendetta nei confronti di Alfano, poiché Renzi pare orientato ad aumentare gli sbarramenti per i piccoli partiti, condannando Ncd. La base d’intesa verterebbe inoltre su liste semi-bloccate: le preferenze verrebbero ammesse dal secondo candidato in poi, il primo lo sceglierebbero i leader.