MARCO MORELLI
Dagonota
Era gennaio. Matteo assiste con preoccupazione al declino del Monte Paschi. Così decide uno spot per la banca senese: chi compra azioni Montepaschi fa un affare, dice il premier banchiere. All'epoca il titolo valeva 0,50 euro; cioè, 50 centesimi. Oggi, quota 20 centesimi.
In altre parole, chi ha seguito i consigli del presidente del Consiglio ha perso il 60%. Chi avesse investito 10 mila euro, se ne troverebbe 4 mila. Chi avesse messo nel Monte la propria liquidazione (40 mila euro?), oggi avrebbe disponibili 16 mila euro.
jamie dimon jpmorgan
Esattamente un anno fa le azioni del Monte erano scambiare ad 1,744 euro. In un anno di cura del governo (e dintorni) ha perso l'88%: il ministero dell'Economia, con il 4%, è il primo azionista di Siena. Ma l'operazione di aumento di capitale è stata messa a punto dalla Jp Morgan e da Mediobanca.
Ed il cambio alla guida della banca, vuoi anche per le turbolenze generate dalla Duetsche Bank (ma non solo), non sembra essere gradito dai mercati.
MASSIMO TONONI
Andrea Greco per “la Repubblica”
Fondazione Mps «auspica l’individuazione tempestiva di una figura di alto profilo per il nuovo presidente, dopo un percorso di selezione ampiamente condiviso fra gli azionisti». Lontani gli anni in cui l’ente locale disponeva di nomine e strategie della banca: oggi fa auspici.
Il primo (“nomina tempestiva”) sarà forse accontentato, perché i protagonisti già lavorano sul successore di Massimo Tononi. E anche se il presidente uscente andrà sostituito nell’assemblea di ottobre-novembre che decide l’aumento fino a 5 miliardi, si vorrebbe dare presto un nome di garanzia data la fase delicata (ieri Mps è scesa al minimo storico a 0,2228 euro, per 653 milioni di capitalizzazione).
fabrizio viola
L’auspicio della Fondazione che la nomina sia “condivisa” pare invece più ambizioso, perché gli addetti ai lavori ritengono che il Tesoro, primo socio con il 4% e che già ha chiesto la sostituzione dell’ad Fabrizio Viola con Marco Morelli, avrà ancor più parola sulla figura più istituzionale della banca, cui spettano i rapporti con soci e vigilanza.
Da ieri, si dice a Siena, candidature e autocandidature fioccano. Come è stato per l’ad andranno gestite tramite un processo ordinato, che forse toccherà ancora ai selezionatori di Egon Zehnder.
Un candidato forte potrebbe essere Fabrizio Saccomanni, ministro del Tesoro durante il governo Letta e prima - tra il 2006 e il 2013 - dg di Bankitalia, grande amico del presidente della Bce Mario Draghi.
Fabrizio Saccomanni e moglie
Saccomanni, un anno fa, entrò già nella rosa ristretta dei papabili presidenti a Siena (poi fu scelto l’ex Goldman Sachs ed ex sottosegretario all’Economia Tononi); mentre sei mesi fa se la giocò con Gian Maria Gros-Pietro per la presidenza di Intesa Sanpaolo al posto di Giovanni Bazoli.
Lì le Fondazioni socie - che in Ca’ de Sass hanno ancora il controllo - preferirono la continuità, temendo che Saccomanni per cultura fosse fin troppo vicino alla vigilanza; ma le condizioni del Monte oggi e la sua complessa agenda 2017 potrebbero far leggere come un pregio il suo passato di banchiere centrale e ministro.
Altro profilo molto istituzionale potrebbe essere Antonino Turicchi, dg per le privatizzazioni del Tesoro, già in cda a Siena. C’è poi chi fa i nomi di Federico Ghizzoni, l’ex ad di Unicredit, e del fiorentino Lorenzo Bini Smaghi, ex Bce e presidente di SocGen. Intanto Cgil Cisl e Uil tornano a chiedere al governo «un passo indietro dall’ingerenza nelle banche».