1. SANREMO: CROLLANO ASCOLTI, SOTTO 9 MLN CON IL 33.52%
(ANSA) - Crollano gli ascolti del festival di Sanremo. La seconda serata ha raccolto nella prima parte 8 milioni 926 mila spettatori con il 33.52% e nella seconda 3 milioni 784 mila con il 37.59%. La media ponderata e' stata pari a 7 milioni 711 mila spettatori con il 33.95%, quasi nove punti e 3,6 milioni in meno rispetto al 2013.
2. ASCOLTI TV: "FESTIVAL SANREMO" 33,95%, MILAN-ATLETICO 18,23% E "CHI L'HA VISTO?" 9,30%. FAZIO PERDE 3,7 MILIONI DAL 2013
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FLASH: su Rai1 Festival di Sanremo ha raggiunto il 33,95% e 7,7 milioni di spettatori, mentre su Canale5 Milan-Atletico Madrid al 18,23% e 5,5 milioni di italiani collegati.
Su Rai2 Vulcano al 4,73%, su Rai3 Chi l'ha visto? al 9,30%, su Rete4 L'illusionista al 4,02%, su Italia1 Arrow al 4,02% e su La7 La gabbia al 4,73%.
Nel preserale L'Eredità su Rai1 al 23,18% e Avanti un altro su Canale 5 al 19,73%.
In access prime time Sanremo&Sanromolo su Rai1 al 24,44%, Striscia la notizia su Canale5 al 16,15%, Sconosciuti su Rai3 al 4,35% e Otto e mezzo su La7 al 4,51%.
In seconda serata Giorni contati su Rai2 al 3,50%, Gazebo su Rai3 al 4,88%, Champions League speciale su Canale 5 al 5,80% e Tg La7 Nisght Desk su La7 al 3,03%.
2. FAZIO SCOPRE CHE IL BIS A SANREMO È MOLTO MENO FACILE DI QUANTO PENSASSE
Francesco Caldarola per ‘Il Foglio'
Glielo dicevano tutti, a tutti e due: "Sarà una passeggiata". E, a essere onesti, una passeggiata pareva davvero, per entrambi: uno, Matteo Renzi, che la lista dei ministri sembrava ce l'avesse pronta ancor prima di prendere l'incarico; il secondo, Fabio Fazio, che con quelle anticipazioni (Ligabue per la prima volta, Crozza per la seconda, la Carrà che balla, "Father and son", Arbore e Baglioni) avrebbe dovuto, come da previsioni, celebrare davvero quella Grande Bellezza Sanremese che altro che Sorrentino. Invece qualcosa ha cominciato ad andare - se non proprio storto - almeno non come doveva.
DARIO NARDELLA MATTEO RENZIE' cominciata piano: da una parte con tutti quei nomoni che giravano sui giornali che avevano preso a storcere il naso, a dire "ci penso", "non so". Dall'altra una polemicuccia come quella sui gay e su Rufus Wainwright, che avrebbe meritato sì e no poche righe, ha iniziato a prendere piede. Insomma: "E' meno facile di quanto avessimo pensato", avrebbero potuto dirsi i due al telefono, e a dirselo insieme, perché la settimana in corso verrà ricordata come quella in cui un ragazzo di Firenze e un ragazzo cresciuto di Savona erano dati come svagati passeggiatori e invece hanno dovuto caricarsi da subito uno zaino in salita.
FABIO FAZIO AL DEBUTTO TELEVISIVO NEL 1983Non serve, e sarebbe gratuito, andare a recuperare certi titoli e certi tweet delle settimane antecedenti il Festival, quelli in cui suonavano le trombe ma soprattutto i tromboni e le trombette, per cui - anche in maniera un po' menagrama, verrebbe da dire - si paventava la kermesse a senso unico, il successo annunciato, il grande bis, per cui si immagina che Fazio e i suoi avessero da tempo non una ma tutte e due le mani sulla pistola, almeno per scaramanzia.
bonolisPoi, il venerdì prima dell'inizio, il tweet non previsto: "Martedì sarò a Sanremo, dentro e fuori l'Ariston", li avvisava Beppe Grillo, il grande leader, e suonava un po' come tutte quelle cose sulle scatolette aperte, solo che qui trattasi di scatolone. E il sorriso, insieme di nuovo a quel gusto amarognolo, ha preso a incrinarsi ancora un po' di pià. E si è incrinato perché si sa quell'altro là cos'è capace di fare, poi un genovese con un savonese, figurati.
E la stampa chiedeva, il volume si alzava: quanti biglietti ha comprato? galleria o platea? E il messaggio di fondo, quello del Festival votato alla Bellezza, che sarebbe anche un bel messaggio, ha preso a sentirsi di meno, a essere un po' coperto. "E' meno facile di quanto avessimo pensato" si dicevano alcuni.
Chiamate gli inviati di cronaca! Gridavano al telefono, allarmati, quegli altri. E a quel punto la frittata era fatta: si arriva all'apertura del sipario, ma solo metaforica, perché il sipario non si apre, e di nuovo a ripetersi "è meno facile eccetera".
carra mina Raffaella CarraMa neanche il tempo di finire la frase che i due operai campani si mettono a gridare, e lì va detto che Fazio è stato davvero bravo, perché a quel punto non era "meno facile", ma era proprio un casino grosso, e lui l'ha gestito. Poi Laetitia Casta che ce l'ha messa tutta, ma quella parte proprio non è decollata, troppo lunga. E quelle critichine sul dialetto di Ligabue, che va bene che sono i 30 anni della canzone e adesso esce il cofanetto, ma il dialetto in bocca d'altri proprio non si fa.
beppe grillo sanremo marted xE manco fosse finita: ti svegli la mattina dopo e Curzio Maltese te la chiama "sagra della canzonetta" in prima pagina su Repubblica, e si vede che lui il discorso sulla Bellezza non l'ha proprio capito o forse era distratto. E quel maledetto sms che arriva sempre alle 10 del mattino dopo, quello degli ascolti: un po' meno dell'anno scorso, ma si è tenuto, è andata. Comunque no, una passeggiata proprio no.
3. RENZI A CONFRONTO CON NAPOLITANO SUI RUOLI CHIAVE
Maria Teresa Meli per il Corriere della Sera
Giornata di riunioni, colloqui e tensioni, quella di ieri, per Matteo Renzi. Il culmine, all'apparenza, è stato l'incontro con Beppe Grillo, che è andato in diretta streaming. Alla fine il segretario si è detto «soddisfatto di come è andata». «Ha fatto una figuraccia quando ha detto "io non sono democratico" - ha spiegato dopo ai suoi -. Lì mi ha fatto un gran regalo. E secondo me tanti dei suoi sono rimasti male per il suo comportamento». In compenso l'atteggiamento di Renzi è stato più che flemmatico: «Se fossi stato il segretario del Pd e basta - confessa il leader del Partito democratico - gli saltavo sul tavolo, ma da presidente incaricato dovevo restare sereno e ci sono riuscito». Prima c'era stato il vis à vis con Berlusconi. Sul piatto, le riforme e la possibilità di legarle alla prossima istituzionale: la scelta condivisa di un nuovo presidente della Repubblica.
L'appuntamento più atteso - Ma è stato quello con il capo dello Stato l'appuntamento più atteso. E anche il più difficile. Si è trattato di quello che in politichese si potrebbe definire un incontro «franco». Matteo Renzi e Giorgio Napolitano hanno ingaggiato un braccio di ferro su alcune caselle chiave del governo. E nell'incontro il presidente della Repubblica ha avuto modo di ricordare al segretario del Pd che, come vuole la Costituzione, spetta anche a lui la nomina dei ministri. Tanto per far capire al leader del Partito democratico che non poteva fare di testa sua. Non sull'Economia, almeno, che è uno dei dicasteri più importanti.
LAETITIA CASTAL'Europa ci guarda - Renzi l'ha raccontata così ai fedelissimi, dopo quell'interminabile e faticosissimo colloquio: «Napolitano mi ha spiegato che alcuni partner europei sono molto esigenti con l'Italia e vogliono che il nostro Paese si presenti con le carte in regola. Il nostro credito dipende da quello. Perciò, secondo lui, il ministro dell'Economia deve rappresentare la stabilità e anche la continuità. E deve essere una persona in grado di dialogare con personaggi come la Merkel». Insomma, per dirla povera, il capo dello Stato continua a preferire l'idea di un tecnico a via XX Settembre. Mentre il segretario del Partito democratico, fosse per lui, opterebbe per un «profilo più politico». Ma su questo punto nel colloquio, a quanto pare, avrebbe dovuto aprire la porta al cedimento. Sebbene su un punto sia stato fermissimo: no alla riconferma di Saccomanni. Comunque, «su una cosa non ci piove: deve essere chiaro sin dall'inizio che il ministro dell'Economia deve collaborare con me».
Curzio MalteseL'ottimismo non manca - Però, sarà l'ottimismo che a Renzi non difetta mai, o sarà la necessità di ostentare un buon grado di sicurezza anche con i suoi, fatto sta che il leader del Partito democratico con i fedelissimi non ha detto che l'incontro è andato male, sebbene in realtà non siano stati sciolti tutti i nodi: «Siamo entrati molto nel merito dei diversi problemi e vi dirò che ho ricavato una sensazione molto positiva dall'atteggiamento del presidente».
Le nubi - Anche sul governo, nonostante le difficoltà non manchino, e le tensioni rimangano, Renzi vede allontanarsi le nubi. E infatti spiega ai fedelissimi: «Diciamoci la verità, Alfano non pone nessun ostacolo insormontabile. Non lo ha mai posto nemmeno sul ministero dell'Economia. I problemi non vengono da Angelino: è lui che ne ha con Berlusconi. Lascerò sfogare tutti per un'altra giornata e poi tirerò le somme. Tanto ogni partito sa che questo è l'ultimo governo della legislatura, quindi nessuno penserà di far saltare il tavolo in aria per andare alle elezioni».
napolitano renziIl quadro - E ancora, sempre improntato all'ottimismo: «Il quadro complessivo del governo è sempre più chiaro». Il premier incaricato lo ha analizzato a lungo con il suo braccio destro e sinistro Graziano Delrio, l'uomo che occupa un posto chiave nella strategia renziana: «Siamo molto avanti con il lavoro, sebbene ci sia ancora qualche nodo da sciogliere. Io sarei pronto a fare il governo anche prima di sabato, ma preferisco prendermi qualche giorno in più per preparare un discorso programmatico serio e rigoroso in vista di lunedì prossimo».
MERKEL BERLUSCONI NAPOLITANOLa sfilza dei "no" - Dell'inizio traballante della sua avventura di cui qualcuno dei suoi si preoccupa, lui fa mostra di interessarsi ma solo fino a un certo punto. Tutta la sfilza di no ricevuti anche dagli amici che ha demoralizzato una parte dei suoi fedelissimi non sembra aver spento l'entusiasmo del segretario del Partito democratico: «La gente non bada a queste cose. La gente bada alle cose concrete. Si aspetta da noi i fatti. Il che significa che appena il governo si mette in moto dobbiamo conseguire dei risultati in tempi rapidi. E per ottenere questo obiettivo ci vuole coraggio. Molto coraggio». E, forse, commenta un deputato pd, «anche una buona dose di incoscienza che chissà se il Renzi versione istituzionale avrà ancora».
Enrico Letta Graziano Delrio