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    RENZI, LE VA BENE IL 18? - ALLE PRESSIONI DEGLI ALFANOIDI CHE VOGLIONO ELIMINARE L’ARTICOLO 18, PITTIBIMBO FRENA: “DIBATTITO INUTILE” - CON LA DISOCCUPAZIONE CHE VOLA, IL GOVERNO NON VUOLE APRIRE UN FRONTE CALDO ANCHE CON LA CGIL


     
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    Da “lastampa.it

     

    matteo renzi matteo renzi

    L’articolo 18 è un «totem ideologico», un «simbolo», di cui è «inutile discutere adesso». Quella del lavoro è invece una partita più ampia che si gioca all’interno della delega ora al Senato, il Jobs act: uno spazio ad hoc per «riscrivere lo statuto dei lavoratori». Il premier Matteo Renzi gela le richieste del Nuovo centrodestra in attesa della ripresa dei lavori a settembre; anche se Angelino Alfano di quel «totem», ritenuto un relitto degli anni ’70, continua a chiedere l’abolizione.

     

    angelino alfano pennarello argento angelino alfano pennarello argento

    Passa poco, davvero poco, e l’ex ministro del Lavoro ora presidente dei senatori Ncd Maurizio Sacconi mostra tutto il suo disappunto, quello di chi non ci sta: «ne discutiamo ora - dice - si deve decidere ad agosto». La proposta c’è ed è chiara. Capire dove inserire la norma entro la fine del mese se nello Sblocca Italia o nel Jobs act che verrebbe approvato subito dopo sulla base di un accordo politico. 

     

    GIULIANO POLETTI GIULIANO POLETTI

    La tensione estiva nell’esecutivo riavvicina Forza Italia, almeno su questo tema, ai vecchi compagni di viaggio: per Renato Brunetta il terreno dell’art.18 è un modo per tentare l’asse con Ncd; la proposta di Sacconi piace («noi ci stiamo») e sui «contenuti siamo d’accordo con Alfano», mettendo in campo anche la sua idea di una «moratoria di tre anni». La palla, poi Brunetta, la passa al Pd. Ma per il presidente del Consiglio il dibattito sull’art.18 «serve solo ad alimentare il dibattito agostano tra gli addetti ai lavori».

     

    Anche se la linea che divide le chiacchiere dai fatti è legata probabilmente più a fattori temporali, all’arrivo della ripresa dei lavori a settembre, che ai contenuti. Da un lato la titolare della Pa, Marianna Madia, dice di smetterla con la «retorica» e chiede di non sganciare il concetto dalla «sviluppo», dall’altro il responsabile economia del Pd, Filippo Taddei, fa presente che l’abolizione dell’art.18 «non è in cantiere» ma che semmai «si parla di tutele crescenti».

    MARIANNA MADIA MARIANNA MADIA

     

    Le altre piattaforme politiche non stanno a guardare, e inviano i loro input, come quello del presidente di Scelta civica Renato Balduzzi che chiede di «accelerare il confronto» proponendo un vertice di maggioranza . L’ex sindacalista Guglielmo Epifani addebita la discussione sull’art.18 al caldo che fa brutti scherzi e Cesare Damiano si rivolge direttamente ad Alfano consigliandogli di occuparsi più dei quota 96. 

     

    I sindacati oggi sembrano aver sentito il campanello e scendono in campo con la leader della Cgil Susanna Camusso, che conia l’hashtag “#Sìart18” («bisogna creare lavoro non discriminazione»), e di nuovo con Maurizio Landini, segretario della Fiom, il quale spera che Renzi non ascolti Alfano. 

    MAURIZIO SACCONI OCCHIO BENDATO MAURIZIO SACCONI OCCHIO BENDATO

     

    Infine i dati della Cgia mostrano che le aziende interessate dall’art.18 sono soltanto il 2,4% del totale, e riguarda il 57,6% dei lavoratori dipendenti nel settore privato dell’industria e dei servizi.  

     

    Renzi ha poi risposto a chi gli domandava se le proposte sull’economia avanzate da Forza Italia rientrino nell’intesa siglata con Berlusconi: «Ci deve essere rispetto per tutti, i dossier degli altri li leggo sempre. Ma per noi l’accordo è su due punti: le riforme istituzionali e la legge elettorale».  

     

    susanna camusso susanna camusso

    Sempre in merito alle misure economiche il premier ha smentito il ricorso a un’altra manovra: «Lo rismentisco. Noi l’abbiamo già fatta la manovra e abbiamo abbassato le tasse». Sull’ipotesi di estensione del bonus di 80 euro ha spiegato: «Esiste la possibilità di estenderli. Ribadisco, sicuramente che lo manteniamo per chi ce l’ha, vediamo se possiamo estenderlo». 

     

    Landini Maurizio Landini Maurizio

    Capitolo Alitalia. Dopo l’accordo con Etihad, spiega il premier, non dovranno essere più spesi soldi pubblici. «È del tutto doveroso» che non si diano mai più soldi pubblici ad Alitalia, sostiene Renzi: «Ne abbiamo messi talmente tanti che sarebbe inaccettabile». «In alcuni casi - è la riflessione del premier - abbiamo sbagliato a dare soldi pubblici ad aziende come Alitalia. Bisogna avere il coraggio di far fallire alcune aziende che sono dei carrozzoni, ma bisogna anche far pagare i manager che hanno buttato via i soldi invece di dargli il premio di produzione. Le regole ci sono già, basterebbe applicarle». Quello che è mancato ad Alitalia in passato, inoltre, «è una capacità di guida manageriale forte». 

     

    La situazione è «drammatica». Non lo nasconde, Matteo Renzi. Ma è «insopportabile», aggiunge, «l’idea che l’Italia sia una macchina sgangherata che non funziona». Le riforme vanno avanti e il Paese può «ritrovare slancio» a dispetto di tutti i «profeti del pessimismo». È per questo che lui, alla guida di un governo di «ragazzacci», è al lavoro anche a ferragosto per far «partire i cantieri». Senza mandarle a dire o fare «sconti» a «burocrati, dirigenti, imprenditori, sindacalisti», ai giudici e anche alle banche. 

     

    SUSANNA CAMUSSO SUSANNA CAMUSSO

    Domani sarà al cantiere dell’Expo, giovedì a Napoli, Reggio Calabria e Termini Imerese, in visita a quelli che definisce senza mezzi termini i «luoghi del dolore», dove più si sentono gli effetti della crisi e della mancanza di lavoro. E da quei luoghi lancerà il messaggio che l’Italia può ripartire, anche grazie agli investitori stranieri che, assicura, mostrano segnali di rinnovato interesse per il nostro Paese.

    Landini Maurizio Landini Maurizio

     

    Per capitalizzare quell’interesse e per andare in Europa a indicare e non più subire l’agenda, ribadisce Renzi, occorrono le riforme. Interventi concreti, non dispute su «totem ideologici» come quella in cui vorrebbe trascinarlo Angelino Alfano. Perché il punto non è se cambiare o meno l’articolo 18, ma come riformare più in generale lo statuto dei lavoratori per tutelare i più giovani e chi è senza occupazione. 

     

    Guardando in casa, poi, Renzi ha spiegato che «ormai le correnti non esistono più. A parte nel Pd dove sono vive e lottano insieme a noi... Ma forse sono meno forti di prima perché quando il Pd ha scoperto che si possono anche vincere le elezioni, ha capito che forse non vale la pena stare lì a recriminare per qualche sedia». 

     

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