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    LO RI-CARICANO IN 101? PER EVITARE DI ESSERE SPELLATO NELLA PARTITA PER IL QUIRINALE, RENZI TENDE LA MANO A BERSANI PER CERCARE UN NOME CONDIVISO - L’EX SEGRETARIO VOTANDO SÌ AL JOBS ACT HA MESSO ALL’ANGOLO GLI ANTI-RENZIANI NEL PD


     
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    Goffredo De Marchis per “la Repubblica

     

    IL SALUTO TRA RENZI E BERSANI IL SALUTO TRA RENZI E BERSANI

    Un presidente della Repubblica che parta dalla proposta del Partito democratico. Questa è la base su cui Matteo Renzi sta cercando un dialogo con la minoranza e con quella che considera la guida morale di quel pezzo del Pd: Pier Luigi Bersani. Per questo i suoi interlocutori da alcuni giorni gli sentono ripetere parole che starebbero bene in bocca all’ex segretario: «Se noi troviamo una compattezza interna non ce n’è per nessuno. Passa dal Pd la gestione della partita per il Colle. Quindi adesso lavoro per la tenuta e la consapevolezza del mio partito».

     

    Che si può tradurre così: evitiamo un bis dei 101 di Prodi. «Nel 2013 c’era un Pd in difficoltà mentre Forza Italia e Grillo avevano una linea dura e solida. Oggi è esattamente il contrario. Dobbiamo sfruttare l’occasione ». È questo il terreno su cui Bersani ha più volte richiamato il suo successore: «Partire dal Pd».

    VIGNETTA VINCINO DAL FOGLIO RENZI BERSANI ABUSI SUI MINORI VIGNETTA VINCINO DAL FOGLIO RENZI BERSANI ABUSI SUI MINORI

     

    O meglio: «Da quel 25 per cento che ha segnato una vittoria striminzita ma ci ha permesso di fare ben due governi». Una rivendicazione personale che l’ex leader prima o poi vorrebbe veder riconosciuta dal premier. Se Largo del Nazareno sceglierà una candidatura alta e forte, «non ci sarà nemmeno bisogno di grandi contrattazioni interne», dice un bersaniano doc come Alfredo D’Attorre. «La condivisione è possibile — spiega Bersani ai suoi collaboratori —. Sapendo che io non accetto scambi, non è nella mia natura».

     

    Resta però di fondo la diffidenza dell’ex segretario. «So che Matteo è sempre alla ricerca di colpi di immagine. Il modello Muti per fare un esempio. Però il Paese è ancora su una strada piena di curve e ci vuole una personalità che sappia guidare la macchina». Bersani non solo considererebbe la scelta di marketing come «una stravaganza ». Sarebbe, dice, «un abbassamento del livello politico e istituzionale che comporterebbe un danno per l’Italia». Bisogna studiare un’altra soluzione.

     

    lorenzo guerini lorenzo guerini

    Nei suoi colloqui quotidiani con la minoranza, allora, il vicesegretario Lorenzo Guerini propone un accordo sul metodo e soprattutto sull’unità del Pd. «Poi troveremo il candidato», dice. Ma i colloqui sono sempre più frequenti e ora coinvolgono anche la legge elettorale, un passaggio preliminare all’elezione del capo dello Stato e sul quale minoranza e maggioranza del partito sono sempre distanti.

     

    Eppure anche sull’Italicum da Renzi viene qualche apertura. In vista del voto quirinalizio. Il premier sa che Bersani è il punto di riferimento di Area riformista, la corrente di Roberto Speranza, Maurizio Martina, Nico Stumpo e Guglielmo Epifani che conta parecchi voti tra Camera e Senato. Sa anche che la scelta dell’ex segretario di votare “sì” al Jobs Act, seppure per disciplina, ha avuto l’effetto di contenere il dissenso nel gruppo parlamentare limitandolo a 40 deputati.

     

    roberto speranza roberto speranza

    Per tutti questi motivi oggi è indispensabile guardare ai bersaniani e dimenticare l’affondo della Leopolda quando scaricò «quelli che ci vogliono riportare al 25 per cento », parole che hanno segnato il punto più basso del rapporto Renzi-Bersani e che sancivano uno strappo profondo nel Pd. Tra vecchi e nuovi, tra il passato e il futuro. Oggi Renzi deve ricucire quel filo.

     

    Non è certo una gentile concessione ai rottamati, quella del premier. Il patto del Nazareno fa acqua da molte parti e rischia di trascinare nel caos la corsa al Colle. Non a caso Bersani si incunea nella frizione Renzi-Berlusconi e torna ad attaccare sulla legge elettorale. Il tema sono le preferenze.

     

    «Non mollo sull’Italicum», avverte. E sempre di più gli sviluppi del dibattito al Senato diventano fondamentali per vaticinare il voto per il Quirinale. I gruppi parlamentari dei contraenti del Nazareno tengono sull’Italicum? Un bersaniano prevede «mare mosso» a Palazzo Madama. «Il nucleo d’acciaio sono le liste bloccate, nient’altro», racconta. Proprio quello che l’ex segretario vuole intaccare per scendere da 350 nominati a 100-150.

    Lorenzo Guerini e Guglielmo Epifani Lorenzo Guerini e Guglielmo Epifani

     

    «Se il numero è 100 — ha risposto Guerini a Francesco Boccia in una conversazione di ieri — ve lo scordate». Renzi proverà a mediare su una composizione della Camera fatta da 2/3 di eletti (380 deputati) e 1/3 bloccati (250). Ma Berlusconi è d’accordo? «Nel patto adesso — dice il bersaniano — c’è anche il sospetto di Berlusconi sul voto anticipato. Per questo l’esito dell’Italicum al Senato sarà la prova del nove per capire come andranno le cose sul Quirinale». Dentro Forza Italia e dentro al Pd.

     

    NICO STUMPO NICO STUMPO

     

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