Elisa Calessi per “Libero Quotidiano”
maria elena boschi gentiloni renzi
Euforia pura. Non si può descrivere in altro modo quello che si scatena al secondo piano del Nazareno quando, pochi minuti prima delle cinque, le agenzie battono il comunicato della Corte costituzionale sull'Italicum. Matteo Renzi è lì con Matteo Orfini, Lorenzo Guerini, Debora Serracchiani, Emanuele Fiano, Francesco Bonifazi. Poi arriva Ettore Rosato, capogruppo alla Camera.
francesco bonifazi (2)
«Brindiamo!», si lascia sfugge uno dei presenti. «Supera le nostre più rosee aspettative», dice un altro. Non solo perché, è la lettura che dà Renzi a caldo, sostanzialmente ha confermato l' impianto dell' Italicum. «Altro che bocciatura». Ha salvato il sistema proporzionale. Ha salvato il premio di maggioranza alla lista che raggiunge il 40%.
Ha salvato persino la possibilità di candidarsi in più collegi, cancellando solo la discrezionalità dell'eletto di scegliere dove far scattare il seggio (si farà per sorteggio).
GRILLO SALVINI RENZI BERLUSCONI
L'unica vera modifica, ampiamente prevista, è la cancellazione del ballottaggio. «Ma ci fa comodo», è il ragionamento, «perché, in questo momento, non ci conviene». Con il ballottaggio vincerebbe quasi sicuramente il M5S. C'è poi un' altra ragione di soddisfazione: è probabile (ma si vedrà dalle motivazioni) che il ballottaggio sia stato tolto non perché incostituzionale, ma perché dopo la bocciatura della riforma costituzionale non aveva più senso.
RENZI CIVATI FASSINA BERSANI
Essendo sopravvissuto un sistema bicamerale, lasciare il secondo turno solo in una Camera avrebbe favorito due maggioranze diverse. Del resto, come si può dire che il ballottaggio è incostituzionale, si dice, se è il sistema con cui da vent'anni si votano i sindaci?
L' altro motivo di soddisfazione è che i giudici non hanno toccato i capilista bloccati. Il che non solo ridà al segretario un potere immenso nel fare le liste, ma «consente di ricompattare la maggioranza renziana», come spiega un collaboratore dell' ex premier. I cento capilista, infatti, saranno materia di trattativa per tenere buone le varie aree della maggioranza. Per lo stesso motivo, si mette male per la minoranza interna, che dovrà giocarsela solo nelle preferenze.
La ciliegina sulla torta, poi, è la frase che conclude il comunicato: «All'esito della sentenza, la legge elettorale è suscettibile di immediata applicazione». È messo nero su bianco: si può votare subito. Renzi, che già prima non pensava ad altro, ora non si tiene più. «Andiamo sparati al voto».
AMATO CONSULTA
Addirittura ieri guardava al 23 aprile. L' alternativa è l'11 giugno. Non a caso oggi ha aperto persino un blog. È già in campagna elettorale. Certo, il Pd farà un tentativo di approvare il Mattarellum. Ma se dopo un mese non si trovasse un accordo, si vota. Lo spiega Rosato: le leggi uscite dalla Consulta sono «entrambe immediatamente applicabili», «il presidente della Repubblica può sciogliere le Camere in qualsiasi momento». E non servono interventi legislativi: le leggi sono già «armonizzate, si tratta di due proporzionali». Detto questo, «la nostra proposta è il Mattarellum. Se c'è una disponibilità a discuterne, bene. Se no, abbiamo una legge elettorale».
BOSCHI ITALICUM
Per il Senato, parla Andrea Marcucci: «Ora un sistema elettorale c' è. In tempi brevi si verifichi in Parlamento la volontà degli altri partiti di averne uno migliore, e comunque si vada velocemente al voto. Basta melina». Al Nazareno si controllano le reazioni degli altri partiti. Piace il tweet di Danilo Tonelli, M5S, che invita al voto subito.
Promosso anche il post di Beppe Grillo. Idem Salvini. «Non possiamo essere gli unici a opporci. Chi avrà la faccia di dire che non si può andare a votare?», ragiona Renzi. Quanto a Berlusconi, «ha la possibilità di scegliersi cento deputati. Alla fine va bene anche a lui». C'è un piccolo giallo attorno a un tweet di Bonifazi: «Non ci sono più alibi, votiamo». Compare poi scompare. Gliel'avrà fatto cancellare il segretario o è stato fatto apposta?
pregiudiziali di costituzionalita all italicum
In Transatlantico gli umori, tra i dem, sono diversi. Non è solo la minoranza che frena, perché bisogna «armonizzare» le leggi di Camera e Senato. Anche nella maggioranza dem c' è preoccupazione. «E chi ci arriva al 40%?», ci si chiede, preoccupati dallo scenario delle larghe intese. Veltroniani e Area Dem sono molto scettici. Solo gli ultrà renziani seguono la linea. «Le due leggi attuali sono omogenee. Nella storia repubblicana non si è mai votato con sistemi perfettamente uguali», dice Dario Parrini. Ora il problema è Paolo Gentiloni. Ma Renzi è convinto della lealtà del premier: se glielo chiede, si dimetterà. Quanto a Mattarella, si adeguerà.