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    TV, SORRISI E MANZIONE - RENZI VUOLE NOMINARE LA SUA “VIGILESSA” AL CONSIGLIO DI STATO - E INSIEME A LEI POTREBBE ESSERE PROMOSSO GUIDO LETTA, CUGINO DI ENRICO E NIPOTE DI GIANNI, SPONSORIZZATO DALLA BOLDRINI


     
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    Franco Bechis per “Libero quotidiano”

    Antonella Manzione Libro Antonella Manzione Libro

     

    Matteo Renzi come i vecchi imperatori di un tempo sta per fare cavaliere la sua vigilessa. Non sarà la spada come avveniva all’epoca a dare gloria alla predestinata. Ma una semplice penna: quella con cui il presidente del Consiglio sta per la nomina a consigliere di Stato di Antonella Manzione, attuale capo dipartimento affari giuridici e legislativi della presidenza del Consiglio dei ministri.

     

    La Manzione, che ha una laurea magistrale in giurisprudenza ottenuta con il massimo dei voti (110 e lode) all’Università di Pisa è conosciuta come la «vigilessa», perché quel mestiere ha fatto - fra tanti altri - a Firenze quando Renzi era sindaco. Il rapporto fra i due è evidentemente fiduciario, perché è stata la prima persona che il premier ha voluto con sé appena approdato a palazzo Chigi, e l’ha imposta al centro del suo giglio magico fra lo stupore e l’ovvio disappunto della dirigenza di palazzo, nel cui mirino la povera vigilessa è subito finita.

     

    MATTEO RENZI E ANTONELLA MANZIONE MATTEO RENZI E ANTONELLA MANZIONE

    Le hanno provate tutte per farla finire in disgrazia: piccole trappole, maldicenze, dubbi sui titoli necessari all’incarico. Eppure il curriculum reso pubblico dalla stessa Manzione è fitto di titoli: abilitazione all’insegnamento delle discipline giuridiche ed economiche, abilitazione alla professione di avvocato, due master conseguiti a Trento, vice procuratore onorario presso il Tribunale di Lucca, direttore generale del comune di Firenze, comandante della polizia municipale del capoluogo toscano, dopo esserne stata il vicario per due anni, comandante dei vigili urbani di Lucca e prima ancora dirigente della polizia municipale di Livorno e di molte altre città (anche di Verona), conoscenza del francese (avanzata) e un pizzico di inglese (livello intermedio).

    MATTEO RENZI E ANTONELLA MANZIONE MATTEO RENZI E ANTONELLA MANZIONE

     

    Può vantare perfino una «medaglia di argento della città di Firenze conferita dal sindaco Matteo Renzi per attività» nel 2010. Se tutto questo ancora non fosse sufficiente a convincere gli scettici (e pare non lo sia), ecco la soluzione trovata da Renzi: facciamola consigliere di Stato, quindi tutti si zittiranno e finiranno di mormorare sui titoli insufficienti.

     

    La guida del legislativo di palazzo Chigi è spesso stata affidata a un consigliere di Stato, e così tutto tornerebbe a posto e la si smetterebbe di concionare su questo benedetto giglio magico come fanno gli invidiosi. Ed è possibile che di fronte a un passo così deciso palazzo Chigi finalmente ammutolirebbe.

     

    Il problema però è che chiacchiere e maldicenze cominciano da qualche settimana a circolare a palazzo Spada, sede del Consiglio di Stato. Dove nessuno mette in discussione il potere di nomina di Renzi: erano attese in questo momento non una, ma due nomine di carattere governativo. Ma anche lì qualche naso si storce sui titoli e l’esperienza della ex vigilessa.

     

    PALAZZO SPADA SEDE DEL CONSIGLIO DI STATO PALAZZO SPADA SEDE DEL CONSIGLIO DI STATO

     E insomma, qualche messaggio diretto è partito verso palazzo Chigi e anche verso il Quirinale. In parte di stupore, perché nelle orecchie di molti ancora riecheggiavano parole non entusiaste del premier verso lo stesso consiglio di Stato e il nominificio che lo avrebbe formato negli anni. Ma si sa, le idee cambiano e anche le affermazioni apodittiche dell’attuale premier in questi mesi hanno fatto virate che nemmeno il più spericolato dei piloti sarebbe stato in rado di effettuare.

     

    Sulla strada del Consiglio di Stato per altro la Manzione non sarebbe sola, ma in buona compagnia. Perché l’altro candidato in pole di possibile nomina governativa sarebbe Guido Letta, vicesegretario generale della Camera dei deputati. A sponsorizzarlo - anche qui una sorpresa - non sarebbe il celebre cugino Enrico, né zio Gianni. Ma il presidente della Camera, Laura Boldrini.

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