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    RENZI DEVE CIUCCIARE IL BANANA PER PORTARE A CASA LE RIFORME CON I DUE TERZI DEL SENATO ED EVITARE COSÌ UN REFERENDUM - MA “FARSA ITALIA” TENTENNA: BERLUSCONI TEME LE NUOVE NORME SU PRESCRIZIONE E FALSO IN BILANCIO


     
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    Ugo Magri per ‘La Stampa’

     

    renzi e berlusconi italicum renzi e berlusconi italicum

    Represso il dissenso, ora Renzi ha la strada sgombra. Si è garantito la maggioranza nella Commissione del Senato che di riforme sta discutendo (Affari Costituzionali), dunque è in grado di far passare un testo come piace a lui. E pure in Aula, sulla carta, avrebbe i voti sufficienti, con o senza l’apporto di Berlusconi. Nondimeno il premier ha una certa preferenza per le riforme condivise, specie con Forza Italia. La ragione è questa: se l’ex Cavaliere ci stesse, non sarebbe un’impresa superare a palazzo Madama l’asticella dei 213 voti, pari ai due terzi dei senatori. 

     

    Una volta che la soglia fosse scavalcata, le riforme entrerebbero in vigore senza bisogno del passaggio previsto dalla Costituzione all’articolo 138, vale a dire il referendum confermativo. Non che Renzi ne abbia un sacro terrore. Però tra un anno e mezzo, quando l’Italia sarebbe eventualmente chiamata a pronunciarsi sulle riforme, gli umori potrebbero essere un po’ diversi. E in quel caso l’irritazione collettiva potrebbe scaricarsi proprio sulle riforme (già accadde nel 2006).

    Insomma: Renzi punta ancora su Berlusconi. Ne potrebbe fare a meno, ma tirandolo dalla sua parte si sentirebbe più sereno. Un tam-tam ripete insistente che l’intesa con l’ex Cav è dietro l’angolo, nel weekend ci sarà la stretta finale in modo che martedì prossimo Matteo e Silvio possano incontrarsi vis-à-vis per chiudere definitivamente sulla riforma del Senato e del resto. C’è ottimismo nell’accampamento renziano, sul presupposto che Berlusconi non ci guadagnerebbe a mettersi di traverso. 

    RENZI AL VOTO RENZI AL VOTO

     

    Nel quartier generale forzista, invece, la musica è un po’ diversa. Il calcolo delle convenienze varia a seconda dell’interlocutore. Se parli con Verdini, ufficiale di collegamento col premier, ti conferma che l’intesa è a portata di mano, che le divergenze sulla riforma del Senato sono tutte superabili con un minimo di buona volontà («Ci si mette intorno a un tavolo e in un’ora risolviamo», è il suo motto). 

     

    berlusconi pascale berlusconi pascale

    Non piace a Forza Italia la quantità di sindaci che Renzi vorrebbe infilare nel nuovo Senato, ma per venirne a capo basta ridurli. E contemporaneamente accrescere il peso dei delegati regionali, in modo da rispecchiare con più equilibrio le varie tendenze politiche... però Verdini l’altra sera non era a cena «chez» Berlusconi: doveva prepararsi per l’interrogatorio di ieri mattina davanti al gup, a proposito del fallimento della sua banca fiorentina. 

     

    MANIFESTAZIONE PDL A VIA DEL PLEBISCITO AGOSTO DENIS VERDINI DANIELA SANTANCHE MANIFESTAZIONE PDL A VIA DEL PLEBISCITO AGOSTO DENIS VERDINI DANIELA SANTANCHE

    Cosicché, in sua assenza, intorno al desco di Palazzo Grazioli ha fatto scintille il nemico «number one» del patto con Renzi, vale a dire Brunetta; con l’ala trattativista un po’ alle corde, nonostante l’impegno dell’altro capogruppo, Romani. E il padrone di casa, cosa ha deciso? Niente. Una sfinge. Silvio vuole le riforme, confermano i suoi, ma... Ci sono due «ma». Il primo lo segnala con una certa durezza Toti, il consigliere politico, ribadendo che sul Senato Renzi deve venire a patti e riportare «il cammino delle riforme su un progetto davvero concordato e condiviso». 

     

    madama facciata madama facciata

    Il secondo «ma» berlusconiano riguarda la giustizia. Le novità annunciate da Renzi, specie in materia di falso in bilancio e di prescrizione, hanno molto dato ai nervi del Condannato. Il quale guarda con sospetto alla riunione odierna del governo e a quella del 27 prossimo. Pronto a rivalersi sulle riforme, se il premier dovesse fargli questo affronto.

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