Fulvio Fiano per il “Corriere della sera”
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«Se quei reperti sono scomparsi, un motivo ci sarà». Sospeso tra la sua infinita attesa di giustizia e il dolore per una vicenda che continua a regalare colpi di scena ancora oggi a 18 anni di distanza, Guglielmo Mollicone vive con la maturata propensione ad aspettarsi il peggio la notizia della impossibilità di compiere una autopsia completa su sua figlia Serena quando tre anni fa ne fu riesumato il corpo. Un dettaglio emerso dai 46 faldoni di atti depositati dalla procura di Cassino a chiusura delle indagini e portatore di nuovo mistero intorno a un delitto già ricco di depistaggi ed errori giudiziari.
Ad essere spariti sono le parti più intime della 18enne, che il medico legale aveva asportato per accertare una eventuale violenza sessuale subita dalla studentessa prima di essere uccisa (ipotesi che fu esclusa) e di cui l' anatomopatologa Cristina Cattaneo, incaricata della super perizia alla riapertura delle indagini, non ha potuto disporre.
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«Purtroppo - scrive la specialista nella sua relazione - gran parte dei genitali e dell' ano è stata prelevata all' autopsia ma mai rinvenuta». A mancare sono anche i referti su alcune lesioni al cranio di Serena che, si legge nella relazione, «non sono stati più ritrovati in seguito ai vari passaggi avvenuti negli anni successivi». Dettagli di non poco conto per ricostruire le circostanze della morte e l' ora esatta del decesso. «Ci manca solo che ci accusino di aver profanato il cadavere», commenta l' avvocato Francesco Maria Germani, difensore dell' ex comandante della stazione dei carabinieri di Arce, Franco Mottola, accusato del delitto assieme a sua moglie Anna Maria e al figlio Marco. Per l' enorme quantità di atti da esaminare, i tre potrebbero rinunciare all' interrogatorio prima della probabile richiesta di processo.
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Il doppio indice delle fonti di prova prodotte dal pm Beatrice Siravo è ricco di riferimenti a questi anni di false piste.
Una di queste nacque attorno alla tesina di diploma liceale di Serena, intitolata «La Follia» e rinvenuta nei pc della scuola. Serena lavorava alla rappresentazione della pazzia nella letteratura e questo interesse fu usato per sostenere che l' omicidio fu il gesto di uno squilibrato. Ma gli indizi ingannevoli sono disseminati ovunque.
Ad esempio il talloncino strappato con l' intestazione del dentista dal quale Serena doveva recarsi il giorno in cui fu uccisa e rinvenuto nell' officina del carrozziere Carmine Belli, indagato e poi scagionato. O ancora il telefono della 18enne ricomparso misteriosamente a casa del padre la notte della veglia funebre per accusare proprio il genitore. E la bustina con dell' hashish che il carabiniere Vincenzo Quatrale (oggi accusato di concorso in omicidio) ritrovò in un cassetto di Serena. La ragazza voleva denunciare Mottola jr di spaccio e per questo sarebbe stata uccisa in caserma. «Dissi a Quatrale di non toccarla per tutelare eventuali impronte e si fece una risata», ricorda ora il papà Guglielmo.
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Chiamato in causa, il figlio del comandante di stazione provò all' epoca a crearsi un alibi, sostenendo di essere al bar con la sua fidanzata. Tesi smentita dalle nuove accurate indagini dei carabinieri del comando provinciale di Frosinone, che hanno rinvenuto il registro della classe frequentata dalla ragazza al Ginnasio «Simoncelli» di Sora. L' 1 giugno 2001, mentre Serena veniva uccisa, la sua coetanea risulta presente. Falsificato, invece, è risultato l' ordine di servizio numero 1 del giorno del delitto, in cui Quatrale e Mottola dichiaravano di essere usciti dalla caserma per una missione inesistente.
Decisivo per l' accusa è poi il ritrovamento della porta contro cui sarebbe stata sbattuta la testa di Serena fino a tramortirla (poi legata e imbavagliata e lasciata morire per soffocamento in un campo).
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La porta era parte dell' alloggio dei Mottola e fu sostituita, secondo il pm, con quella del bagno dell' appuntato Francesco Suprano (accusato di favoreggiamento). Verificata la compatibilità con le micro tracce di legno sul capo di Serena, preso atto della inverosimile spiegazione fornita dal carabiniere per quella sostituzione («Temevo un risarcimento danni»), gli inquirenti sono andati oltre. Così, nella perquisizione del maggio 2016 a casa dei Mottola sono state sequestrate le foto di una festa di compleanno della signora Anna Maria, tenuta negli alloggi ad Arce e con la porta ancora al suo posto.
Quelle foto hanno permesso il confronto con altri segni che sarebbero compatibili con la scansione del pugno di Marco e Franco Mottola.
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