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    I BENETTON POSSONO RINGRAZIARE CONTE PER LA MAREA DI SOLDI INCASSATI DOPO IL CROLLO DEL PONTE MORANDI – NEL 2018, GRAZIE AI PEDAGGI AUTOSTRADALI, LA HOLDING EDIZIONE HA INCASSATO 160 MILIONI DI DIVIDENDI. UNA MEDIA DI 600 MILA EURO AL GIORNO, 25 MILA EURO L’ORA. IL TUTTO MENTRE GLI INVESTIMENTI IN MANUTENZIONE CALAVANO (COME AMMESSO DALL'EX AD MION) – NONOSTANTE I PROCLAMI DEL M5S, CON LA NASCITA DEL CONTE II, E LA NUOVA MAGGIORANZA CON PD E RENZI, LA REVOCA DELLE CONCESSIONI FINÌ IN SOFFITTA. E PER I BENETTON FU UNA SVOLTA… – TUTTI I NUMERI QUESTA SERA NELL'INCHIESTA DI “REPORT”


     
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    Estratto dell'articolo di Giacomo Amadori per “La Verità”

     

    ponte morandi ponte morandi

    Dal 2018 magistrati, giornali e tv hanno raccontato il crollo del ponte Morandi di Genova partendo dalle responsabilità tecniche. Ma quasi nessuno si è concentrato sui guadagni che i Benetton hanno ottenuto grazie a una rete autostradale che produceva dividendi milionari, mentre gli investimenti per la manutenzione diminuivano.

     

    Nessun membro della famiglia è stato indagato, anche se l’ex amministratore della holding Edizione, Gianni Mion, in un’intercettazione rivelata da Panorama nel 2021, aveva detto: «Le manutenzioni le abbiamo fatte in calare, più passava il tempo, meno ne facevamo… così distribuiamo più utili e Gilberto (Benetton, ndr) e tutta la famiglia erano contenti». Alessandro Benetton, dopo aver scoperto il sistema che stava dietro ai guadagni di Aspi aveva parlato di «merdaio».

     

    Carlo Giuliana Luciano e Gilberto Benetton - Holding Edizione Carlo Giuliana Luciano e Gilberto Benetton - Holding Edizione

    Come anticipato dalla Verità, la Procura di Roma l’anno scorso ha aperto un fascicolo d’inchiesta sui guadagni miliardari legati ai pedaggi, ipotizzando i reati di truffa aggravata ai danni dello Stato e di peculato.

     

    […]  Il 30 maggio scorso, in aula a Genova, nel processo per la tragedia del Morandi, il colonello della Guardia di finanza Ivan Bixio, su richiesta degli avvocati di parte civile, per la prima volta ha parlato non solo dei dividendi distribuiti da Autostrade per l’Italia e dalla controllante Atlantia, ma della fetta che è toccata alla holding Edizione, la cassaforte della famiglia Benetton, che di Atlantia controllava il 30%.

     

    GIANNI MION GIANNI MION

    Secondo i conti delle Fiamme gialle ad Atlantia, dal 2010 al 2018, sono andati 7,45 miliardi di dividendi, l’88% degli 8,47 miliardi garantiti complessivamente ai soci. Nel 2017, l’anno prima del crollo, c’è stata una ridistribuzione straordinaria dovuta a una cessione di quote. Parliamo della cifra record di circa 2,5 miliardi.

     

    Di questo fiume di soldi, circa il 30% è entrato nelle casse di Edizione che, dal 2010 al 2018, ha incassato 2 miliardi e 49 milioni, 500 milioni per ognuno dei fratelli Benetton (Luciano, Carlo, Gilberto e Giuliana), con un picco di 407 milioni nel 2014.

     

    Ma i quattro anche nel 2018, l’anno del disastro, si sono divisi 160 milioni. Una media di 600.000 euro al giorno, 25.000 euro l’ora, 422 euro al minuto, 7 euro al secondo. Senza dover far nulla. […]

    ponte morandi ponte morandi

     

    Nel frattempo gli investimenti per le manutenzioni per la rete autostradale sarebbero scesi da 1,5 miliardi del 2010 ai 773 milioni del 2018. […]

     

    Lo scandalo del ponte resta e questa sera verrà ricostruito dalla trasmissione Report. Davanti alle telecamere l’esperto di riciclaggio Gian Gaetano Bellavia ha ricordato la liquidità a disposizione dei Benetton tra il 2012 e il 2018: da 3,5 a 1,5 miliardi: «Questi erano strapieni di liquidità. Potevano fare dieci ponti all’anno».

     

    Guadagni esorbitanti anche per l’allora amministratore delegato Giovanni Castellucci. Sempre secondo Bellavia avrebbe guadagnato «mediamente 400.000 euro al mese, 14.000 euro al giorno». […]

     

    toninelli di maio toninelli di maio

    Ma quando, nel 2019, arriva il momento di annullare la concessione dentro al governo inizia una sorta di rimpiattino. La scusa ufficiale è che la convenzione aveva una clausola capestro firmata dal governo Berlusconi e cioè che in caso di revoca, anche a causa di grave inadempimento, lo Stato avrebbe dovuto pagare al concessionario un indennizzo per i mancati ricavi dal giorno fino alla fine della concessione, cioè fino al 2038.

     

    Ma l’ex ministro delle Infrastrutture Danilo Toninelli a Report ha dato un’altra versione. Infatti la norma era, a suo dire, revocabile e l’ex esponente di governo aveva anche raccolto un parere giuridico favorevole da un gruppo di lavoro fatto di avvocati dello Stato e consiglieri di Stato.

     

    DANILO TONINELLI DANILO TONINELLI

    Comunque a marzo del 2019 era tutto pronto. Toninelli e Report individuano come ostacolo l’ex ministro del Mef Giovanni Tria, ma anche l’allora vicepremier Matteo Salvini sarebbe stato tiepido. Però Toninelli, sulla carta, poteva contare sul premier Giuseppe Conte. «Ha avuto coraggio, ma non abbastanza» ha dichiarato l’ex ministro.

     

    Il governo cambia e Toninelli viene mandato via: «La mia mancata conferma è stata la sconfitta dello Stato […] Quando io ho visto che l’alleanza è stata fatta e non c’era un punto con scritto revoca concessione Benetton, ragazzi che cosa dovevo chiedere? Cioè mi dovevo umiliare, dovevo litigare, dovevo schiaffeggiare qualcheduno?». E quando l’inviato di Report domanda a Conte perché Toninelli non sia stato confermato si è sentito rispondere: «Questo lo deve chiedere a Luigi Di Maio […] il leader del Movimento 5 stelle ha fatto delle proposte diverse, punto».

     

    CONTE TONINELLI CONTE TONINELLI

    A Report commentano: «Con la nuova maggioranza (giallorossa, ndr) cambia tutto, il Partito democratico e Italia viva di Matteo Renzi non vogliono la revoca e anche Conte inizia a parlare di accordo transattivo».

     

    In un’intercettazione un consulente riporta le presunte parole di Mion: «Su Atlantia lui sta tenendo i rapporti con i 5 stelle... sta tenendo i rapporti con Renzi e mi dice è fondamentale... per esempio chi va a parlare con Conte? Lui mi dice, deve essere uno della famiglia... poi abbiam fatto un overview proprio anche dei contatti politici, gli ho dato alcune informazioni, le cose, chi sono i referenti del Pd, le situazioni… per esempio, con i 5 stelle è Alessandro che riesce a parlarci».

     

    DANILO TONINELLI LUIGI DI MAIO GIUSEPPE CONTE MATTEO SALVINI DANILO TONINELLI LUIGI DI MAIO GIUSEPPE CONTE MATTEO SALVINI

    Conte ha negato di averlo mai incontrato. In ogni caso la semplice uscita di Toninelli dal governo avrebbe fatto recuperare ad Atlantia 2,3 miliardi di euro in Borsa in una settimana. Nel 2017 Autostrade ha registrato un utile di 1 miliardo e le sue azioni valevano 22 euro, nel 2022 l’utile è salito a 1,2 miliardi e il costo delle azioni a 23 euro. Per questo Atlantia sarebbe riuscita a cedere Aspi a Cassa depositi e prestiti al prezzo di 8,18 miliardi senza dover neppure sganciare i 3,4 miliardi di risarcimenti che dovrà pagare Cdp.

     

    A marzo in una lettera ai nuovi soci, fondi e investitori esteri, entrati con il governo Draghi, Cdp ha spiegato che non è più possibile andare avanti con i dividendi mostruosi dell’era Benetton anche in considerazione dell’«eccezionale rincaro del prezzo dei materiali» per costruzioni e manutenzioni e per la crescita dei tassi d’interesse.

     

    il crollo del ponte morandi il crollo del ponte morandi

    […] Per tutta risposta i soci hanno chiesto l’aumento dei pedaggi o l’allungamento della concessione. Sotto il sole non sembra essere cambiato nulla.

    ponte morandi ponte morandi GIANNI MION GIANNI MION

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