Carlo Bonini, Giuliano Foschini, Andrea Ossino e Fabio Tonacci per “la Repubblica”
WALTER BIOT
Mosca non è generosa con chi sbaglia. E non lo sarà, dunque, con chi, alle 18 di martedì scorso, ha messo a repentaglio la rete di spionaggio che in questi anni le tre agenzie della Federazione - SVR, GRU, FSB - hanno steso in Italia. Almeno un'ottantina di operativi, un terzo della forza diplomatica russa accreditata nel nostro Paese. Disseminata tra l'ambasciata e i consolati, se si deve stare alle stime del lavoro di controspionaggio dell'Aisi. Parliamo dei due ufficiali del GRU (l'intelligence militare estera) che ieri, alle 12.30, si sono imbarcati su un volo Aeroflot a Fiumicino. Aleksej Nemudrov, addetto militare dell'ambasciata, e Dmitrij Ostroukhov, addetto per l'esercito.
I responsabili della catastrofe che porta il nome del capitano di fregata Walter Biot. Figlia del peggiore degli errori che una spia possa commettere. L'eccesso di confidenza. Aleksej e Dmitrij pensavano di fare fessi gli italiani. Di muoversi in un contesto non ostile. E di aver fatto, per giunta, anche un affare reclutando quel marinaio di mezza età a 5 mila euro a consegna, quando il loro tariffario ne prevede 40 mila.
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L'errore dei due ufficiali del GRU è dell'inverno scorso. E ha un set: le ovattate sale di Palazzo Esercito, sede dello Stato Maggiore Difesa, dove, ogni mattina, Walter Biot, sedendosi alla scrivania dell'ufficio Pianificazione, deposita il suo zaino scuro in cui trasporta l'armamentario da talpa che gli hanno consegnato i russi a cui si è venduto. Uno smartphone Samsung S9, una microscheda Sd Hc Kingston e, ormai lo sappiamo, una confezione di medicinali in cui nascondere i segreti che gratta. Una scatola da 60 compresse di "Crestor", un farmaco contro il colesterolo che certo non può insospettire nelle mani di un uomo di mezza età, che avrà pure fatto la seconda guerra del Golfo e l'Iraq, ma che ora combatte contro un solo nemico: il sovrappeso.
WALTER BIOT
Dmitrij Ostroukhov, 44 anni, arrivato a Roma nel 2018, da inizio anno ha preso infatti a visitare quegli uffici con eccessiva frequenza. È vero, come tutti gli addetti militari dei Paesi accreditati in Italia, ne ha facoltà in nome del galateo della diplomazia militare. Nondimeno, l'apparire e il riapparire di Dmitrij mette in allarme il capo dell'Ufficio analisi per la minaccia asimmetrica (Uama) dello Stato Maggiore Difesa. È un segreto di Pulcinella, nella comunità dell'intelligence, che quando l'addetto militare di un Paese non alleato supera la soglia della cortesia nelle visite, questo vuol dire che è cominciato un "casting", una selezione di fonti da reclutare. O, come nel caso di Walter Biot, di fonti da coltivare. Quel nome - Dmitrij Ostroukhov - fa scopa con il lavoro che dell'Aisi ha cominciato da tempo su di lui. La conclusione è ovvia: il russo può portare dritto dritto a una talpa.
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Il 16 marzo scorso - come documentano le otto pagine del decreto di convalida del fermo del capitano di fregata firmato ieri dalla Gip Antonella Minunni - nell'ufficio di Biot vengono dunque installate delle telecamere nascoste. E la vita del marinaio diventa un reality. Non è un ufficiale qualunque, Biot. È il responsabile di tutta la documentazione classificata relativa alle missioni internazionali e agli schieramenti dei nostri reparti nei teatri di conflitto. Le informazioni e le carte cui può attingere sono parte della linfa che alimenta il processo decisionale del Capo di Stato Maggiore della Difesa. E infatti, il 25 marzo, le telecamere lo riprendono nella scena madre che lo condanna.
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Biot estrae dallo zaino la scheda Kingston e con lei il suo Samsung S9 ricevuto dai russi. Afferra la confezione di "Crestor" da cui estrae due blister di pillole. Scatta le foto allo schermo del suo computer e a uno scartafaccio che ha sulla scrivania. Sono 181 documenti, richiamati al terminale dall'archivio dello Stato Maggiore Difesa. Nove hanno la classifica "riservatissimo" e hanno natura militare. Hanno a che fare con le comunicazioni dei nostri contingenti militari all'estero, con la loro dislocazione sul terreno, con le loro richieste di dotazioni, con la tecnologia e la logistica. Quarantesette documenti, classificati "segreti", portano invece la matrice Nato e hanno a che fare con analisi di scenario, con l'evoluzione del modello di difesa europeo, ma, anche, con la pianificazione delle esercitazioni delle forze alleate.
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Lui, Walter, dirà, la prima notte dopo l'arresto e di nuovo ieri al suo avvocato Roberto De Vita durante l'udienza di convalida dove pure si è avvalso della facoltà di non rispondere, che "sono informazioni di bassissimo valore che non hanno mai messo a repentaglio, in alcun modo, la sicurezza nazionale". Che "tutto verrà ridimensionato" quando avrà riordinato le idee nella cella di isolamento di Regina Coeli dove resterà per le prossime due settimane. Perché, in fondo, anche l'avvocato De Vita la pensa così: "E' una questione che impressiona per la materia trattata, ma i fatti sono di minima rilevanza".
WALTER BIOT
È un ottimista, il capitano di fregata Walter Biot. O, forse, più probabilmente, nello stato catatonico in cui è piombato dalla sera di martedì, è convinto, per parafrasare Flaiano, di poter scolorire la sua tragedia in farsa. Quella di un uomo disperato, non più in grado di mettere insieme il pranzo con la cena e di dare un futuro a una famiglia numerosa in quel di Pomezia. "Quello che ho fatto - ha ripetuto ancora ieri - non ha alcuna proiezione politica, ideologica o di arricchimento. Cercavo solo di fare fronte alle condizioni disastrose della mia famiglia in un momento di grande difficoltà anche a causa delle gravi condizioni di salute di mia figlia".
Non ne è affatto convinta la Gip, che lo censura con il disonore riservato ai traditori. "Un soggetto estremamente pericoloso e professionale nell'agire". "Capace, ad esempio, di inserire la scheda Sd nel bugiardino dei medicinali, sintomo di uno spessore criminale tipico di chi non si pone alcuno scrupolo nel tradire la fiducia dell'istituzione cui appartiene".
vladimir putin agente del kgb
Non ne sono soprattutto convinti la procura di Roma e i carabinieri del Ros, che ieri sera, sono tornati a Palazzo Esercito per sequestrare e svuotare un armadio chiuso a chiave dal capitano, in cui (come le immagini delle telecamere nascoste hanno osservato) affastellava carte destinate ad essere esfiltrate. E altre diavolerie ricevute dai russi del GRU (solo nella sua casa di Pomezia gli sono stati sequestrati quattro smartphone diversi).
Chi lo avrebbe mai detto ad Aleksej Nemudrov che tutto sarebbe finito in vacca. Si fidava della sua esperienza, perché non si scala il vertice del GRU in un'ambasciata importante come Roma se si è dei faciloni. Cosa che lui non era mai stato. Lo aveva agganciato lui, Walter Biot, complice l'eccellente italiano che era ed è in grado di parlare. E non era stato difficile. Aleksej è un marinaio. Walter è un marinaio. Aleksej ha 54 anni, Water ne ha 55. Aleksej ha una famiglia, che lo ha seguito nei suoi 19 anni da spia in Europa, una moglie e due figli. Walter ha la famiglia che sappiamo.
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Soprattutto, Aleksej in Italia ormai ci stava come il topo nel formaggio. A Roma era stato, dal 2002 al 2005, come addetto di marina, il primo gradino di un ufficiale GRU. Poi era partito per Copenaghen dove aveva salito il secondo di quei gradini, tra il 2007 e il 2010, come vice addetto militare, prima di tornare a Roma il giorno della Befana del 2017. Questa volta con i galloni di capo addetto militare.
Doveva andare tutto liscio, perché tutto era stato fatto come da manuale. Le modalità dello scambio, a cominciare dal capolavoro di ripiegare cento banconote da cinquanta euro dentro una scatola gemella di "Crestor", per proseguire con il luogo scelto per gli incontri (i parcheggi tra viale Ande e viale Africa a pochi passi dalla fermata Eur Palasport del metro, dove Biot arriva con il suo scassato Nissan Patrol verde tragato ZA576AE) e le tecniche di contropedinamento di Dmitrij: arrivare ad impiegare anche quattro ore, toccando i quattro punti cardinali della città, in un apparente e insensato girovagare prima di raggiungere l'appuntamento.
kgb servizi segreti russi
Per non dire delle istruzioni date a Biot. Non pescare singoli documenti, ma affondare, come una rete a strascico, nel mare magnum di carte dello Stato Maggiore Difesa a patto che avessero lo stampo visibile della classifica. Non necessariamente qualità, ma quantità. La sola cosa che a Mosca importava e che Mosca avrebbe capito. La cosa che ha reso ingordo Dmitrij, bulimico Biot, e perso il GRU. Non fosse altro per la chiosa con cui il decreto di convalida di fermo del capitano si chiude: "Le indagini proseguono per capire chi fossero i reali destinatari del materiale e se vi siano ulteriori soggetti responsabili". Una brutta notizia per le spie di Mosca che passeggiano nelle nostre città. E, soprattutto, per i loro tanti capitani Biot.