Giorgio Gandola per “la Verità”
gilberto benetton
Siamo tutti prigionieri d' una follia mediatica. È come se 86 mani con le dita già adunche si fossero allungate fin qui, dall' Aldilà, ad afferrare Gilberto Benetton e a portarlo via. È come se la rabbia latente e nobile che ancora aleggia attorno alle macerie del ponte Morandi si fosse trasformata in un veleno che definitivamente stronca.
Leggi i giornali, ascolti i servizi tv e ti sembra di vivere dentro una navicella spaziale con la Terra laggiù oltre l' oblò. C' è qualcosa di gotico e surreale e osceno nella narrazione di molta stampa italiana sulla morte dell' imprenditore. Con un senso di rivalsa nei confronti delle critiche, delle accuse, della legittima chiamata a correo per quel disastro annunciato. Come a dire, l' avete ucciso voi, perché il principe era un puro.
Così la fine del percorso terreno dell' industriale e finanziere della dinastia di Ponzano, indimenticabile mecenate dello sport - ma indelebilmente accostato per responsabilità oggettiva a una delle più terribili tragedie italiane di questo secolo -, si trasforma nella solita passerella dei tremebondi che diventano giusti e insegnano a tutti il galateo professionale.
francesco merlo
Per due giorni, dopo il crollo, i giornaloni non scrissero il nome della famiglia proprietaria di quel manufatto marcio nel cuore di Genova; coprirono la targhetta Benetton con la targa Autostrade per l' Italia, aprirono l' ombrello di Atlantia e prima di capitolare provarono a buttare lì Spea e Pavimental. Sono gli stessi che oggi tendono a fare la morale, ad accusare chi onestamente denunciò. A lasciare intendere, in un lezioso esercizio di ipocrisia, che il loro sottotono dipendeva dalla candela del principe che si stava spegnendo.
Gilberto Benetton non è la 44ª vittima del ponte di Genova e provare ad accostare la sua malattia e la sua fine all' indignazione per quell' enorme dramma nazionale significa voler giocare ancora una volta con gli organigrammi e con i consigli d' amministrazione.
ponte morandi genova
Significa voler intorbidare le acque, strizzare l' occhio (che schifo) alla prossima campagna pubblicitaria da esibire su due pagine fronteggianti. Fine ottobre è periodo di budget e non vorremmo neppure pensare che quei 43 morti in prospettiva possano diventare meno importanti d' un imperdibile advertising United Colors firmato da Oliviero Toscani con qualche trovata transgender style.
Fra le malinconiche ballate fuori dal tempo risalta quella della Repubblica, a firma d' uno chansonnier prestigioso come Francesco Merlo, il quale ha già archiviato la pratica del ponte, destinato a rimanere sullo sfondo nella storia di una vita di successo. L' editorialista si è sostituito ai giudici: «Si sentiva innocente e personalmente lo era», «vittima di un destino fuori misura». Innocente, vittima. Dopo un ventennio trascorso a prendere il posto della magistratura per additare Silvio Berlusconi (per esempio) colpevole a prescindere, il giornale caro al Pd continua nell' operazione d' entrare nelle toghe degli altri, questa volta per attribuire l' innocenza come estrema unzione.
i meme sui benetton e il crollo del ponte di genova
«Nessuno può gettare in faccia ai giudici la morte di Gilberto Benetton, che stava molto male quando crollò il ponte di Genova (...). E tuttavia c' è un legame fra questa morte e i morti di Genova, tra la malattia di Gilberto e le indagini sull' azienda che possedeva ma non governava». Possedeva ma non governava, ecco la dolce sentenza del dubbio riservata agli eletti che «non potevano sapere».
renzi e benetton
È il teorema inventato durante Tangentopoli per distinguere gli intoccabili dai comuni mortali. Allora il totem era Gianni Agnelli, quando i manager Fiat andavano in prigione e lui in barca. Merlo è accompagnato da una granitica e imbarazzante certezza: chi additò i Benetton è uno sciacallo. Non un padre disperato che vide in un attimo scomparire nel nulla i figli; non una bambina innocente che per colpa di quei cavi arrugginiti, sulla cui manutenzione l' azienda aveva forse compiuto negligenze o speculazioni, ora guarda sua mamma solo in fotografia; non un cronista serio che «racconta e non fa il furbo» (copyright Dino Buzzati). Ma uno sciacallo.
ponte morandi genova 2
«Pesantemente anche gli sciacalli - orribili quelli al governo - avevano puntato su di lui, il più giovane ma caratterialmente il più vecchio, il meno estroso dei fratelli più creativi e coraggiosi dell' industria italiana». E così chi sfodera la sciabola della morale raggiunge l' immoralismo supremo: la butta in politica.
Mentre Repubblica ha già assolto in Cassazione, altri (come il Corriere della Sera) si stupiscono per il livore che ancora percorre la rete, per la difficoltà di restituire l' eterno riposo a Benetton con un gesto di umana pietà. Come se bastasse la sinfonia wagneriana in morte di Tristano per calmare la tempesta.
IL MONCONE CROLLATO DEL PONTE MORANDI
«Siamo ciò che abbiamo costruito, siamo ciò che abbiamo distrutto», ripeteva Ernest Hemingway osservando la linea d' orizzonte sul mare di Cuba. Le persone comuni non possono fare a meno di sovrapporre quel sangue, quelle lacrime, quella rabbia ai pullover multicolori, al bolide di Michael Schumacher, a una formidabile squadra di basket.
È crollato tutto col ponte Morandi, volete rendervene conto o no? La sentenza degli uomini, nudi e fallibili, è semplice: la vita delle persone non si baratta con un dividendo record. Quell' altra sentenza, davanti alla quale rimaniamo annichiliti e muti, Gilberto Benetton la conosce già.
ponte morandi genova 1 PONTE MORANDI PERQUISIZIONI AL POLITECNICO E AL CESI genova ponte morandi ponte morandi spinoza genova fratelli benetton fratelli benetton ponte morandi