• Dagospia

    RESA DEI CONTI FRA I MAGISTRATI – BELPIETRO: ”MACCHÉ PORTO DELLE NEBBIE, QUI È FRONTE DEL PORTO. LA CORSA AL POSTO DI CAPO DELLA PROCURA PIÙ IMPORTANTE D'ITALIA, UN CROCEVIA DI POTERE DA CUI PASSANO INCHIESTE DELICATE, SCATENA UNA GUERRA DI TUTTI CONTRO TUTTI A SUON DI VELENI E VELINE PASSATE AI GIORNALI. E NOI CITTADINI POI DOVREMMO FIDARCI A FARCI GIUDICARE DA QUESTE TOGHE?”


     
    Guarda la fotogallery

    maurizio belpietro intervistato maurizio belpietro intervistato

    Maurizio Belpietro per “la Verità”

     

    Siamo passati dal Porto delle nebbie a Fronte del porto. Infatti, a leggere le cronache di questi giorni, il tribunale di Roma più che il tempio in cui si amministra la giustizia pare un luogo popolato da gangster, dove si combatte una guerra senza quartiere, con accuse fra diverse componenti della magistratura. Come la guerra sia iniziata non è dato sapere, però la sensazione che tutto abbia a che fare con il futuro capo della Procura della Capitale è piuttosto forte.

     

    Per capire ciò che sta succedendo, comprese le perquisizioni disposte ieri a casa dell' ex segretario dell' Associazione nazionale magistrati, Luca Palamara, accusato di corruzione, forse bisogna partire dall' inizio, cioè da qualche settimana fa, quando Giuseppe Pignatone, numero uno dei pm romani, se ne va in pensione per raggiunti limiti di età.

    LUCA PALAMARA LUCA PALAMARA

     

    Quello è l' ufficio giudiziario più importante d' Italia, da cui passano inchieste delicate, ma è anche un crocevia di potere. Sono in tanti a voler occupare la poltrona di procuratore capo e a seconda di chi vi si andrà a sedere inizierà un risiko che riguarderà altri incarichi di prestigio in tutta Italia. La posta in palio scatena le varie anime della magistratura, che tramite le correnti si danno da fare per stringere alleanze e spartirsi le nomine. Il tutto, ovviamente, nel nome della Giustizia con la G maiuscola e della sempre decantata autonomia della magistratura.

     

    Un gioco che va in scena la scorsa settimana al Csm, il parlamentino di autogoverno delle toghe. La quinta commissione del Consiglio superiore della magistratura deve vagliare i candidati. In corsa ci sono diversi nomi, ma la sfida essenzialmente è tra Franco Lo Voi, procuratore capo a Palermo, e Marcello Viola, procuratore generale a Firenze.

     

    francesco lo voi 1 francesco lo voi 1

    Il primo sembra favorito, spinto da Magistratura democratica, la corrente di sinistra dei giudici, nonostante egli faccia parte di quella indipendente. Ma invece, a sorpresa, passa Viola, grazie a un accordo fra la stessa Magistratura indipendente e la corrente che fa capo a Piercamillo Davigo. Il procuratore di Firenze, ovviamente, dovrà ricevere l' incarico formale dal plenum del Csm, ma essendo il suo nome uscito un po' a sorpresa, perché a sinistra erano convinti che la poltrona fosse già stata conquistata da Lo Voi, succede il finimondo.

    matteo salvini saluta francesco lo voi matteo salvini saluta francesco lo voi

     

    Viola è un tipo schivo, con un solido curriculum alle spalle, anche sul fronte antimafia e pare non avere referenti o sponsor politici. Ma essere indipendente e riservato non lo salva dalla reazione stizzita di chi aveva già dato per scontata la nomina di Lo Voi.

    Da Repubblica sparano ad alzo zero, usando l' artiglieria pesante. Le frasi più carine parlano di un colpo di mano, anzi di un' operazione che fa ritornare in auge il Porto delle nebbie.

     

    marcello viola procuratore generale firenze 2 marcello viola procuratore generale firenze 2

    Così infatti la stampa chiamava la Procura di Roma negli anni Settanta, perché le inchieste che approdavano in quella sede, naturalmente o avocate, poi sparivano nei meandri degli uffici senza lasciare traccia, soprattutto se foriere di risvolti politici e di governo. Ma la reazione giornalistica pare solo l' inizio di un' offensiva che ha come posta in palio il potere sulla più importante sede giudiziaria d' Italia, la cui perdita potrebbe rimettere in gioco i delicati equilibri della giustizia nel nostro Paese.

     

    E così, ecco cominciare a girare le carte. Accuse e controaccuse planano sui tavoli delle redazioni, soffiate o spifferate da chi ha deciso di andare alla resa dei conti. È un gioco tra correnti, una battaglia senza esclusione di colpi fatta a suon di carte, di accuse e controaccuse.

    giuseppe pignatone giuseppe pignatone

     

    Il primo a finire nel mirino è Luca Palamara, ex presidente dell' Associazione nazionale magistrati, uomo di Magistratura indipendente ed ex togato del Csm. È accusato dai pm di Perugia di essersi fatto corrompere da un indagato. La notizia dell' inchiesta, aperta da mesi, curiosamente arriva ai giornalisti proprio pochi giorni dopo l' indicazione di Marcello Viola e la sconfitta di Franco Lo Voi.

     

    Ma a un Palamara indagato fa da contraltare la notizia dell' esposto di un pm di Roma contro l' ex capo dell' ufficio Giuseppe Pignatone e il suo vice Paolo Ielo. Tutti e due non si sarebbero astenuti dalle indagini su un certo avvocato coinvolto in un giro di milioni e corruzione, mentre avrebbero dovuto fare un passo indietro avendo parenti che in qualche modo lavoravano per l' indagato. Il pubblico ministero accusa Pignatone di avergli negato l' arresto del legale, a suo dire inspiegabilmente.

    PAOLO IELO PAOLO IELO

     

    Neanche il tempo di riprendersi dalla botta, che ecco arrivarne altre. Prima il pm che accusa Pignatone finisce a sua volta indagato, con l' accusa di aver spifferato a Palamara l' inchiesta a suo carico, e poi lo stesso ex capo del sindacato dei magistrati viene perquisito. La Finanza si presenta a casa sua e passa al setaccio l' abitazione come quella di un qualsiasi lestofante e l' accusa è di essersi fatto pagare per il ruolo al Csm.

     

    MARCELLO VIOLA MARCELLO VIOLA

    Ovviamente i magistrati sono uguali agli altri cittadini davanti alla legge e dunque si capisce che per loro vengano disposte le misure applicate a chiunque altro. Tuttavia lo scambio di accuse e il fuoco incrociato, con al centro un ufficio giudiziario, dà la sensazione di una giustizia impazzita, dove la guerra non si combatte in nome della legge, ma delle poltrone. E noi - noi cittadini, intendo - dovremmo avere fiducia davanti a una toga?

    Guarda la fotogallery


    ultimi Dagoreport