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    RESTA IN CARCERE PAOLO MASSARI, IL GIORNALISTA MEDIASET ACCUSATO DI STUPRO: IL GIP HA CONVALIDATO L’ARRESTO - GLI INVESTIGATORI DELLA SQUADRA MOBILE E IL MAGISTRATO NON HANNO DUBBI SULLA CREDIBILITÀ DELLA VITTIMA - C'È IL REFERTO MEDICO CHE PARLA DI “LACERAZIONI” COMPATIBILI CON LO STUPRO. CI SONO LE TRACCE DI SANGUE NEL SEMINTERRATO DOVE L'UOMO VIVE. PER NON PARLARE DELLE PRECEDENTI DENUNCE MOSSE NEI SUOI CONFRONTI PER MOLESTIE SESSUALI…


     
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    Monica Serra per “la Stampa”

     

    PAOLO MASSARI PAOLO MASSARI

    Ha provato a raccontare la sua versione dei fatti. Ha negato abusi, botte e brutali violenze. Quella donna, che conosceva bene da quarant' anni, «era consenziente»: sapeva qual era «il motivo del loro incontro». Ha provato a screditare in ogni modo la vittima. Ma non gli è servito a risparmiarsi il carcere. Paolo Massari, giornalista appena «sospeso cautelativamente» da Mediaset ed ex assessore all'Ambiente del Comune di Milano, resta in una cella di San Vittore con l'accusa di violenza sessuale.

     

    L'arresto del 54enne è stato convalidato ieri pomeriggio dal gip Lidia Castellucci dopo l'interrogatorio. Le accuse nei suoi confronti sono «chiare e circoscritte». Gli investigatori della Squadra mobile e il pm Donata Costa non hanno dubbi sulla credibilità della vittima: l'imprenditrice di 56 anni che sabato, poco dopo le 21.40, è riuscita a fuggire dall'appartamento di Massari nuda e sotto choc, a chiedere aiuto a una coppia di passanti. Poi c'è il referto della clinica Mangiagalli, dove la signora è stata accompagnata in ambulanza, che parla di «lacerazioni» compatibili con lo stupro.

     

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    Ci sono le tracce di sangue nell'ampia depandance al piano seminterrato del palazzo dove l'uomo vive, che la Scientifica ha repertato anche sul copripiumino del suo letto. Per non parlare delle precedenti denunce mosse nei suoi confronti per molestie sessuali da una dipendente comunale e da una diplomatica norvegese, che Massari ha sempre respinto ma che nel 2010 gli sono costate la poltrona da assessore nella giunta di Letizia Moratti. E che oggi rendono «attuale», per giudice il «pericolo di reiterazione di reato».

     

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    Tracce sui telefoni Ulteriori conferme saranno cercate dai poliziotti, diretti da Marco Calì, in tabulati, chat, e messaggi che i due ex compagni del liceo Parini si sono scambiati nei giorni precedenti all'incontro. Qualche rapporto tra loro - ha detto Massari, assistito dall'avvocato Luigi Isolabella - c'era già stato in passato. Tanto che l'indagato si è detto «sbalordito» dell'improvvisa fuga della donna. Ma la sua versione non è stata creduta e, per ora, è smentita da troppi elementi.

     

    Per ricostruire l'orrore denunciato dalla vittima bisogna risalire alle 21.48 di sabato 13 giugno. Una coppia di ragazzi che passa da via Nino Bixio, in zona Porta Venezia, vede una donna nuda e in lacrime che invoca aiuto. È «intrappolata dietro al cancello» di un palazzo. I due passanti lanciano l'allarme e interviene la polizia. Gli agenti soccorrono la signora, che intanto è riuscita a rivestirsi, e chiamano un'ambulanza.

     

    paolo massari paolo massari

    Alle due di notte è negli uffici della questura, a raccontare la sua versione: «La mia professione mi ha portato circa un mese fa a contattare Massari» chiedendogli di pubblicizzare con un articolo su TgCom24 la riapertura della sua attività, andata in crisi a causa del Covid. I due si conoscevano dal liceo, non erano mai stati legati da una relazione, non si sentivano da anni. Qualche volta si erano incontrati casualmente per le strade di Milano. Dopo la richiesta d'aiuto della donna, «Paolo ha ripreso a contattarmi telefonicamente».

     

    Qualche volta aveva spostato - ha spiegato la vittima - il «discorso in ambito sessuale». La donna ha sempre sviato la conversazione, mostrata la sua irritazione, tanto che lui aveva smesso. Per questo ha accettato l'incontro al bar Basso per un aperitivo. Massari nel corso della serata non avrebbe mostrato in alcun modo di avere altre intenzioni. Così lei lo ha seguito fino a casa «per lasciare lo scooter e andare a cena a piedi». Ma una volta arrivati nel box, collegato all'appartamento di Massari, quando lui ha abbassato la saracinesca, la donna si è sentita «in trappola».

    paolo massari paolo massari

     

    E la situazione è presto degenerata. Botte, schiaffi, gesti feroci. Per provare a trasformare quella donna nella sua «schiava». Poi «Paolo mi ha intimato di rivestirmi per andare a cena». È lì che la donna ha trovato un «margine» per fuggire, per «sgusciare via» dalla saracinesca rimasta un po' alzata. La notte stessa Massari è stato portato a San Vittore. Dove, almeno per il momento, è costretto a restare.

     

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