1. RETROSCENA DALL'EUROGRUPPO: L'ITALIA MINACCIA IL VETO SUL BILANCIO UE SE L'OLANDA NON APRE AL NUOVO FONDO PER FINANZIARE LA RIPRESA. SI LAVORA A UN'IPOTESI MES+FONDO (CON L'ITALIA CHE NON USEREBBE I SOLDI DEL MES)
DAGONEWS
Roberto Gualtieri
Come sono andate le trattative dell'Eurogruppo? Peggio che in passato: uno degli ostacoli al raggiungimento dell'accordo è anche la mancanza di una presenza fisica: essere tutti insieme nelle stesse stanze portava i ministri coi loro sherpa a riunirsi in capannelli, nascevano gruppi tra chi la pensava allo stesso modo e questi cercavano poi l'accordo con le altre ''fazioni''.
Invece in teleconferenza è tutto più complicato, e i tempi si allungano. Dopo ogni break, e ce ne sono stati vari, i singoli ministri si telefonano per discussioni bilaterali, e poi riprendono ''collegialmente'' solo dopo aver fatto qualche passo avanti in numero ristretto.
A che punto siamo? La situazione non è cambiata granché: l'Italia ha una sola parola d'ordine, su cui si gioca la credibilità di Conte (ne ha parlato apertamente nella conferenza stampa di lunedì): niente MES. Come trovare un compromesso? Per ora si ragiona sul nuovo fondo proposto dai francesi e dalla lettera di Gentiloni, commissario all'Economia, e Thierry Breton, commissario all'Industria.
OLAF SCHOLZ BRUNO LE MAIRE
Uno strumento nuovo e straordinario che finora il ministro delle finanze Le Maire è riuscito a infilare solo alla fine della bozza di comunicato finale, una specie di postilla, un ''PS'' da non attivare subito ma in futuro. Questa impostazione non può funzionare per i paesi del Sud Europa, che punterebbero a finanziarsi solo attraverso questo fondo senza toccare le risorse (condizionate) del MES.
Ovviamente i titoli che saranno emessi da questo nuovo fondo non dovranno assolutamente essere chiamati ''eurobond'', ma la ciccia è quella. E per questo l'unica apertura che finora ha fatto l'Olanda è sul vincolare queste obbligazioni solo ed esclusivamente al campo sanitario. Una cosa doppiamente scema, visto che gli Stati hanno già ri-orientato la loro spesa pubblica sulla sanità e invece avranno bisogno di fondi proprio per tutto il resto.
Merkel Olaf Scholz
Il problema del fondo, su cui la Germania ha dato un riluttante ok, oltre al fatto che va attivato subito e non in un secondo momento, è la sua entità. Per Italia, Francia, Spagna, Portogallo, deve avere una potenza di fuoco da 1500 miliardi, mentre i tedeschi vorrebbero limitarlo a un terzo (500). Gli olandesi, come abbiamo detto più volte, non ne vogliono sapere e destinarlo all'acquisto di mascherine e grembiuli.
Davanti a questo muro, Gualtieri ne ha opposto un altro: la minaccia non solo di non firmare il comunicato finale, ma di astenersi dal voto sul bilancio dell'Unione Europea, che da statuto deve essere approvato all'unanimità. Una minaccia di veto che finora si era sentita solo nelle sparate salviniane di un paio d'anni fa, prima che il governo giallo-verde che fu si arenasse su quella manovra col deficit al 2,04%.
CONTE MERKEL SANCHEZ MACRON
Ovviamente la minaccia è stata messa sul tavolo nei pour parler al di fuori della videoconferenza ufficiale: la cinghia di trasmissione è Gualtieri-Sassoli-Centeno-tutti gli altri. Oggi Le Maire ha chiamato Scholz e Macron ha chiamato Merkel. Entrambi hanno chiesto ai loro omologhi tedeschi di convincere gli olandesi, anche perché la Germania è il paese che più ha da perdere da un tracollo italo-spagnolo: le sue linee produttive dipendono da fornitori del Sud Europa.
MARK RUTTE ANGELA MERKEL
2. SCHOLZ, PER ORA MANCA L'UNANIMITÀ UE SUL MES, NO ALLA TROIKA
(ANSA) - È sul Mes che manca l'unanimità per ora nell'eurogruppo. Lo ha detto il ministro delle Finanze tedesco Olaf Scholz. "Per noi è importante" che se si ricorre al Mes "non scatti come 10 anni fa l'invio di commissari e l'arrivo di una troika, con l'elaborazione di un qualche programma. Quello di cui adesso i Paesi hanno bisogno è la solidarietà", per salvare posti di lavoro, e investire in campo sanitario. "Questa solidarietà va organizzata velocemente. Su questo bisogna ancora discutere: non basta che si sia quasi tutti d'accordo, serve l'unanimità".