GIOVANNI GORNO TEMPINI
DAGONEWS - Vado, l'ammazzo e Gorno. Il nuovo/vecchio manager di Cdp è, come abbiamo scritto su Dagospia, espressione dell'accordo tra Guzzetti-Messina-Bazoli, nonché un chiaro ridimensionamento del bulletto fiorentino. Ma occhio a dare troppa importanza a questo cambio in corsa: i vertici Cdp sono stati nominati da Giovanni Tria nell'estate 2018 per gli esercizi 2018-2020, ovvero per soli tre anni. A Gorno resta mezzo mandato, un anno e mezzo, dopo il quale i vertici potranno essere anche rimessi in discussione.
La posizione di Fabrizio Palermo cambia poco. Lui è già stato un ''sottoposto'' di Gorno, amministratore delegato quando Palermo arrivò alla Cdp nel 2014, come direttore finanziario. Inoltre, anche se le fondazioni e il Pd si muovono per limitarlo, il rapporto con i 5 Stelle resta solido, e ora non c'è più Salvini coi suoi leghisti che potevano dar fastidio nelle strategie governative.
CDP, ASSE FONDAZIONI-PD PER FRENARE PALERMO E M5S
Andrea Greco per “la Repubblica”
fabrizio palermo luigi di maio
La decisione delle 61 Fondazioni azioniste di nominare Giovanni Gorno Tempini presidente della Cassa depositi e prestiti sancisce una nuova alleanza tra gli enti privati - padroni di un 16% che permette di mantenere i 450 miliardi di attivi Cdp fuori dalla contabilità pubblica - e il Tesoro di matrice giallo- rossa. Dietro le quinte qualcuno la chiama «una manovra a tenaglia », per riequilibrare la governance della Cassa. Da vedere se si tratti di quella formale, invariata dal 2008 come prescrive lo statuto, o quella materiale, che da un anno vede crescere i poteri dell' ad Fabrizio Palermo.
fabrizio palermo con luigi di maio
Le dimissioni di Massimo Tononi, formalizzate ieri ma decise a inizio ottobre, hanno turbato i soci privati, che sul manager puntavano per controllare i loro investimenti (oltre che quelli di Cdp) sotto l' egida del governo Conte 1, a forte impronta sovranista. E proprio nell' opposizione ad alcune iniziative interne - tra cui le nomine nella controllata Sace e la costituzione di una subholding di partecipazioni vecchie e nuove, all' insegna di un impulso statalista caro ai Cinque Stelle - si è consumata la non lunga resistenza del presidente eletto a metà 2018.
fabrizio palermo
Ieri mattina Tononi, secondo alcuni partecipanti al saluto rivolto ad alcune grandi Fondazioni, avrebbe spiegato la diversa concezione, rispetto all' ad Palermo, «sull' opportunità di gestire in modo così verticistico un' organizzazione complessa come la Cassa». In aggiunta al breve intervento avrebbe poi ricordato che Cdp «non può permettersi significativi investimenti di rischio, perché il suo capitale non è illimitato e perché l' esperienza dimostra come sia difficile gestire partecipazioni azionarie di grandi o medie aziende». II casi Saipem e Tim, o il monito Salini, sono a confermarlo.
Gli interlocutori hanno seguito attenti e concordi. Anche perché nei giorni precedenti avevano già convenuto su analoghi criteri per rintracciare il nuovo presidente di Cdp. Il leader dell' Acri (e di Compagnia di San Paolo), Francesco Profumo, aveva sintetizzato quattro parole d' ordine: «Capacità di tenere rapporti istituzionali ai più alti livelli; idoneità a rafforzare le competenze industriali di Cdp; cultura finanziaria; autorevolezza ed esperienza».
giovanni gorno tempini
Gorno Tempini, che della Cdp fu amministratore delegato dal 2010 al 2015 sotto i governi Berlusconi e Monti (poi Renzi lo sostituì con Fabio Gallia) ha sulla carta ciò che serve, in un curriculum che unisce la finanza di Mittel e Intesa Sanpaolo, l' industria di Fila e i servizi di Fondazione Fiera Milano. Conosce bene la Cassa e Palermo, di cui fu il capo quand' era direttore finanzario, come i vertici delle Fondazioni (specie Giuseppe Guzzetti, ex presidente di Cariplo che si è speso per aggregare i consensi su di lui, a fronte di alternative come Franco Bassanini, Salvatore Rossi, Matteo Melley).
A soffiare nelle vele di Gorno Tempini, e di un riordino anche politico degli equilibri nel primo volano finanziario pubblico, sarebbe oggi anche il Tesoro, che ha l' 82% della Cassa. Giorni fa risulta che in una riunione tra esponenti del Pd e il collega ministro Roberto Gualtieri si sia deciso «di alzare il tiro» sulla Cassa.
giovanni tria fabrizio palermo
Forse un primo segnale lo si avrà dal cda convocato giovedì per l' addio di Tononi e la cooptazione del successore, già con le nuove deleghe. Contrariamente alle voci, però, la nomina dei vertici di Sace, in prorogatio da mesi per difformità di proposte tra Palermo, Tononi e il Tesoro, slitterà ancora.
In ottobre il confronto anche col Tesoro "nuovo" - sul duo Edoardo Ginevra (ad) e Rodolfo Errore (presidente) ha fatto passi che potrebbero materializzarsi in una decina di giorni. Ma in un nuovo cda da convocare, per togliere dall' imbarazzo i due presidenti in staffetta. O, aggiunge qualcuno, per non dare la sensazione che il decisionista Palermo si sia liberato in un sol colpo di Tononi e di Alessandro Decio, ad di Sace con cui è in rotta da mesi.
MASSIMO TONONI