Fabio Amendolara per “la Verità”
profughi
Mentre vescovi siciliani e ultrasinistra propagandavano l' accoglienza a tutti i costi, coop e associazioni ospitavano i bambini profughi dando loro in pasto cibo avariato o di scarsa qualità, facendoli dormire su materassi recuperati nelle discariche e infestati di pulci e parassiti e, appena raggiungevano la maggiore età, ricattandoli anche per un posto di lavoro. In altri casi, sul modello Riace, venivano organizzati finti matrimoni tra clandestini e ragazze italiane per regolarizzarli.
Ieri le Procure di Catania, Gela e Marsala hanno alzato il velo sul sistema d' accoglienza marcio, scoprendo chi, nascondendosi dietro ai soliti meccanismi ideologici, in realtà lucrava sulla pelle dei migranti con i soldi delle prefetture.
MIMMO LUCANO
E così hanno messo fine al sistema criminale che girava attorno a cooperative e associazioni che sfruttavano i più deboli: migranti minori non accompagnati, ma anche anziani e disabili. Lo scopo: massimizzare i profitti economici che, poi, venivano reinvestiti in altre attività imprenditoriali che fruttavano milioni (l' affare complessivo è stato stimato in 20 milioni di euro). In due sono finiti in manette: Pietro Marino Biondi e Gemma Iapichello. I gip di Catania e Gela, invece, hanno disposto i domiciliari per Kasia Chylewska, Natale Di Franca, Paolo Duca, Clara Favatella, Giuseppina Foti, Alessandro Giannone, Giuseppe Palumbo, Liliana Pasqualino, Francesca Politi e Francesca Ventimiglia.
migranti
Coinvolti anche due dipendenti dell' Inps, Natale Di Franca, di Catania, e Paolo Duca, di Sondrio, per gli aiutini alle coop in cambio di assunzioni (la moglie di Duca è stata assunta in una cooperativa del giro incriminato). Secondo l' accusa i due funzionari pubblici avvisavano le coop prima di ispezioni e controlli. E grazie alle commistioni tra controllore e controllato il sistema andava avanti offrendo, è la tesi degli investigatori, vantaggi a entrambe le parti.
I giudici hanno anche disposto sequestri per 3 milioni di euro. Contestati i reati di associazione a delinquere, corruzione per atti contrari ai doveri di ufficio e frode nelle pubbliche forniture, tentata estorsione e maltrattamenti. I consulenti tecnici della Procura di Gela hanno accertato che, negli ultimi sei mesi, per ogni migrante le coop hanno speso per il vitto una cifra che non ha mai superato i 3 euro. Ma dalle prefetture venivano incassati 45 euro al giorno per i minori non accompagnati e 35 per i migranti maggiorenni.
Il resto era tutto business che finiva nelle saccocce dei promotori dell' accoglienza a go go.
BARCONE CON 236 MIGRANTI ARRIVA A POZZALLO
Finché alcuni immigrati non hanno protestato pubblicamente per le condizioni in cui erano costretti a vivere a Villa Daniela, una delle sedi delle cooperative coinvolte nell' inchiesta (le altre sono l' Associazione solidarietà 2.000, la cooperativa Comunità per vivere insieme, la cooperativa Pianeti diversi, la Progetto vita Onlus, la comunità il Quadrifoglio, l' Alba, la coop Fata dell' arcobaleno e l' associazione Albero della vita).
E così è partita l' inchiesta.
Che oltre a scoprire le attività illecite dei gestori dei centri d' accoglienza e i trattamenti disumani riservati agli ospiti, ha accertato anche che in una occasione Biondi e Favatella avrebbero tentato di farsi consegnare 400 euro da un giovane immigrato che ospitavano in cambio di un contratto di lavoro in una delle loro coop.
Un ricatto, visto che era l' unico modo per permettere al giovane extracomunitario di ottenere il permesso di soggiorno e la possibilità di restare in Italia.
mimmo lucano ospite di che tempo che fa 7
L' altra strada, come insegna il sindaco di Riace Domenico Mimmo Lucano, era quella di contrarre matrimonio. È bastato spostarsi di qualche chilometro, sempre in Sicilia ma questa volta a Mazara del Vallo, per scoprire quanto fosse facile: bastava sborsare 15.000 dinari (che corrispondono a circa 5.000 euro). E così i clandestini tunisini, grazie a una coppia di coniugi di Campobello di Mazara, formata da un tunisino e dalla moglie di Campobello, sposavano le ragazze italiane reclutate per conto dell' organizzazione, alla presenza di testimoni conniventi che si sono prestati a simulare il proprio assenso durante le cerimonie con rito civile che si sono svolte in diversi Comuni della provincia di Agrigento.
Ma il matrimonio non era per tutti. Solo agli scafisti dei gommoni usati per il traffico di esseri umani e per il contrabbando di sigarette veniva data questa possibilità. Le mogli, hanno scoperto gli investigatori, incassavano mille euro per il disturbo.
I mariti, invece, si trasformavano in venditori di sigarette di contrabbando all' ingrosso e continuavano a lavorare nel settore. La Procura di Marsala li ha denunciati a piede libero, proprio mentre alcuni vescovi siciliani continuano a sostenere l' accoglienza costi quel che costi. E chissenefrega dei meccanismi di illegalità diffusa. Per dirla come don Domenico Mogavero, il vescovo di Mazara del Vallo, chi è contro l' accoglienza «va contro Cristo». In questi casi, però, chi è a favore va anche contro la legge.
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