TRUMP FIRMA IL DOCUMENTO CHE RICONOSCE GERUSALEMME CAPITALE DI ISRAELE
1 - IL MONDO ISLAMICO SI RICOMPATTA «COSÌ HA SCATENATO L' INFERNO»
Alessandro Farruggia per “il Giorno”
Un muro compatto. Era dura - quasi impossibile - mettere d'accordo Arabia Saudita ed Iran, Turchia e Siria, Egitto e Qatar, Giordania, Marocco, Tunisia, fazioni palestinesi. Ma riconoscendo Gerusalemme capitale d'Israele Donald Trump c'è riuscito. Dalla Lega Araba all' Organizzazione della cooperazione islamica la mobilitazione è stata immediata. E se l' obiettivo era rilanciare il processo di pace, non poteva andare peggio: adesso sono tutti contro l' America.
«La decisione di Trump equivale a una rinuncia da parte degli Usa del ruolo di mediatori di pace», ha detto il presidente palestinese Abu Mazen in un discorso alla Nazione. «Aiuterà le organizzazioni estremistiche - ha aggiunto - a intraprendere una guerra di religione che ci trascinerà dentro guerre senza fine». Ancora più dura Hamas, l' organizzazione che governa a Gaza: «Spostando l' ambasciata, Trump ha aperto le porte dell' inferno. Chiediamo ad arabi e musulmani di agire per minare gli interessi americani nella regione».
ISRAELE E STATI UNITI
Hamas chiede anche all' Autorità palestinese di «concedere adesso piena libertà di azione alla resistenza armata» in Cisgiordania. Nella prima delle tre giornate della collera centinaia di palestinesi sono già scesi in piazza. I dimostranti hanno marciato per le strade di Gaza al grido di «Gerusalemme capitale eterna». Molte le bandiere americane e israeliane bruciate.
TRUMP FIRMA IL DOCUMENTO CHE RICONOSCE GERUSALEMME CAPITALE DI ISRAELE
«La decisione è una provocazione ingiustificata - ha detto Amed Aboul Gheit, il segretario della Lega Araba - e costruisce un colpo alle relazioni arabo-americane e al ruolo degli Stati Uniti di mediazione tra palestinesi e israeliani». Tra una settimana si riunirà anche l'Organizzazione della cooperazione islamica. L'incontro si terrà ad Istanbul per impulso del presidente turco Recep Tayyp Erdogan, in prima linea contro la decisione di Trump.
«È una decisione fuori dalla legalità, un errore enorme - ha detto Erdogan, incontrando il re di Giordania - che sarà dinamite per la pace e non farà altro che alimentare indignazione nel mondo islamico e scontri e tensioni nell' intera regione». La decisione degli Stati Uniti «è una pericolosa escalation e una sentenza di morte per la pace» ha aggiunto suo alleato ministro degli Esteri del Qatar.
L' Iran - nemico giurato d' Israele - è ovviamente durissimo. «La Palestina sarà liberata, la comunità palestinese e quella musulmana vinceranno - ha detto l' ayatollah Ali Khamenei -. Gli annunci da parte dei nemici dell' Islam di dichiarare al Quods (nome arabo di Gerusalemme, ndr) capitale del regime sionista derivano dalla loro debolezza».
GERUSALEMME
«La scelta di Trump - ha aggiunto il ministero degli Esteri iraniano - innescherà una nuova Intifada». E al coro si uniscono anche i governi arabi più vicini agli Stati Uniti, dall' Egitto alla Giordania, fino all' Arabia Saudita, perno arabo del nuovo Medio Oriente di Trump. L' altro ieri il re saudita Salman Al Saud aveva detto che lo spostamento dell' ambasciata americana avrebbe rappresentato «una flagrante provocazione per i musulmani. Ieri anche il re di Giordania Abdallah II ha sottolineato che «Gerusalemme è la chiave di qualsiasi accordo di pace, la chiave per la stabilità della regione», e ha condannato la scelta di Trump. Più isolati di così, è difficile.
2 - ISPI: IL PROCESSO DI PACE ERA IN FASE DI STALLO: «NON CI SARÀ UNA NUOVA INTIFADA IL VERO OBIETTIVO È ISOLARE L' IRAN»
Alessandro Farruggia per “il Giorno”
GERUSALEMME
Professor Paolo Magri quale è il fine di Donald Trump nella 'operazione ambasciata'?
«Da una parte c' è l' elemento che sembra accomunare le decisioni prese finora da Trump: la volontà di tenere fede alle promesse elettorali tramite decisioni unilaterali del presidente e la volontà di ribaltare l' operato del suo predecessore Barack Obama. Dall' altra parte però c' è anche la consapevolezza che il processo di pace tra Israele e Palestina ha subito una pericolosa battuta d' arresto negli ultimi anni. Per questo motivo probabilmente Trump proverà a forzare la mano, aprendo la strada all' imposizione del piano statunitense e saudita per la pace. Difficile però dire se gli effetti potranno essere positivi».
I Paesi musulmani sono insorti ed era prevedibile. Dice Erdogan che la mossa di Trump «sarebbe un beneficio per i gruppi terroristici».
trump netanyahu
Esagera?
«Il rischio di un aumento della violenza in seguito alla decisione di Trump esiste. Non credo si arriverà a una nuova intifada, ma rappresaglie e azioni mirate da parte di frange estremiste palestinesi sono possibili. Almeno a livello retorico poi la decisione del presidente Usa sembra avere compattato un fronte che comprende Paesi molto diversi: dall' Arabia Saudita alla Turchia all' Iran».
Trump spera di rinsaldare un asse anti Iran tra i Paesi sunniti che ruotano attorno a Riad e su questo arrivare a un piano di pace?
DONALD TRUMP BENJAMIN NETANYAHU
«Questa lettura è esattamente la più accreditata al momento, ed è in grado di spiegare il perché della improvvisa accelerazione di Trump. Si riporta infatti di un accordo raggiunto in maniera informale nei mesi scorsi tra Jared Kushner, genero di Trump nonché colui che gestisce il dossier israeliano, e Mohammad bin Salman, erede al trono saudita, in base al quale l' Arabia Saudita sarebbe disponibile a una normalizzazione dei rapporti con Israele in cambio di un solido appoggio alla politica anti-iraniana di Riad.
hamas gaza israele
Se guardiamo alle recenti mosse saudite quali l' isolamento del Qatar e le pressioni sul primo ministro libanese Hariri, tutte improntate al respingimento dell' influenza iraniana nella regione, possiamo trovare conferma del fatto che il rinsaldamento di un asse anti Iran sia in cima all' agenda delle priorità della leadership saudita».
3 - GERUSALEMME: HAMAS CHIAMA ALLA NUOVA INTIFADA
(ANSAmed) - "Facciamo appello per una nuova intifada contro l'occupazione e contro il nemico sionista, ed agiamo di conseguenza": lo ha affermato il leader politico di Hamas, Ismail Haniyeh, in un discorso pronunciato dalla propria abitazione a Gaza e trasmesso dall'emittente di Hamas 'al-Aqsa tv', mentre nelle strade della città si notano numerose manifestazioni di protesta contro gli Stati Uniti. "Il riconoscimento di Gerusalemme quale capitale di Israele è una dichiarazione di guerra nei nostri confronti", ha aggiunto.
HAMAS
4 - GERUSALEMME: NETANYAHU, ALTRI PAESI SEGUIRANNO GLI USA
(ANSAmed) - Benyamin Netanyahu è tornato oggi a felicitarsi con Donald Trump per il riconoscimento di Gerusalemme quale capitale di Israele ("Ha legato per sempre il suo nome con la storia della nostra capitale") e ha rivelato che altri Paesi potrebbero seguire il suo esempio. "Siamo in contatto con altri Paesi affinché esprimano un riconoscimento analogo - ha detto il premier in un discorso al ministero degli Esteri - e non ho alcun dubbio che quando l'ambasciata Usa passerà a Gerusalemme, e forse anche prima, molte altre ambasciate si trasferiranno. E' giunto il momento".
5 - GERUSALEMME: ERDOGAN, REGIONE GETTATA IN CERCHIO DI FUOCO
DONALD TRUMP BENJAMIN NETANYAHU
(ANSA) - Riconoscendo Gerusalemme come capitale di Israele, Donald Trump ha "gettato la regione in un cerchio di fuoco". Così il presidente turco Recep Tayyip Erdogan, nella sua prima dichiarazione dopo l'annuncio della Casa Bianca, pronunciate prima di partire per una storico visita in Grecia. "Se Trump dice 'Sono forte, quindi ho ragione', si sbaglia. Chi ha ragione è forte. E qui siamo noi ad avere ragione", ha aggiunto Erdogan, annunciando l'intenzione di condurre una serie di consultazioni internazionali sul caso, tra cui una telefonata con papa Francesco.
ERDOGAN