Massimo Sanvito per “Libero quotidiano”
rifiuti dopo il rave a mezzano
Erano arrivati in oltre diecimila, da ogni parte d'Italia e oltre. Colonne di furgoni e auto carichi di casse, alcolici e droghe per raggiungere l'enorme distesa verde di Valentano (Viterbo), sulle rive del lago di Mezzano, per un rave party no stop. Ci fu un morto annegato, cani lasciati morire di sete sotto il sole, diversi stupri, persino un parto.
Mandrie di zombie che vagavano strafatti, storditi dalla musica e dalle pasticche, con gli occhi persi nel vuoto. Ci furono saccheggi di bar e case nei centri più vicini. Fu rubato gasolio dall'azienda agricola lì vicina e una ventina di persone che alloggiavano nell'agriturismo furono costrette a scappare.
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Per quell'inferno durato 72 ore, a cavallo di Ferragosto, tra illegalità, tra illegalità un'area privata, la procura ha citato a giudizio una sola persona per invasione di terreni: tale Adurel Karafili, 34 anni, albanese, disoccupato e nullatenente. Solo lui su quindicimila persone. E la domanda sorge spontanea: com' è possibile? Il processo comincerà a marzo dell'anno prossimo.
PARADOSSO
Il quadro è a dir poco grottesco. Perché se dopo otto mesi di indagini si arriva a portare in tribunale una persona soltanto, pescata chissà come nella mischia, è abbastanza ridicolo. Tanto è vero che Piero Camilli, al secondo mandato di sindaco a Grotte di Castro (Viterbo), imprenditore, ex presidente del Grosseto e della Viterbese, ma soprattutto proprietario di quei terreni devastati dalla follia degli organizzatori e dei partecipanti del rave (o meglio: del "Teknival", come lo chiamarono), pochi giorni fa ha ricevuto la notifica da parte della procura di Viterbo.
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«Mi hanno detto che sarò persona offesa nel procedimento contro una sola persona, un albanese che si trova in galera a Frosinone ma c'erano diecimila persone, io dovrei rifarmi soltanto sudi lui?», ha commentato Piero Camilli all'Agi.
Il 19 agosto, quando gli occupanti lasciarono l'area grazie alla mediazione della Questura, cominciò subito la conta dei danni: della bellezza di 300.000 euro quelli quantificati dal proprietario.
BENEFICENZA
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«Li vorrei dare tutti in beneficenza alla Croce Rossa. Io vivo del mio lavoro», ha spiegato Camilli. Che ha anche citato il ministero dell'Interno in via civilistica. L'inchiesta della procura è stata piuttosto complessa, considerata l'oggettiva difficoltà nel rintracciare gli organizzatori in mezzo a migliaia e migliaia di persone. Verissimo. Però i risultati lasciano alquanto a desiderare. Camilli non se ne capacita: «Se non si riescono a identificare i responsabili allora dovrebbe risarcirmi lo Stato». Come dargli torto? «$ paradossale che ci sia un solo imputato, penso e spero che la Procura stia lavorando a qualcosa di più ampio e che questa sia soltanto la punta di un iceberg», ha dichiarato Enrico Valentini, legale della famiglia Camilli. Per il reato in questione è prevista una pena massima di due anni ma con ogni probabilità si arriverà, al massimo, a una multa. Camilli la chiude con una battuta: «E adesso come posso rifarmi su una sola persona? $ una roba da film di Totò». Perché c'è davvero da ridere.
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