Giacomo Amadori e François De Tonquédec per “la Verità”
carlo de benedetti repubblica
L'Istituto nazionale per la previdenza sociale presieduto da Pasquale Tridico dopo anni di prudenza ha deciso di prendere provvedimenti nei confronti dei prepensionati del gruppo Gedi, che avrebbero ottenuto anzitempo l'assegno previdenziale in modo truffaldino. La lentezza dei provvedimenti potrebbe essere stata dettata dall'idem sentire di alcuni dirigenti e giornalisti della casa editrice e dei vertici dell'ente nominati dalla sinistra, a partire da quel Tito Boeri che del quotidiano La Repubblica è anche apprezzato collaboratore.
pasquale tridico presidente inps foto di bacco
Il 24 maggio scorso il pm romano Francesco Dall'Olio ha firmato l'avviso di conclusione delle indagini nei confronti di 101 persone e di cinque aziende del gruppo Gedi coinvolte in una presunta truffa aggravata ai danni dell'Inps che avrebbe erogato 22,2 milioni di euro di assegni pensionistici non dovuti, mentre, grazie alla frode, la casa editrice e le sue collegate avrebbero risparmiato 38,9 milioni di euro di costi del personale.
La notifica dell'atto è in fase di completamento. Ma a settembre, l'Inps in una riunione in Procura ha annunciato di aver deciso di sospendere in autotutela i trattamenti contestati. Non conosciamo il numero di quelli già bloccati dato che all'Inps sostengono di non poterlo rivelare «essendo il procedimento penale aperto e non essendoci ancora stato un formale giudizio».
Anche se la decisione è arrivata pochi mesi dopo la chiusura delle indagini e quindi con fatti finalmente cristallizzati a livello giudiziario, in via Ciro il Grande erano al corrente da anni di questa complessa vicenda.
Inps
Le indagini sui prepensionamenti irregolari sono partite da una mail recapitata all'ente previdenziale nel maggio del 2016 in cui veniva svelato il sistema truffaldino per accedere ad ammortizzatori sociali come pensione anticipata e cassa integrazione. Già nel 2012 un anonimo aveva segnalato anomalie, ma l'allora direttore dell'Inps della Lazio, Gabriella Di Michele, aveva riferito che «il controllo effettuato a livello amministrativo sulle posizioni dei dipendenti del gruppo L'Espresso (oggi Gedi, ndr) è risultato regolare e, pertanto, non sembrano esserci elementi tali da suffragare la segnalazione anonima».
gruppo editoriale gedi
Quattro anni dopo, un ex controller di Elemedia, la società che raggruppa le emittenti radiofoniche del gruppo Gedi, aveva annunciato a Boeri che avrebbe presentato «formale esposto alla Guardia di finanza» e si era detto fiducioso del fatto che Boeri avrebbe fatto «le dovute verifiche» e proceduto «senza esitazione, a differenza di quanto ha fatto la Cgil, per riportare giustizia». Il dg Massimo Cioffi ordinò un'ispezione e nel 2018 la Procura aprì un procedimento.
Quattro anni fa, però, venne revocata solo una pensione, avendo l'Inps effettuato «un'analisi suppletiva che ha portato a non riconoscere come validi i periodi riscattati». Con Tridico sembra che tutto sia rimasto fermo sino a settembre, quando la notizia dell'avviso di fine delle indagini aveva iniziato a girare e il governo appoggiato dal Partito democratico, grande sponsor (ricambiato) del gruppo Gedi, era caduto.
RODOLFO, CARLO, EDOARDO E MARCO DE BENEDETTI
Dopo la vittoria del centrodestra alle elezioni, anche se potrebbe essere una semplice coincidenza, sono partite le lettere con le revoche di altre pensioni. Noi abbiamo intercettato «il provvedimento di annullamento in autotutela del provvedimento notificato in data 18 novembre 2009 in materia di "contributi-rendita vitalizia"» indirizzato all'ex archivista del gruppo Anna Piludu, andata in pensione nel 2010 a 53 anni.
Il prepensionamento sarebbe stato reso possibile grazie a una copia falsificata dell'attestato sostitutivo del suo libretto di lavoro da cui risultavano 160 settimane di marchette pagate da una ditta per cui non aveva mai lavorato e che neanche conosceva. Un artifizio che ha permesso di colmare un periodo contributivo ancora mancante di tre anni e di raggiungere con questa «rendita vitalizia» i requisiti per la prestazione pensionistica.
inps
La motivazione della decisione della revoca è la seguente: «A seguito di verifiche effettuate sulla pratica di rendita vitalizia in oggetto, sono emerse incongruenze nei documenti presentati a supporto dell'istanza stessa, che ne inficiano la validità e ne determinano la revoca in autotutela».
Non sfuggirà che non vengono citate le indagini della Procura e della Guardia di finanza e che questo tipo di rilievo, forse, poteva essere avanzato già nel 2012 o almeno tra il 2016 e il 2018. Ma, forse, all'epoca, il gruppo Gedi non era aggredibile dall'istituto con serenità.
Monica Mondardini
L'annullamento della rendita vitalizia e della collegata pensione è stato disposto non essendo «decorso un periodo di tempo eccessivamente ampio dall'emanazione dell'atto stesso» ed essendo stato «rilevato sussistente e prevalente [] l'interesse pubblico». Nell'avviso di chiusura delle indagini inviato dalla Procura le accuse vanno, a vario titolo, dalla truffa aggravata ai danni dello Stato all'accesso abusivo a sistema informatico alla responsabilità amministrativa da reato (per cinque aziende della holding), ai sensi del decreto legislativo 231, nei confronti del gruppo Gedi, della concessionaria pubblicitaria Manzoni, della Elemedia, della Gedi news network e della Gedi printing.
Nel documento sono elencate 101 persone a cui è contestata la truffa: 79 prepensionati (altri due sono deceduti), di cui 16 dirigenti; 17 manager (compresi due prepensionati), quattro sindacalisti della Cgil (di cui due prepensionati), due funzionari Inps (a cui, insieme con 16 dirigenti, è contestato anche l'accesso abusivo) e altre due figure minori.
monica mondardini
I quattro principali indagati sono considerati l'ex amministratore delegato del gruppo Monica Mondardini, attuale ad del gruppo Cir, la cassaforte della famiglia De Benedetti (vecchi proprietari di Gedi), il capo delle risorse umane Roberto Moro, il suo vecchio vice Romeo Marrocchio, il direttore generale della divisione Stampa nazionale Corrado Corradi.
Le frodi, come abbiamo scritto a gennaio, sarebbero state sostanzialmente di quattro tipi: fittizi demansionamenti di dirigenti a quadro per fargli ottenere i requisiti previsti dalla normativa di settore per i prepensionamenti; illeciti riscatti di annualità (a spese dell'azienda) «asseritamente» lavorate, come nel caso della Piludu, con la complicità di funzionari Inps e la falsificazione dei libretti di lavoro; utilizzo in veste di collaboratori esterni, nelle stesse società del gruppo, di dipendenti prepensionati in quanto falsamente indicati come esuberi; trasferimenti di personale eseguiti (in svariati casi solo sulla carta) per poter accedere «indebitamente» agli scivoli previsti per la sede/società di destinazione.
roberto moro
A dicembre il gip Andrea Fanelli ha ordinato di «congelare» il presunto corpo del reato ovvero l'illecito profitto per Gedi, quantificato dai pm, come detto, in 38,9 milioni di euro. Il giudice ha, invece, rigettato la richiesta di sequestro preventivo degli assegni previdenziali indebitamente erogati. Infatti Fanelli ha chiesto il ricalcolo del «profitto illecito percepito dai singoli dipendenti» che, a suo giudizio «e pari all'importo netto della pensione» e non a quanto sborsato dall'Inps. Nove mesi dopo, contemporaneamente all'arrivo al governo del centrodestra, l'istituto ha iniziato, in autonomia, a bloccare le pensioni degli indagati e a chiedere la restituzione degli assegni che sarebbero stati indebitamente incassati.
corrado corradi foto di bacco