Alessandro Ferrucci per il “Fatto quotidiano”
L' attore per un applauso spesso è disposto a giocarsi la madre, Tullio Solenghi a 11 anni sul piatto della vita ha rilanciato con la scuola: "Il primo pubblico sono stati i compagni di classe, il primo copione le imitazioni dei professori, la docente di Fisica la vittima preferita. Un giorno, e come al solito, mi dedico a lei e alle sue nevrosi, a un certo punto la classe ammutolisce. Non capisco. Insisto. Carico ancor di più la parodia. Poi una mano mi batte sulle spalle: era lei. Sospeso tre giorni".
TULLIO SOLENGHI E MASSIMO LOPEZ
Da allora il palco non lo ha più mollato, dai due o tre spettatori degli anni Settanta insieme all' amico Beppe Grillo, fino agli oltre quattordici milioni degli Ottanta e primi Novanta quando il Trio (con Anna Marchesini e Massimo Lopez) regalava gioie ai fan e alla Rai.
"Per me il palco è una questione di rispetto, è un grazie per l' affetto dimostrato in questi decenni. Se mollassi, lo vivrei come un tradimento mio nei loro confronti". Così gira l' Italia con quattro letture-monologhi dedicati a Iliade, Odissea, Decamerone e Paolo Villaggio. E da ottobre è di nuovo in tournée con il collega e amico ("fraterno") Massimo Lopez ("prima tappa Pesaro e poi in giro per l' Italia"). Tre testi "classici", più Villaggio.
L'anno scorso a Genova ho condotto una serata dedicata a Paolo, e in quell'occasione leggo un suo pezzo su Fantozzi a Ferragosto; alla fine la figlia mi abbraccia: "Per la prima volta ho risentito la voce di mio padre". Da lì è nata l' idea di portare a teatro il Villaggio scrittore e autore. Scrittore fantastico Nei primi anni Ottanta è stato l' autore italiano maggiormente venduto in Russia, davanti a Moravia e Calvino. Magari trovavano una sorta di analogia con i personaggi creati da Gogol.
Voi, amici?
IL TRIO MARCHESINI SOLENGHI LOPEZ
Ci conoscevamo, ogni tanto ci incontravamo, ma amici no; poi lui era uno molto tosto da frequentare, però un genio assoluto, per me è il Santo Graal della comicità, uno in grado di andare completamente contro corrente: è stato il primo a rivoluzionare anche il ruolo del bravo presentatore.
Imprevedibile.
Una volta annunciò in televisione Milly (celebre cantante), oramai anziana, con la frase: "E allora signore e signori, per speciale concessione del museo delle cere, ecco a voi Milly!".
Feroce.
Sì, anche umanamente. Quando si definiva una "merdaccia umana", era conscio di non mentire del tutto.
TULLIO SOLENGHI E ANNA MARCHESINI
Lei è della generazione di Grillo e Ricci.
Nel cabaret ho debuttato a Milano nel 1977 e insieme a Beppe: al Refettorio avevo il primo tempo, lui il secondo.
Ancora sconosciuti.
Totalmente, a volte con appena tre spettatori in platea; una sera Beppe entra soddisfatto nel camerino: "Tullio è andata benissimo: questa sera siamo riusciti a far ridere quasi il 70 per cento dei presenti". Quindi due su tre
Ricci già scriveva i testi a Grillo?
No, Antonio in quegli anni provava la carriera da cabarettista, esattamente come me e Beppe, solo che lui soffriva come un matto. Poi capì che la strada era un'altra, e divenne autore.
Soffriva così tanto?
L'intrattenere, il salire sul palco, non era il suo mestiere.
SOLENGHI
E per lei?
I primi due anni sono stati veramente duri, gavetta pura, sperimentazione, la ricerca dei giusti tempi comici, imparare a capire la platea, quali sono le giuste sfumature per tenere in piedi la serata; insomma, in quei due anni mi è cresciuto il necessario pelo sullo stomaco, specialmente in discoteca.
Come, discoteca?
Allora i locali, per darsi un tono, a un certo punto stoppavano la musica e chiamavano il comico-vittima a salire sul palco, e nove volte su dieci scattava immediatamente un coro: "Nooooo, facce ballà! Facce cantà!"
Bel clima.
Per fortuna spesso si ricredevano, ma non era semplice.
Le hanno mai tirato qualcosa?
No, giusto qualche serata non proprio riuscita.
IL TRIO MARCHESINI SOLENGHI LOPEZ CON ALBERTO SORDI
Dubbi sull'andare avanti?
Quelli comprendevano solo la sfera della riuscita finale: non avevo la certezza di poter vivere di questo mestiere; perché allora eravamo tantissimi, e ci ricordiamo solo di quelli arrivati a meta, mentre il gruppo era veramente vasto.
Fortuna, perseveranza e capacità.
Al sessanta per cento è necessario il talento, poi un venti di scuola e di tecnica; il resto rientra nelle combinazioni fortunate, le classiche sliding doors.
Secondo alcuni suoi colleghi, l' attore è "ladro"
Più che rubare, direi "assorbire come una spugna", perché questo mestiere è un' arte, o un artigianato, poi sintetizzato da ognuno con le caratteristiche personali.
Da chi ha assorbito?
solenghi
Il primo è stato Alberto Lionello: in teatro ho debuttato con lui, e con lui, ad appena 21 anni, ho recitato a Londra davanti a Laurence Olivier; una felicità immensa, emozionato come giusto, nonostante non avessi neanche una battuta a disposizione.
Ha iniziato con il teatro classico, poi si è buttato sul comico.
Dopo sette anni di Teatro Stabile, tra Shakespeare, Molière e Brecht, a un certo punto non sono più cresciuto, mi sono reso conto di non riuscire a conquistare l' ultimo centimetro necessario per il salto di qualità, e ancora oggi non ho capito neanche il motivo. Non ero male.
Va bene, in sintesi?
Mi ero rotto le palle.
E via con il cabaret.
IL TRIO LOPEZ MARCHIESINI E SOLENGHI
Una sera vado al Derby, finalmente un provino con lo storico proprietario: mi fece esibire alla fine della serata, mentre stavano smontando il palco; il pubblico per il test era un nucleo di cinque camerieri arruolati dallo stesso Bongiovanni: "Cazzo, sei bravo, si libera un posto a febbraio". Peccato che era ottobre e non potevo permettermi di aspettare.
Proietti sostiene: "Un attore per un applauso è disposto a tutto".
È abbastanza vero, ma per me questa tendenza è stata smussata dopo la nascita del Trio: nessuno dei tre invadeva il terreno degli altri, c' era il rispetto per la battuta, per i tempi altrui; e ancora oggi non amo salire da solo sul palco, patisco la solitudine in scena. (Riflette) Comunque per un tutto esaurito, un attore è disposto a vendere la madre, il padre, la zia e pure il vicino.
Angoscia del sipario?
Un tempo sì, oggi no; oggi l'ansia mi può assalire su questioni pratiche, e su questo mia moglie mi prende in giro: "Vai in tournée con quattro copioni e dormi tranquillo. Si rompe l’irrigatore del prato e passi la notte in bianco".
IL TRIO MARCHESINI SOLENGHI LOPEZ
Da solo ha affrontato un provino con Strehler.
Cercava dei giovani per il Re Lear, quindi da Genova parto per Milano, e mi trovo davanti una sorta di catena di montaggio composta da una fila di sciagurati, ansiosi di mostrare al maestro le proprie presunte capacità: entravano da una parte, uscivano da quella opposta con l' eco della frase più mortifera del nostro mestiere: "Grazie, lasci le foto, le faremo sapere".
E lei?
Entro, lui seduto in platea, mi domanda il nome, e subito dopo inizia a parlare con il tecnico delle luci. Quindi mi fermo. "Cosa fa? Perché non prosegue?". Maestro, aspetto la sua attenzione. "Ah, stiamo messi bene" Ricomincio, recito tutto il monologo e senza interruzione. Tutto. A metà non vedo più la sua chioma bianca, non mi fermo: ho sempre avuto il dubbio fosse andato in bagno. Quindi, niente. Grazie, lasci le foto, le faremo sapere.
Ha recitato in un cult del 1980: "La moglie in vacanza l' amante in città".
lopez solenghi
Film accettato per portare a casa lo stipendio, però non nego un certo divertimento.
Conteso tra due icone sexy.
Come personaggio avevo il pregio e la fortuna di incarnare il sogno degli italiani di allora: ero sposato con la Bouchet e la tradivo con la Fenech.
Il primo giorno.
Arrivo sul set, indosso l' accappatoio d'ordinanza, e domando al regista quale scena avremmo girato. "Non ti devi cambiare, spogliati: iniziamo con quella di sesso". Sbianco.
Sotto avevo la canottiera, roba da sfigato, quindi con una scusa corro al bagno, me la tolgo e la infilo nello sciacquone. Risultato: ho intasato tutto.
La tv la stressava?
GRILLO E BAUDO
Lì è diverso: la risposta non è immediata, ma arriva il giorno dopo a seconda dell' ascolto. Gianni Boncompagni, l'uomo più spiritoso dopo Villaggio, diceva: "In Rai, le persone che incontri, ti svelano il loro risultato Auditel dalla sola espressione del viso". Gli afflitti erano sempre intorno al tre per cento di share, i raggianti toccavano e superavano il 18.
Il 18 lo avete superato, eccome.
Con numeri incredibili.
Voi e il successo.
Sotto l' aspetto divistico non ce ne siamo accorti, ricordo sempre che scherzavamo su un dato: mai conquistata la Freccia Alata di Alitalia.
La Marchesini soffriva un po' le attenzioni dei fan.
tullio solenghi ennio morricone quentin tarantino david di donatello
Ha sempre manifestato un' idiosincrasia per la folla e le foto, ma a prescindere se erano dieci o cento persone; era proprio parte di lei.
Molto più di cento.
A un certo punto la nostra condizione la definivo modello-Duran Duran: una volta sono scappato da un museo perché riconosciuto da una scolaresca; loro correvano verso di me, io fuggivo.
Osannati.
Durante una replica pomeridiana al Sistina di Roma, arrivarono i carabinieri dietro le quinte: "C' è stata una telefonata anonima per una bomba in platea: per cortesia inviti gli spettatori a uscire dalla sala per un inconveniente tecnico". Ma non ci credono, azzardo. "Vada!". Esco: applauso. Parlo: risate e applauso. Esco, rientriamo tutti e tre: applauso lunghissimo. Anna invita a uscire dal teatro: risate e applauso. A quel punto, preoccupati, salgono sul palco i carabinieri: applauso pure per loro.
LUANA COLUSSI RAIMONDO VIANELLO
Alla fine?
Il tenente si mette a urlare: "C' è una bomba in platea!". Applauso e ola. Così accendiamo le luci e fingiamo la fine dello spettacolo. Usciti dal teatro incontriamo un fan: "A grandi! Ma come ve vengono st' ideee come a bomba?"
Lei, oggi.
Come dicevo, dopo aver raggiunto il pienone, se non vai in tournée hai il timore di deludere le persone; oramai sono talmente tanti anni di palcoscenico, che quando salgo sul palco ho la sensazione di avere in platea un folto numero di parenti.
Dopo la fine del Trio, ha mai giudicato quell' esperienza come troppo invasiva?
pippo baudo al funerale di Raimondo Vianello
Mai. L'unico "che palle" l' ho avvertito gli ultimi tempi del sodalizio, quando la verve, l'ispirazione si era completamente esaurita. Attenzione: noi siamo sempre stati gli unici autori dei nostri spettacoli, non ci siamo mai affidati ad altri.
Ma ha faticato per diventare Tullio Solenghi, e basta?
È stata una lotta, ma era inevitabile, così come agli inizi, quando sono sceso da Sant'Ilario per conquistare il mio futuro; da allora mi sono sempre sentito e definito un "ragazzo di montagna".
Wikipedia specifica: lei è ateo.
Mi definisco un razionalista kantiano.
Un concetto semplice.
Ateo lo trovo un po' greve.
antonio ricci beppe grillo
La sua sembra una supercazzola.
Allora mi spiego: sono nato all' ombra di un campanile, da piccolo sono stato chierichetto, sono poi cresciuto con la figura di Don Milani e con madre super religiosa, molto dispiaciuta quando a Sanremo ho interpretato la parodia di San Remo
Credenziali appurate.
In particolare da dieci anni a questa parte amo studiare la fisica dell' universo, il mio nume tutelare è Einstein e ho avuto la fortuna di conoscere Margherita Hack; quindi i miei interessi sono ampiamente lontani dalle suggestioni religiose.
MARGHERITA HACK AL VOLANTE
Domani sono due anni dalla morte della Marchesini.
(Silenzio, e poi un lungo sospiro) Ci penso. Ci manca. E allo stesso tempo ci appartiene: quando sono in scena con Massimo, una parte di lei è in scena con noi, perché dodici anni insieme, e vissuti così intensamente, in qualche modo ci hanno scolpito, sono entrati reciprocamente dentro le nostre sensibilità.
Anna Marchesini.
Nei primi tempi del Trio lei era molto presente; è sempre stata una molto dura, intransigente, la chiamavamo "La lupa" per la forza, il coraggio e la determinazione. Fu lei la prima a dire di no a Berlusconi.
trio anna marchesini
Vi voleva ingaggiare.
Ci chiama in via dell' Anima con in mano la proposta scandalosa: "Questo è un assegno in bianco, decidete voi la cifra". Poi per creare la giusta atmosfera accende un televisore su Canale 5, e con atteggiamenti charmant si presenta con in mano dello champagne. Mai festeggiare prima del tempo. "Allora, signora Marchesini, cosa le piace delle mie trasmissioni?". Silenzio. E lei: "Nulla".
Lei è svenuto.
Eravamo d'accordo. E questa sua non diplomazia mi manca tantissimo, bilanciava il mio pragmatismo; ma 12 anni con lei mi hanno migliorato.
ANNA MARCHESINI
Cosa si augura dalla vita?
Di mantenere sempre il distacco ironico sulla realtà e di trasmetterla ai miei due adorati nipoti, Samuele e Filippo; l' ironia al servizio della propria esistenza e non solo come mestiere, anche a costo di diventare un elefante dentro la famosa cristalleria.
Un sorriso per non venir seppelliti.
ANNA MARCHESINI
Su questa lunghezza d' onda il mio punto di riferimento è Vianello e c'è una storia che rende plasticamente quanto dico: Baudo va a cena da Sandra e Raimondo; Sandra è in crisi depressiva violenta, quasi si butta dalla finestra, la calmano, le danno dei sedativi. Si addormenta, finalmente. A quel punto Pippo saluta: "Va bene, la serata è finita".
E invece Raimondo risponde: "Qui sotto c' è una pizzeria, Sandrina tanto si è addormentata, mangiamo qualcosa?". Scendono. Vicino al portone, Raimondo si ferma e guarda il portiere: "Oh, se cade qualcosa dalla finestra, è roba nostra".
ANNA MARCHESINI