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    ANDAVO AL MASSIMO! – RICORDI E PECCATI DI VASCO ROSSI, ALLA VIGILIA DELL'ENNESIMO TOUR: “ALL'INIZIO DEGLI ANNI ’80 HA AVUTO  UN PERIODO DI ECCESSI E DI MOLTA CREATIVITÀ. USAVO SOSTANZE PER STARE SVEGLIO DUE O TRE GIORNI A SCRIVERE CANZONI E DORMIRE ERA COME PERDERE TEMPO. MI RENDEVO CONTO CHE STAVO ESAGERANDO” – “IO PARTO DA ‘GIOVANE STRONZO’. ERO UNA TESTA DI CAZZO. DIRE CHE SONO DIVENTATO UN POETA È ECCESSIVO... SPERO DI MORIRE SUL PALCO” – “LA CANZONE PERFETTA È ‘VITA SPERICOLATA’, QUELLA DELLA SVOLTA È ‘OGNI VOLTA’” – VIDEO


     
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    Estratto dell'articolo di Andrea Laffranchi per “Sette - Corriere della Sera”

     

    vasco rossi vasco rossi

    […] Siamo alla vigilia del tour estivo, 10 date, negli stadi ovviamente e altrettanto ovviamente sold out, e Vasco Rossi si racconta nel suo quartier generale bolognese sulla via Emilia. «Parto e non torno a casa fino a fine tour: è un lungo viaggio dove si vive in un’altra dimensione con orari precisi e un clima mentale particolare. Ricomincio lo show dell’anno scorso, con una scaletta diversa e anche qualche cambiamento nella band, ma vado dove non suono da tempo, Bologna, Palermo, Salerno, e ripasso da Roma».

     

    Giovane promessa, solito str...o, venerato maestro. In quale delle fasi della carriera teorizzate da Arbasino senti di ricadere?

    «Io parto da giovane str...o. Ero una testa di c...o. Dire che sono diventato un poeta è eccessivo. Io faccio canzone d’autore, che chiamo così per distinguerla dalle canzonette degli Anni 60: è un tipo di arte moderna che mette insieme poesia e musica».

     

    VASCO ROSSI 45 VASCO ROSSI 45

    La cultura considera la poesia una forma di espressione artistica alta e la canzone bassa...

    «A me non piace nemmeno chiamarla musica leggera. È qualcosa di pesante: commuove, convince, sostiene, comunica emozioni forti e potentissime. A scuola la poesia non mi piaceva troppo. C’era questa cosa del doverle imparare a memoria e poi le consideravo cose sempliciotte tipo “la donzelletta vien dalla campagna...”. Ne ho capito il valore dopo aver scoperto i cantautori. De Andrè, il primo, mi ha aperto un mondo. Poi De Gregori e Guccini».

     

    […]

     

    VASCO ROSSI VASCO ROSSI

    Hai sentito il traguardo dei 70 anni?

    «Le cifre tonde colpiscono, ma era stato peggio con i 60. Allora sentii suonare la campana. Come la musica che mettono in chiusura di serata nei locali: puoi rimanere ancora, le luci sono accese e non ti buttano fuori, ma... Con i 70 invece sono arrivato al punto in cui mi dico “faccio quello che mi pare perché dal futuro che c’è ancora non possono arrivare grandi fregature”. Non è una cifra tonda, ma il Covid è stato un momento di crisi perché ho capito che dipendo dall’andare sul palco».

     

    E come sarà se non potrai più fare concerti?

    «Spero di morire sul palco... In realtà lavoro su me stesso per cercare un senso indipendentemente dai progetti di lavoro. Devi imparare a vivere il momento, il presente».

    VASCO ROSSI 1 VASCO ROSSI 1

     

    Aiuta l’amore per la filosofia?

    «Mi piace leggere, sono una persona curiosa. Ho fatto una scuola tecnica, ci hanno insegnato per tre anni ragioneria, una cosa che impari in una settimana con un corso, e nulla di filosofia. E quindi l’ho scoperta da me».

     

    E il presente come si cattura?

    «Per anni ho provato a fare meditazione. Pensavo di sbagliare perché mi concentravo sul respiro e a un certo punto arrivavano altri pensieri a distrarmi. Leggendo Jon Kabat-Zinn, un esperto di pratiche di consapevolezza, ho capito che quei pensieri ci stanno, basta che non li giudichi e che li lasci andare.

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    Da lì sono passato al buddismo e ho scoperto che a farci soffrire sono i nostri pensieri, i desideri, le aspettative e gli attaccamenti. Se si fosse diffuso il buddismo, invece di altre religioni, sarebbe andata meglio al mondo».

     

    In un’intervista del 1983 dicesti: «Io non diventerò mai vecchio, morirò prima».

    «Stavo andando al massimo. Era un periodo di eccessi e di molta creatività. Facevo tutto con l’obiettivo di scrivere canzoni e arrivare al cuore della gente. Vivevo in un capannone nella zona industriale di Bologna, usavo sostanze per stare sveglio due o tre giorni a scrivere canzoni e dormire era come perdere tempo.

     

     Ero anche pronto a sacrificare la vita per quello, ma non nel senso che volessi morire o suicidarmi. Mi rendevo conto che stavo esagerando. Ho fatto tutto coscientemente. Non ci sono caduto dentro. Ho vissuto quel viaggio e sono finito contro il muro. Ma non per un incidente stradale».

    vasco rossi foto di bacco (7) vasco rossi foto di bacco (7)

     

    Che muro?

    «Quello del bigottismo ipocrita e della caccia alle streghe che mi ha fatto diventare il capro espiatorio di un periodo in cui si facevano praticamente tutti. Sono stato l’unico al mondo a essere denunciato dal suo fornitore (un infame). Venni arrestato e prima che il pm si degnasse di incontrarmi passai cinque giorni in isolamento. Ho usato quell’esperienza per fare reset».

     

     

    Il Vasco pericolo pubblico...

    vasco rossi foto di bacco (6) vasco rossi foto di bacco (6)

    «Sembravo scapigliato e fuori di testa, ma ho sempre avuto le idee chiare. Fino a 20 anni pensavo si potesse cambiare il sistema, dopo ho costruito un sistema mio. Mi sono inventato un lavoro come disc jockey con la radio private e poi è partita questa avventura delle canzoni. Ho imparato dai cantautori, ma sono stato il primo, assieme a Nannini e Bennato, a usare il linguaggio del rock in italiano».

     

    La canzone della svolta?

    «Con Ogni volta ho trovato la mia strada nella scrittura dei testi. Era la sintesi del linguaggio: ti dico una cosa, ma nel modo più sintetico possibile. Al contrario di quello che facevano i cantautori. Ho cominciato a scrivere Ogni volta pensando che l’avrei capita solo io. Saltavo tutti i passaggi in mezzo, non raccontavo niente. Quando ho visto che gli altri riempivano quei passaggi con la loro immaginazione ho capito che era una magia straordinaria».

     

    La canzone perfetta?

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    «Vita spericolata. Sono andato a Sanremo nel 1983 finalmente felice perché cantavo una canzone che mandava tutti a quel paese, soprattutto i benpensanti. Era il mio “andate a farvi fottere, voglio una vita come pare a me”. Era una vita spericolata non nel senso di drogata, anzi la canzone è un inno alla vita. Certo, una vita vissuta rischiando e sbagliando, e di conseguenza imparando».

     

    Ma si può avere una «vita spericolata» a 70 anni?

    «Sono sempre lo stesso. Affronto la vita con una certa intensità, non cerco una vita sicura, piatta e tranquilla. Non sarei in grado di viverla. Mi sento sempre un ragazzo di 15 anni. Due anni fa mi sono lussato una spalla lanciandomi lungo una scalinata in mountain bike, non so cosa mi sia venuto in mente... Mio figlio Luca mi ha fatto la predica... la mia testa resta sempre quella».

     

    […]

     

    vasco rossi fan zocca 3 vasco rossi fan zocca 3

    I cantautori Anni 70 raccontavano il noi, oggi si contano i pelucchi nell’ombelico. Tu negli Anni 80 hai raccontato un io plurale o un noi singolare...

    «Ero un singolo che parlava di noi... Ho confermato quelle idee istintive negli anni quando con le letture di filosofia ho capito che l’io è un’idea falsa che abbiamo, che quando cominci a distruggere l’ego siamo tutti collegati a un noi. La stessa sensazione che sento sul palco quando canto per una persona».

     

    Anche se sono oltre 200mila come a Modena Park?

    «Quando canti per più di 10-15 persone non cambia più. Non conta la quantità».

     

    Un minuto prima di salire sul palco e un minuto dopo l’inizio...

    vasco rossi al circo massimo vasco rossi al circo massimo

    «Per me è sempre stato un gioco fare la rockstar. Non puoi pensare di farlo veramente, a meno che tu non abbia problemi mentali. La rockstar la fai sul palco, quando scendi devi tornare la persona che sei, altrimenti sei fuori di testa. Quando dietro le quinte sento il pubblico che mi chiama penso che stiano chiamando quell’altro. Che infatti arriva sempre. E quando incontro qualcuno che mi riconosce dico “sono qui in rappresentanza del mito”. Gli sguardi mi lasciano allibito, non mi sento all’altezza di quello che vedono le persone e mi imbarazzo. Sono sensibile, sento troppo».

     

    Vasco è fragile?

    «La mia fragilità è la timidezza. Mi sono violentato per salire sul palco. Sono al servizio del pubblico, voglio che si divertano loro. Per anni non mi sono divertito anche se ora è l’unico posto dove riesco a essere nel momento, nel presente di cui parlavamo prima» […]

     

     

    vasco rossi al circo massimo vasco rossi al circo massimo

    La tua generazione era «senza santi né eroi»...

    «Negli Anni 70 avevamo avuto eroi. Tipo Che Guevara. Poi io stesso ho cominciato a ridimensionarli. Pensavo che fosse più facile fare l’eroe che andare a lavorare ogni giorno in fabbrica alla Fiat. Allora diventava meno eroe il Che e più eroe mio padre che lavorava e basta».

     

    Non l’hai visto invecchiare. Se ne è andato nel 1979 a 56 anni...

    «Mi spiace che lui non abbia visto nulla della mia carriera, credo sarebbe stato orgoglioso. L’avrebbe vissuta come un riscatto. Doveva volermi bene perché all’inizio non stavo combinando un cazzo con un lavoro, il disc jockey, che lui manco capiva cosa fosse».

     

    vasco rossi al circo massimo vasco rossi al circo massimo

    E mamma?

    «Con lei è stato diverso. I fan hanno iniziato ad andare a casa sua, lei li faceva entrare e mi diceva “tranquillo, ti vogliono bene”. E io “mamma, tu mi vuoi bene; loro me ne vogliono fino a che gli piace il disco”. Per fortuna si è presentata solo gente sana e non è successo nulla, ma ad un certo punto dovetti far montare un cancello davanti a casa sua».

     

    […]

     

    Temevi che la vittoria del Pds di Occhetto gli avrebbe danneggiato le aziende...

    «Io già nel 1975 dicevo ai miei amici comunisti alla radio che bisognava cambiare il nome “comunista”. Mia nonna votava Dc perché con la parola cristiana dentro pensava di guadagnarsi il paradiso. Quando ho visto che il mio voto valeva come il suo ho smesso di andare a votare. Anche la democrazia ha dei limiti. Con la propaganda hanno rimbambito i popoli».

     

    vasco rossi al circo massimo 5 vasco rossi al circo massimo 5

    Nel 2021 presentando l’ultimo disco avevi parlato di partiti che agitano la paura...

    «Non erano ancora arrivati, ma sapevo che sarebbe accaduto e provavo ad avvisare tutti. Adesso sono arrivati».

     

    Questi primi mesi di governo Meloni ti preoccupano?

    «Moltissimo. Giorgia è simpatica ma spero che dopo le dichiarazioni da propaganda elettorale prevalgano le posizioni più ragionevoli soprattutto per quello che riguarda i diritti civili. Ma facciamo attenzione, lo dico anche a me stesso di non abbassare la guardia su conquiste faticose e ora messe in discussione. La storia ci insegna che quando qualcosa può andare male... lo farà». […]

    vasco rossi vasco rossi concerto di vasco rossi a trento concerto di vasco rossi a trento vasco rossi al processo per droga nel 1984 vasco rossi al processo per droga nel 1984 vasco rossi nel suo studio di registrazione a bologna vasco rossi nel suo studio di registrazione a bologna VASCO ROSSI 65 VASCO ROSSI 65 vasco rossi foto di bacco (2) vasco rossi foto di bacco (2) vasco rossi ciao ma vasco rossi ciao ma vasco rossi fotografato da guido harari vasco rossi fotografato da guido harari

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