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    RIMINI, C’È IL VIDEO: IMMORTALATI I QUATTRO STUPRATORI. 15 SOSPETTATI, TOCCA AL DNA - PARLA LA TRANS: ‘MI HANNO ASSALTATO ALLE SPALLE E TRASCINATO NEI CESPUGLI. LI HO IMPLORATI DI USARE IL PRESERVATIVO, SONO STATI BRUTALI’. MA SAPREBBE RICONOSCERLI - IL RACCONTO DEI RAGAZZI DI VARESE, RAPINATI A LUGLIO: ‘MI HANNO BUTTATO CONTRO IL MURO, MINACCIATA CON UNA BOTTIGLIA ROTTA. SIAMO RIUSCITI A SCAPPARE SOLO PERCHÉ…’ - ARRIVANO PM E POLIZIA POLACCHI


     
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    1.STUPRO A RIMINI, L’ALTRA COPPIA AGGREDITA: IL MIO RAGAZZO PRESO A PUGNI, UNO DI LORO MI BLOCCAVA AL MURO

    Andrea Pasqualetto per il ‘Corriere della Sera

     

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    Quattro della notte, discoteca «Altromondo Studios», i ritmi sono quelli della deep house che a quell’ora iniziano a sfumare. È lo scorso 12 agosto e per Semira e Alex (nomi di fantasia) è giunto il momento di chiudere le danze e di rientrare nel loro appartamentino preso in affitto quattro chilometri più in là. Africana trentenne lei, varesino trentaduenne lui, conviventi e vacanzieri nella Rimini di Bellariva, i due si dirigono alla prima fermata dell’autobus di Miramare, proprio nel quartiere teatro della duplice violenza di venerdì scorso.

     

    «Appena imboccata la strada che porta al mare, vicino alla discoteca, abbiamo notato due soggetti che ci seguivano in maniera sospetta — racconterà Semira, testualmente, ai carabinieri nella denuncia presentata sette ore più tardi —. Temendo che potessero farci del male, ci siamo divisi e io ho iniziato a correre prendendo le vie limitrofe mentre Alex mi seguiva a distanza.

     

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    I due sono stati raggiunti da altre persone che provenivano dalla parte opposta. Uno di questi è venuto da me e io ho iniziato a gridare aiuto ma l’uomo, minacciandomi con una bottiglia di vetro, mi ha costretto contro un muro e ha iniziato a palpeggiarmi su tutto il corpo. Io continuavo a urlare e così lui ha smesso perché stavo attirando l’attenzione dei residenti». Semira non si è trovata nel buio della spiaggia come la giovane polacca, e dunque si salva.

     

    La rapina

    «Ma Alex è stato raggiunto dagli altri tre che lo hanno colpito con un pugno al volto e gli hanno preso il portafogli, l’orologio e il cellulare». Un gancio, una rapina fulminea ed Alex finisce ripulito. Come due settimane dopo succederà al giovane polacco, mentre la sua connazionale veniva stuprata. Alex è meno malconcio ma pur sempre pestato. Nel portafoglio aveva 200 euro e i documenti. Un buon bottino per un raid a due giovani che escono da una discoteca.

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    Semira ha cercato di descrivere il suo aggressore: «Etnia africana, altezza circa un metro e ottanta, piuttosto robusto, indossava un cappellino con visiera e una felpa con cappuccio, correva in modo anomalo». Ha fornito qualche particolare anche degli altri tre: «Due avevano la carnagione olivastra e uno bianca, giovani, parlavano bene l’italiano. Sarei in grado di riconoscere quello che mi ha toccata, mentre Alex potrebbe riconoscere solo uno degli altri tre».

     

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    Altra coppietta aggredita, quindi, e altra notte da incubo nella Rimini di Miramare. Sempre una banda di quattro giovani, sempre feroci e violentatori. «Rapina e tentata violenza sessuale», è la traduzione degli inquirenti in termini di legge. Domanda: si tratta della stessa gang? «Lo stiamo verificando con la coppia di Varese», dicono gli investigatori. Non faranno altro che mostrare loro le immagini dei quattro ad Alex e Semira. Potrebbero non essere gli stessi criminali. Per almeno due di loro, la descrizione non collima. Se però le bande sono due, saremmo comunque di fronte a un grave fenomeno.

     

    Le foto e i nomi

    In Questura hanno ora i volti del quartetto responsabile dello stupro e della rapina con violenza alla trans, importante testimone («Usate almeno il preservativo», avrebbe implorato). L’indagine della Squadra Mobile, dello Sco e della Scientifica, coordinata dalla procura di Rimini, sta infatti battendo una pista ben definita. Ma c’è un puzzle da comporre: da una parte le immagini di chi potrebbe aver commesso le due violenze di venerdì notte, tutti giovani maghrebini; dall’altra quindici nomi, in prevalenza tunisini e algerini, da attribuire ai quattro.

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    La combinazione non è semplice per il fatto che i sospettati in questione hanno vari alias e finché non ci saranno certezze d’identità non potrà scattare la cattura. Determinanti, a chiusura dell’indagine, risulteranno probabilmente il Dna sui reperti trovati e celle telefoniche. Pare che la gang frequentasse la Miramare notturna. Nelle ore dello stupro di venerdì scorso, vicino al bagno 130, c’erano solo due locali aperti, dicono gli inquirenti: un minimarket bengalese e un kebab. Al minimarket si spaventano: «Non sappiamo nulla». Al kebab, invece, non c’è più nessuno. Da domenica scorsa la saracinesca è abbassata.

     

     

    2.«IO, PRESA E TRASCINATA NEI CESPUGLI» LA TRANS VIOLENTATA: LI HO VISTI BENE

    Alessandra Nanni per ‘Il Resto del Carlino - il Giorno - La Nazione

     

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    «Per favore, vi prego, usate almeno il preservativo». Solo chi vive sulla strada ha la tragica lucidità per chiedere una cosa simile ai suoi stupratori. E l' ha avuta anche la transessuale peruviana che la notte di venerdì scorso ha incrociato la strada del branco di belve che poco prima avevano violentato anche la giovane turista polacca e massacrato di botte il ragazzo che era con lei. Proprio per questo, la trans è la testimone chiave degli investigatori.

     

    A differenza dei due giovani, devastati nel corpo e nell' anima, chi è avvezzo al marciapiede non perde mai nessuno dei suoi sensi. Soprattutto vede e ricorda, per autodifesa. Ed è quello che ha fatto la peruviana. «Mi sono arrivati alle spalle e mi hanno strappato la borsa». Ma il peggio doveva ancora arrivare, perché il branco non voleva da lei solo soldi e cellulare. «Mi hanno trascinata dall' altra parte della strada, e mi hanno buttata in mezzo ai cespugli».

     

    Mentre la portavano in mezzo al buio, sentiva che perdeva le scarpe e che i suoi piedi graffiavano asfalto e rovi. Sapeva cosa le sarebbe successo. «Ho cercato di restare calma, li ho pregati di usare almeno i preservativi che erano nella mia borsa. Due di loro l' hanno fatto, gli altri no. Erano brutali».

     

    Ma nonostante quello che stava subendo, la sua mente è stata in grado di registrare molti particolari che sono stati utili agli investigatori della Squadra mobile.

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    Due avevano la pelle ambrata, gli altri due più scura, ha detto, riuscendo a descrivere abbastanza accuratamente anche come erano vestiti.

     

    L' occhio di chi bazzica la strada, vede cose che gli altri non vedono, 'riconosce' le persone e forse lei è riuscita a intuirne anche la nazionalità. Il Comune di Rimini si è offerto di aiutarla allo stesso modo dei due ragazzi polacchi. Ma lei ha risposto «no, grazie», decisa a cavarsela da sola, così come è abituata a fare. Adesso è rintanata da qualche parte, spaventata allo stesso modo delle altre vittime. Forse è sotto protezione, o forse ha ripreso invece il suo lavoro, sicuramente cambiando marciapiede.

     

    Intanto le indagini proseguono sotto il più stretto riserbo. La Squadra mobile è impegnata notte e giorno nei riscontri alla pista che stanno seguendo in queste ore e in cui il procuratore della Repubblica, Paolo Giovagnoli, ha molta fiducia. Gli investigatori stanno anche scandagliando i cellulari che nel lasso di tempo dell' aggressione ai polacchi hanno agganciato la cella di quel tratto di Miramare. Un lavoro difficile e certosino, ma che non può essere trascurato.

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    La polizia sta anche accertando se nelle notti precedenti agli stupri ci sono state altre aggressioni o rapine fatte da un gruppo come quello che è stato descritto.

     

    Un branco che quasi certamente è stato protagonista anche dell' agguato, il 12 agosto scorso, a una coppia che vive in provincia di Varese, nella stessa zona. Erano appena usciti da una discoteca, quando i quattro li avevano circondati. Lui era stato preso a pugni, e dopo averli rapinati di soldi e cellulari avevano messo le mani addosso alla ragazza. La loro salvezza era stata che si erano messi a correre come forsennati.

     

    Contattati, non hanno voluto dire nulla, spaventati all' idea che avrebbero potuto fare la stessa fine dei polacchi. Il vice console Bartosz Skwarczynski, che sta seguendo i due connazionali, è arrivato ieri mattina in procura per incontrare Giovagnoli. Ha confermato che è già partito il pool inviato dal ministro della Giustizia del suo Paese: un magistrato, due poliziotti e un interprete. Tre donne e un uomo che affiancheranno i colleghi riminesi.

     

     

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    1. ARRIVA LA POLIZIA POLACCA PER GLI STUPRI IN ROMAGNA - RECUPERATO UN VIDEO CON IL PRIMO PIANO DEI VIOLENTATORI. PRESSIONI SULLA COMUNITÀ MAROCCHINA

    Roberta Catania per Libero Quotidiano

     

    Ci sono i volti dei quattro maghrebini ricercati per lo stupro di gruppo commesso venerdì notte su una spiaggia di Rimini. Continuando ad analizzare senza sosta tutte le telecamere della zona, i poliziotti della Questura diretta da Maurizio Improta hanno finalmente trovato un video in cui si vedono in maniera nitida i volti dei quattro nordafricani.

     

    Finora le belve erano state "identificate" dalle vittime soprattutto attraverso l' abbigliamento curato che indossavano quella notte, quando sull' arenile del Bagno 130 hanno stuprato a turno una turista polacca di 26 anni, rapinato l' amico e concluso la scia di terrore abusando di un trans peruviano incrociato sulla Statale durante la fuga.

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    Gli investigatori della Squadra mobile, affiancati dai colleghi dello Sco (Servizio Centrale Operativo), stanno setacciando tutti i ricoveri di fortuna nel raggio di venti chilometri.

     

    L' obiettivo è ovviamente quello di arrestare gli stupratori, ma in attesa di riuscirci i poliziotti puntano a fare pressioni sulla comunità marocchina (per questo tornano anche dove sono già stati). È infatti convinzione delle prime ore che la fuga dei ricercati è garantita dall' appoggio di connazionali che li stanno aiutando a nascondersi: è per questo che la caccia si è estesa a 15 persone, stranieri ormai radicati in città e connazionali che li raggiungono per delinquere nel periodo estivo, con l' affluenza dei turisti.

     

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    Lunedì notte, fino alle prime luci dell' alba di ieri, gli agenti delle Volanti e dei Reparti prevenzione Crimine hanno "battuto" tutto l' arenile nel tratto compreso tra il Bagno 106 e il Bagno 140, anche con l' aiuto dei cinofili e dei cani poliziotto.

     

    Per ora ne ha guadagnato il controllo dei territorio: nel primo blitz gli agenti hanno scovato e condotto in Questura 7 stranieri, tutti irregolari sul territorio e per i quali sono stati adottati i provvedimenti di espulsione. Al settaccio, però, non è stata passata solo l' area del lungomare dove venerdì notte è accaduto lo stupro di gruppo, ma gli agenti hanno perlustrato anche lo stabile abbandonato e fatiscente di via Ugo Bassi, dove spesso trovano rifugio sbandati e senza tetto. Piccoli criminali, spesso spacciatori da quattro soldi. Anche l' altra notte ce n' erano 10, nessuno di loro è però in alcun modo collegato ai ricercati delle violenze sessuali di 4 giorni fa.

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    Si tratta di due italiani e otto clandestini.

    Per 6 di loro è pronta l' espulsione, 2 dovranno rispondere di ricettazione perché trovati con un telefonino rubato.

     

    La coppia di turisti polacchi continua a rimanere in ospedale, ricoverata in osservazione. La loro più grande preoccupazione è di non essere riconosciuti in patria, ragione per cui continuano a chiedere di non divulgare alcun riferimento personale. Non ci sarebbero più ragioni mediche per trattenere i due 26enni nei letti del nosocomio e, oltretutto, Rimini si sta riempiendo di giornalisti polacchi. Ma i due ragazzi ancora non possono ripartire, perché sono in arrivo gli investigatori polacchi che dovranno sentirli insieme a quelli italiani, che affiancheranno nelle indagini.

     

     

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