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La costringeva a drogarsi per fare sesso, e qualche volta in quel letto erano più di due. Una sudditanza psicologica, quella della giovane donna nei confronti del cuoco riminese, 44 anni, che ieri mattina è stato rinviato a giudizio per maltrattamenti, violenza privata e cessione di cocaina. Un’altra arma di ricatto, erano le foto a luci rosse che lei gli aveva inviato e con le quali l’uomo minacciava di rovinarla. La vittima, 35 anni, adesso è in cura da uno psicoterapeuta.
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Una storia d’amore malata, dove lei accetta di seguirlo nei suoi deliri come una schiava fedele, fino a quando l’asticella diventa troppo alta anche per una donna innamorata. Si erano incontrati sul lavoro, lui cuoco e lei cameriera. Una coppia apparentemente perfetta, e forse all’inizio lo era davvero. Lui era partito in sordina, si comportava come il più affettuoso dei fidanzati. Poi all’improvviso si era tolto la maschera, e le aveva messo davanti la cocaina.
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Necessaria, le diceva, per migliorare le performance sessuali. Secondo il racconto della vittima, lei all’inizio gli aveva risposto che non ce l’avrebbe fatta. Aveva già avuto un ragazzo che faceva uso di droga e l’aveva lasciato per questo. Ma il potere di persuasione di lui era stato tale che alla fine aveva ceduto. Una china pericolosa che via via che l’aveva vista scendere sempre più in basso.
Era diventata come una malattia che l’aveva spinta ad accettare anche a fare sesso di gruppo, pur di soddisfare le ‘esigenze’ dell’uomo che diceva di amarla. Esigenze sempre più estreme e che l’avevano portata alla decisione di troncare quella relazione che l’aveva resa un’altra persona.
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Come da copione però, togliersi la pelle da vittima è tutt’altro che facile. Basta che lui torni in ginocchio dicendosi pentito e che ti giuri che le cose cambieranno. C’era cascata ed era tornata con il cuoco. Ma quello non aveva nessuna intenzione di cambiare, non cambiano mai. Insieme avevano trovato lavoro prima in Alto Adige e poi in Germania, e ben presto tutto era ricominciato come prima.
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Alla cocaina e al sesso sfrenato si era aggiunta anche una gelosia da parte di lui che l’aveva reso violento. E quando aveva capito che lei cominciava a staccarsi spaventata da tanta morbosità, aveva cominciato a ricattarla.
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La sua arma erano quelle foto a luci rosse che lei si era fatta per fargli piacere e che gli aveva inviato. Altre le aveva rubate dal suo computer. Con quelle era sicuro di poterla tenere al guinzaglio: «Se racconti a quadi cuno quello che facciamo, quelle immagini faranno il giro di internet». Ma dopo oltre due anni di quell’inferno, era stata proprio la paura che lo facesse davvero, a farle trovare il coraggio di scappare dalla casa che divideva con lui e di rifugiarsi dai genitori. Il passo successivo era stato quello di andare dritta dai carabinieri.
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Ai miltari aveva raccontato quella che era stata la sua vita fino a quel momento, le violenze psicologiche e fisiche, la cocaina che era costretta a sniffare, le ammucchiate e le umiliazioni. L’irreprensibile cuoco era finito sotto inchiesta per una sfilza di reati, e ieri mattina è comparso davanti al giudice, Vinicio Cantarini, per l’udienza preliminare che si è conclusa con il suo rinvio a giudizio. Lei, rappresentata dall’avvocato Catia Gerboni, non ha avuto il coraggio di presentarsi in aula, non è ancora abbstanza forte per trovarselo davanti.