enrico mentana
Da “Liberoquotidiano.it”
Sabina Guzzanti ed Enrico Mentana litigano su Oriana Fallaci. A dieci anni dalla morte della giornalista e scrittrice la polemica fra la comica e il direttore del TgLa7 si sposta su Twitter. La Guzzanti è stata spesso accusata di aver deriso la Fallaci durante uno dei suoi show.
La polemica con Mentana parte da un attacco di un giornalista de La Nuova Riviera, Massimo Falcioni, con un messaggio su Twitter. "Mai scherzato sul cancro della Fallaci", ha spiegato la Guzzanti, "balla inventata da Mentana, favorevole alla guerra in Iraq". Il riferimento è appunto al direttore del TgLa7 che, in occasione del 15esimo anniversario dell'11 settembre, ha dedicato uno speciale alla Fallaci.
sabina guzzanti
Dalla bacheca facebook di Enrico Mentana
Leggo che purtroppo viene imbastita una polemicuccia a scoppio ritardato in seguito al documento su Oriana Fallaci che ho riproposto domenica 11 settembre. E' stato chiesto conto a Sabina Guzzanti di quella vecchia satira che fece a Firenze, imitando una Fallaci con l'elmetto che parlava anche del cancro, a cui l'interessata rispose per le rime. Nel documento ho dato conto di satira e risposta, senza aggiungere alcun commento.
Era successo, e basta. Invece Guzzanti se ne esce oggi con una risposta sgradevole: "non ho mai scherzato sul cancro della Fallaci, è una balla inventata da Mentana che appoggiava la guerra in Iraq". Allora, se anche non si è visto il mio programma, non è difficile reperire su youtube l'originale del pezzo di satira inscenato a Firenze nel social forum dell'autunno 2002 dalla Guzzanti, e la conseguente risposta della Fallaci intervistata da Panorama. Dov'è la balla? E già che ci siamo, dov'è la guerra in Iraq, visto che scoppia l'anno successivo? E quando avrei mai appoggiato quel conflitto? Nella migliore e più diplomatica delle ipotesi Sabina Guzzanti si confonde. Ma tre "errori" in un tweet di venti parole sono un po' tantini.
ORIANA FALLACI
P.S. Se per caso comunque qualcuno fosse interessato alla mia posizione sulla guerra in Iraq, indicativa visto che dirigevo il tg5 e il nostro premier all'epoca era Berlusconi, ecco l'appello pubblico che gli lanciai, nel febbraio del 2003:
”Caro presidente Berlusconi, si tenga (e ci tenga) lontano dalla guerra. La crisi con Saddam è esplosa da mesi ormai, e si sarà reso conto che in tutto questo tempo l’idea di una punizione militare del dittatore iracheno non ha certo guadagnato consensi tra gli italiani. Non fatevi rinchiudere, lei e la sua maggioranza, nella gabbia dei falchi. La pace non è mai di destra o di sinistra, e neppure la guerra: lo insegna la storia, e lo confermano i fatti di questi giorni. I capifila del fronte che ritiene la guerra inevitabile - e che si appresta a muoverla - sono il capo della destra americana e quello della sinistra inglese, Bush e Blair.
enrico mentana
Mentre i leader del fronte anti-guerra sono il presidente di destra della Francia e il cancelliere di sinistra della Germania, Chirac e Schroeder. Non è una questione politica, di schieramento, anche se i suoi oppositori stanno organizzando grandi marce pacifiste: lei sa che se l’Onu varasse una nuova risoluzione il centro-sinistra si spaccherebbe di netto. Ma sa anche che l’opposizione all’intervento è forte anche tra le file dei suoi elettori (e perfino tra gli eletti).
Il fatto è che nessuno è riuscito ancora a dimostrare che la guerra non ha alternative, e che Saddam costituisce una minaccia per noi, o per qualche nostro alleato, o per i suoi vicini (che infatti non chiedono aiuto). Non è vero che l’ostilità così massiccia alla guerra sia dovuta solo a miopia imbelle e pilatesca, o a un pacifismo utopista e fuori dalla realtà. La nostra opinione pubblica non è pacifista “a prescindere”, sempre e comunque.
SABINA GUZZANTI
Un anno fa – c’era già lei a Palazzo Chigi – apparve giusto e doveroso alla maggioranza degli italiani che il nostro paese manifestasse una concreta solidarietà all’America colpita dall’attacco alle Torri Gemelle, partecipando alla coalizione internazionale contro il terrorismo. Voleva dire appoggiare un’altra guerra, quella in Afghanistan, contro Bin Laden e i Talebani che lo proteggevano: e vuol dire oggi inviare i nostri alpini a preservare la pace in quella terra ancora pericolosa. E l’Italia, non solo il suo parlamento, appoggiò dodici anni fa anche l’attacco armato proprio contro Saddam Hussein, costringendolo a ritirare le sue truppe dal Kuwait che aveva invaso. Certo, il nostro apporto non fu essenziale (ricorda Cocciolone?), ma la causa era giusta, e il rais di Bagdad si era fatto beffe dell’ultimatum dell’Onu, rendendo inevitabile quella guerra.
enrico mentana maratone elettorali
Non ci porti in guerra solo per essere leale, o per accreditarsi, con il presidente degli Stati Uniti: è il peccato mortale che fece quattro anni fa il suo principale avversario, D’Alema, aderendo alla guerra contro la Jugoslavia. Anche allora la maggioranza degli italiani era contraria all’uso delle armi. Ci venne spiegato che l’intervento era necessario, perché la popolazione del Kossovo era perseguitata, e che sarebbe stata una guerra etica, addirittura umanitaria. Balle: era una guerra preventiva, esattamente come sarebbe quella che si vorrebbe fare ora.
E certo Milosevic non era peggio di Saddam, né i curdi e gli sciiti d’Iraq sono meno perseguitati di quanto fossero quattro anni fa gli albanesi del Kossovo. L’ex presidente Scalfaro dice oggi che la costituzione ripudia la guerra: era vero anche quattro anni fa, eppure tacque. Gli aerei che bombardavano la Serbia partivano dalle nostre basi. Fu inventata la Missione Arcobaleno, per creare un flusso emotivo diffuso verso un popolo perseguitato, e offuscare l’orrore di una guerra squilibrata nel rapporto tra le forze in campo.
sabina guzzanti berlusconi
Ben pochi tra i suoi contestatori di oggi furono pacifisti nel 1999. Ma non è un buon motivo per fare quello stesso errore capitale. Se lo faccia dire da chi fu contrario a quella guerra come lo sarebbe a questa: le armi sono l’ultima risorsa, quando la politica e la diplomazia hanno fallito, e l’opinione pubblica percepisce che non c’è più altra strada, e che vale la pena rischiare il bene della pace per un interesse superiore di libertà e di sicurezza. Oggi – semplicemente – le cose non stanno così. Secondo me”.