Alexei Navalny
Alexey Navalny è tornato. Lo ha fatto da un post sul suo account Instagram, dove ha dato appuntamento ai russi per domenica alle 2 del pomeriggio, ognuno nella piazza della sua città. E ha fatto un conto: «Dicono che il 71 per cento è a favore della guerra e il 29 per cento contrario. Facciamo che ci crediamo - ha scritto - significa che una persona su tre è contraria», ed è abbastanza.
La ritorsione è scattata subito con l'inserimento della portavoce di Navalny Kira Yarmish - a cui si deve probabilmente la redazione effettiva del post, dal momento che lui è in carcere - nella lista dei ricercati. Lei ha fatto sapere che non si fermerà, ma il rischio che sia imprigionata a stretto giro è piuttosto alto.
alexei navalny in carcere
Il sistema Navalny però non sembra fermarsi, i suoi sostenitori hanno ricominciato a postare anatroccoli sui social - uno dei simboli della protesta anti-Putin - e domenica il test della piazza sarà fondamentale per capire se sono in grado di perforare la macchina della propaganda di regime e quella della polizia di strada.
«Bisogna andare alle manifestazioni contro la guerra tutti i fine settimana, anche quando sembra che tutti se ne siano andati o siano spaventati - conclude il post - Anche se sei uno contro uno, devi andare, perché sei la base del movimento contro la guerra e la morte, sei la persona più importante del pianeta».
alexei navalny in carcere
Ora la domanda è: fra tutti gli scenari che ipotizzano in questi giorni un regime change al Cremlino, quanto è credibile che il rovesciamento avvenga tramite una rivolta di piazza? Che questo sia il sogno di Navalny non è un segreto - ed è il motivo per cui si trova in carcere - ma che sia praticabile è tutt'altra faccenda. Nemmeno a Navalny sfugge che senza il sostegno delle élite e del popolo dei funzionari è difficile che i suoi ragazzi riescano a rendere vivo il sogno di una nuova Russia.
Primo perché molti di loro stanno cercando di evadere, sfidando le difficoltà di trovare un volo, un passaggio, un biglietto; secondo perché hanno paura: alle repressioni dei giorni scorsi si è unito un clima di delazione, di diffidenza e sfiducia reciproca. La fuga dei media internazionali non li aiuta: ha senso farsi spaccare la schiena per finire al massimo in una chat di Telegram che gira tra i soliti noti e che per molti è indistinguibile dalla propaganda?
Kyra Yarmysh
Le parole di Navalny tuttavia, non possono non scuotere: «Tutto, dai prezzi della spesa a un vicino che piange per un suo parente che è morto cercando di uccidere un innocente ci ricorda che è in corso una mattanza insensata. Quel vecchio intronato di Putin distruggerà l'Ucraina e rovinerà la Russia, uniamoci per fermarlo». Appuntamento a domani.
la portavoce di navalny, kira yarmysh