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    RISANAMENTO SPACCA INTESA – IL GRANDE CAPO MESSINA, DOPO L’INIZIALE TITUBANZA E DOPO UNA MISSIVA DI ALCUNI TOP MANAGER, SI DECIDE A VOTARE CON UNICREDIT E CONTRO IL DIRETTORE GENERALE MICCICHE’ (CHE AVREBBE SOSTENUTO LA CORDATA BARRACK-ZUNINO) SULLA CESSIONE DEGLI IMMOBILI DI PARIGI


     
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    Se, da una parte, la cessione degli immobili parigini al fondo inglese Chelsfield permette a Risanamento di dirigersi, appunto, verso il risanamento dei propri disastrati conti, dall'altra, l'operazione ha guastato i rapporti tra alcuni manager di Intesa Sanpaolo. Dietro al consiglio di amministrazione della società immobiliare che nei giorni scorsi a maggioranza si è espresso a favore dell'offerta da 1,23 miliardi avanzata dal fondo inglese si nasconde una lettera che ha creato qualche mal di pancia al consigliere delegato di Intesa Sanpaolo, Carlo Messina.

    CARLO MESSINA E FRANCESCO MICHELI ALLA PRIMA DELLA SCALA 2013CARLO MESSINA E FRANCESCO MICHELI ALLA PRIMA DELLA SCALA 2013

    Si tratta, secondo quanto Dagospia ha potuto ricostruire, di una missiva in cui alcuni top manager della banca, tra cui Eugenio Rossetti e Claudio Battistella, rispettivamente responsabili delle divisioni crediti e crediti problematici di Ca' de Sass, chiedevano a Messina di intervenire nella vicenda Risanamento per evitare che prevalesse l'orientamento del direttore generale e numero uno di Imi Gaetano Miccichè.

    GAETANO MICCICHE DG INTESA S PAOLOGAETANO MICCICHE DG INTESA S PAOLO

    Quest'ultimo sembrava, infatti, propenso a sostenere l'offerta, concorrente rispetto a quella del fondo inglese Chelsfield, arrivata dal miliardario texano Tom Barrack e spalleggiata sia dal Banco Popolare di Pier Francesco Saviotti sia dall'ex patron di Risanamento Luigi Zunino, che da tempo punta a riprendersi il boccone degli immobili parigini. Proprio quest'ultima fazione ha ottenuto, per oggi, la convocazione di un consiglio di amministrazione che puntava a rivedere la decisione sulla cessione degli asset di Oltralpe. Il cda si sarebbe già riunito e avrebbe stabilito di chiedere un ulteriore parere (ce ne sono già due) che attesti che la transazione con il fondo inglese non contrasta con le regole sulla ristrutturazione del debito fissate dal 182 bis.

    Che le due offerte sul patrimonio francese avessero spaccato le banche, che nel 2009 sono diventate azioniste dopo la conversione dei loro crediti, effettivamente, è cosa nota. A favore della proposta del fondo inglese, fin da subito, si era schierata la Unicredit di Federico Ghizzoni, mentre il Banco Popolare sosteneva Barrack e Zunino. Meno netta, almeno inizialmente, invece, la posizione di Intesa. Che tuttavia, in extremis, probabilmente complice anche la lettera inviata a Messina dai top manager, si sarebbe decisa a favore della proposta del fondo inglese.

    L'iniziale titubanza di Messina si spiega con il fatto che il consigliere delegato di Intesa avrebbe preferito votare a favore di una offerta più corposa per gli immobili francesi del gruppo immobiliare. Ma né quella di Chelsfield né quella di Barrack superano gli 1,2 miliardi. A quel punto, deve essere stato il ragionamento di Messina, offerta per offerta, tanto vale tenere Zunino, che già ha condotto il gruppo a un passo dal crac nel 2009, lontano dai giochi. Da qui il voto di Intesa a favore di Chelsfield.

    RISANAMENTORISANAMENTO

    E mentre Risanamento tenta di chiudere la partita sugli immobili parigini (che nonostante la richiesta ulteriore di un parere decisa oggi dal cda dovrebbero andare a Chelsfield), il dossier Santa Giulia langue. Ad aggiudicarsi l'area milanese, grande progetto elaborato da Zunino nei tempi d'oro della finanza e del real estate e mai realizzato, dovrebbe essere l'Idea Fimit controllata per la quota di maggioranza dal gruppo De Agostini guidato da Lorenzo Pellicioli.

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    Peccato soltanto che il fondo del gruppo di Novara non sia ancora riuscito a trovare gli 80 milioni di equity che avrebbe dovuto apportare per rilevare l'area. A nulla, al momento, è valsa nemmeno l'operazione di cambio merce che Idea Fimit avrebbe messo in piedi con una impresa di costruzioni che avrebbe dovuto rilevare delle quote del fondo. In ogni caso, su questa partita, una decisione definitiva dovrebbe giungere entro il 30 marzo.

     

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