Giusy Franzese per il Messaggero
PANE PASTA
Una morsa dalla quale sembra difficile divincolarsi: da una parte i forti rincari energetici che da mesi ormai rischiano di strangolare i bilanci di aziende e famiglie, dall'altra la guerra in Ucraina con tutti i suoi risvolti economici, dalle sanzioni alla Russia al blocco dei trasporti anche marittimi nelle zone interessate dal conflitto.
Non è soltanto la Russia a pagare il conto della scellerata decisione di Putin di invadere l'Ucraina. Anche l'Europa, Italia in prima linea, a breve saranno costrette a fare i conti dei danni. Le stime, a una settimana dall'inizio del conflitto, sono ancora premature.
Gli analisti non si sbilanciano. Ma le fibrillazioni sui mercati e i rialzi dei prezzi delle materie prime non lasciano presagire nulla di buono, soprattutto se la guerra dovesse perdurare. Le tensioni maggiori sono su alluminio, rame, nickel, ghisa, palladio, grano e fertilizzanti: non è un caso che i prezzi di queste commodity viaggiano ogni giorno su nuovi record.
PANE 11
E poi c'è il timore sul fronte approvvigionamento gas. Nei centri studi delle varie associazioni di categoria in questi giorni si raccolgono dati e si elaborano scenari. Gli impatti sulle varie filiere produttive potrebbero essere devastanti. I produttori guardano a nuove rotte di approvvigionamento. Si prospettano scenari di rincari. «Le previsioni e le strategie relative ai mercati agricoli per il 2022 e per le prossime annate sono state letteralmente stravolte dal drammatico evolversi della situazione sul fronte geopolitico internazionale» dice Franco Verrascina, presidente della Copagri.
«Con la guerra in Ucraina - stima Federalimentari - il prezzo della pasta, insieme a tutti gli altri prodotti a base cereale, potrebbe superare il 10%. L'incremento si aggiunge all'aumento di prezzo del 10% della pasta avvenuta a fine dello scorso anno». Il pane potrebbe aumentare del 30%.
PREZZO PANE
GLI ALLEVAMENTI Ma sono ben altri i rincari alle porte che riguardano beni alimentari. A causa delle fornitura di mais interrotte dall'Ucraina sono in fibrillazione la zootecnia da carne e l'allevamento da latte. «Le nostre stalle sono fortemente dipendenti dal mais. Il granturco è, infatti, è il principale ingrediente delle diete per gli animali (47%) ed è strategico nelle filiere nazionali dei prodotti zootecnici e bio-industriali» spiegano alla Cia-Agricoltori italiani. Il nostro Paese importa il 53% del mais dall'Ucraina e nell'ultimo biennio il prodotto ha già subito un forte rialzo dei prezzi.
La guerra in Ucraina va quindi ad acuire la situazione, gli aumenti sono anche del 35% rispetto al 2021. Scenari foschi anche per i panifici e i prodotti dolciari. Il prezzo del grano ha raggiunto i massimi da 14 anni ad un valore di 33,3 centesimi al chilo.
L'Italia importa il 65% del fabbisogno di grano tenero. Ma arriva soprattutto dal Canada, dall'Australia e dalla Francia. La quota proveniente da Ucraina e Russia è intorno al 5% del totale. Non è così per i paesi del Nord Africa, fortemente dipendenti per i cereali da Russia e Ucraina. Se restano senza scorte - e l'Egitto e la Tunisia sono già in difficoltà - si rivolgeranno ai nostri fornitori e i prezzi schizzeranno. A catena ci saranno impatti sui panifici italiani e sugli scaffali dei supermercati.
LA GUERRA COLPISCE ANCHE IL GRANO
«Ai prezzi crescenti dell'energia, ora si sono aggiunti aumenti vertiginosi delle materie prime: la farina del 40%, la semola del 110%. Decine di panifici artigianali hanno chiuso nell'ultimo anno in Campania, e molti altri rischiano di dover sospendere la produzione perché non ce la fanno più a sostenere i costi» è il grido di allarme di Domenico Filosa, Presidente Unipan-Confcommercio Campania. In aumento anche i prezzi dell'olio di girasole (importiamo l'80% del fabbisogno), indispensabile per la produzione di biscotti e dolciumi. Non ci dovrebbero essere grossi problemi invece per la pasta che utilizza esclusivamente grano duro che non proviene da Russia e Ucraina.
Nel settore siderurgico stanno attingendo alle scorte. Ma quanto ancora potrà durare? Spiega Gianclaudio Torlizzi, fondatore di E-Commodity: «La Russia è il primo esportatore netto mondiale di acciaio. L'industria siderurgica italiana ha autonomia per un mese, un mese e mezzo. La situazione si sta aggravando di ora in ora. Ogni settimana ad esempio c'erano navi cariche di ghisa, bramme di acciaio e alluminio che partivano dal porto di Mariupol per scaricare a Trieste. Ora è tutto fermo. Si stanno cercando di incrementare le importazioni dal Brasile, dal Nord Africa, dalla Bosnia. Ma la compensazione è solo parziale» .
LA GUERRA COLPISCE ANCHE IL GRANO 4