Vittorio Buongiorno e Fabrizio Scarfò per il Messaggero - Estratti
sezze rissa e poi spari davanti a un bar
«Ero in videochiamata con mamma quando ha sparato. Ho sentito un gran dolore e ho lasciato cadere il cellulare. Sentivo mamma che continuava a gridare il mio nome». Martina ha 20 anni, è distesa su un letto d'ospedale, ricoverata nel reparto di Ortopedia del Santa Maria Goretti di Latina.
La stanza è affollata di parenti e amici. «Ho avuto paura» dice Martina. «È stato terribile - aggiunge la madre che le è accanto - Ho sentito lo sparo e poi più nulla. Sono scossa: pensavo di morire». Martina è romana, studia nella Capitale, dove vive con sua madre all'Infernetto.
Aveva deciso di trascorrere il sabato sera a Sezze, in provincia di Latina, dove vive il fidanzato, Gabriele. Erano usciti e come tante altre volte erano andati al "Ferro di Cavallo", il punto di ritrovo più frequentato dai giovani. È lì che sabato sera si è scatenato il caos. Prima una rissa iniziata davanti a un locale e finita in strada, con lancio di sassi e bottiglie. Poi un nuovo scontro, una pistola, un colpo che parte e che solo per miracolo non ha ucciso la ragazza.
sezze rissa e poi spari davanti a un bar
Martina è arrivata al Goretti in codice rosso. Ferita alla gamba. È stata operata d'urgenza: l'ogiva del proiettile le è rimasta conficcata nel malleolo ed è stata asportata dagli ortopedici dell'ospedale di Latina. L'intervento è riuscito. Per lei una prognosi di 30 giorni.
Ha voglia di parlare, Martina: «Eravamo seduti in un bar, il Central Cafè, quando fuori è scoppiata una rissa». Chi era presente racconta che si sono affrontati due gruppi, tutte persone di origine romena. Una decina in tutto, tra i 20 e i 40 anni. La causa? Futili motivi, uno sguardo di troppo, qualche frase a mezza bocca, l'alcol a fare il resto. Volano calci e pugni, ma tutto finisce velocemente come era iniziato. Pochi minuti e i due gruppetti si dileguano. «Ci siamo resi conto che alcune persone si erano picchiate, ma non avevamo capito bene il perché». dice Martina.
«Circa quaranta minuti più tardi io e il mio fidanzato eravamo ancora al bar, stavamo uscendo. Lui ha visto uno di quelli coinvolti nella rissa arrivare davanti al locale in auto. Da solo. Ha parcheggiato in mezzo alla strada. Gabriele mi ha detto di tornare dentro, ma il locale stava chiudendo e ci hanno chiesto di uscire. Per questo ci siamo incrociati con quell'uomo e in quel momento è successo tutto».
sezze rissa e poi spari davanti a un bar
Il racconto di Martina è drammatico. La ragazza è incredibilmente lucida: «Non lo avevo mai visto, anche se in zona ci conosciamo tutti, il paese è piccolo. Si è fermato a parlare con una persona. Credo che stesse cercando qualcuno, probabilmente uno di quelli coinvolti nella rissa, voleva sapere dove fosse andato. Poi, all'improvviso, ha tirato fuori una pistola e gliel'ha puntata contro. È stato un attimo. Quando ha visto l'arma, l'uomo l'ha spostata con la mano. È lì che ha sparato e il colpo ha preso me».
Martina non si lascia prendere dall'emozione. È una ragazza forte. «Ho sentito un gran dolore al piede, mi è caduto il telefono, ho visto che tutti scappavano. Anche quello che aveva sparato. Io, invece, sono rimasta lì».
La lunga notte di Martina era appena iniziata. C'è stato un gran trambusto. Il sangue. La gente che urlava. Le sirene dell'ambulanza e dei carabinieri. La ragazza è stata trasportata d'urgenza al Goretti di Latina, in codice rosso.
In sala operatoria è entrata alle 4:30 del mattino. È stata colpita al malleolo, tra la caviglia e il piede. L'ogiva del proiettile è stata completamente rimossa. «È andato tutto bene, ma che paura - racconta la madre - Ho visto tutto in diretta, mi sembrava di impazzire. Urlavo ma Martina non mi rispondeva».
Sezze il caffe? dove e? avvenuta la sparatoria
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