Nicola Lillo per “la Stampa”
alitalia
La scorsa settimana intorno al tavolo per discutere del futuro di Alitalia non c'erano solo gli uomini delle Ferrovie dello Stato e i top manager di Delta Airlines. Ad Atlanta, negli Stati Uniti, hanno partecipato ad alcune riunioni anche emissari di Air France. La compagnia francese, dopo essere rimasta scottata dieci anni fa dalle scelte dell' ex premier Silvio Berlusconi che fece saltare all' ultimo l'acquisizione del vettore italiano, è tornata a interessarsi ad Alitalia.
Da pochi giorni i manager del gruppo francese sarebbero al lavoro sui conti dell' azienda con base a Fiumicino e sul piano industriale abbozzato da Delta. Air France - che fa parte dell' alleanza di compagnie aeree SkyTeam insieme proprio ad Alitalia e a Delta - non si chiama fuori dalla partita, avrebbe anzi preso possesso di alcuni documenti e sarebbe al corrente dei piani americani. I manager starebbero valutando come partecipare all'operazione insieme al colosso Usa. Non è escluso, spiegano fonti finanziarie, che ci sia una partecipazione azionaria al fianco di Delta.
747 air france
IL DIALOGO CON LUFTHANSA
Allo stesso tempo gli uomini dell' amministratore delegato di Fs, Gianfranco Battisti, che hanno in mano la trattativa, stanno dialogando con Lufthansa, affiancati dai consulenti Mediobanca, McKinsey e Oliver Wyman. Sarebbe questa l' altra opzione che ha in mano il governo. Gli incontri sono previsti nel corso di questa settimana. Entro la fine del mese poi le Ferrovie avranno chiaro quale delle due proposte sia migliore, mentre la terza compagnia in ballo - e cioè Easyjet - sembra essere ormai marginale.
D' altronde Delta ha preferito avere Air France al tavolo piuttosto che la low cost inglese. Febbraio sarà poi il mese delle scelte: le Ferrovie dovranno indicare il partner industriale con cui portare avanti l' alleanza. Serviranno infine alcuni mesi per chiudere definitivamente la partita.
aereo lufthansa
IL PIANO DEL GOVERNO
Il progetto del governo è infatti complicato e suddiviso in più fasi. L'obiettivo comunque è quello di creare una «newco» con dentro le Ferrovie, che potrebbero avere intorno al 20% delle azioni, il ministero dell' Economia che potrebbe convertire una parte del prestito ponte da 900 milioni (si parla di 300 milioni) e i partner del settore. Il 51% dell' azionariato dovrà essere europeo.
Secondo le regole dell' Ue infatti le compagnie aeree possono essere in mano ad imprese extra Ue solo fino al 49%: sarebbe questo dunque il limite per Delta, anche se - spiegano alcune fonti - è probabile che la quota sia decisamente inferiore. Su questa operazione e soprattutto sul possibile impegno del ministero guidato da Giovanni Tria ha acceso da tempo un faro l'Unione europea: «L'indagine è in corso e non possiamo predirne l' esito», spiega un portavoce dell' Antitrust Ue, riferendosi sia al prestito pubblico che andrà restituito, sia all' ipotesi di convertirne una parte in azioni.
ferrovie dello stato
Nei progetti del ministero dello Sviluppo guidato da Luigi Di Maio c' è poi un' ulteriore fase. Una volta che ci sarà un piano industriale dettagliato, con ben chiari i bisogni economici, si potrà capire meglio come sarà composto l' azionariato e soprattutto di quante risorse ci sarà bisogno; solo a quel punto il governo si aspetta che anche altri attori, come imprese partecipate dallo Stato (si è fatto il nome di Poste ed Eni che per ora smentiscono) possano fare la loro parte e investire. Una situazione ad oggi lontana. La partita resta ancora agli inizi.