Antonio Bravetti per “la Stampa” - Estratti
meloni paolo truzzu
Appassionato di calcio, tifosissimo del Cagliari. Gioca a padel, ama i cani e le birre artigianali. Cattolico e ammiratore di papa Ratzinger, «un faro e un baluardo della cristianità in un mondo in crisi perenne, contro i "teorici del pensiero debole"».
Amico fraterno di Giorgia Meloni, con cui è cresciuto politicamente da quasi trent'anni, da An a FdI, «il partito che ho contribuito a fondare con alcuni "matti" visionari».
Da impiegato comunale a sindaco, fino a aspirante governatore: ecco Paolo Truzzu, il primo cittadino di Cagliari che Meloni sogna alla presidenza della regione Sardegna, con buona pace di Matteo Salvini. Per cui, ironia della sorte, Truzzu spendeva parole al miele quando da Arcore, ospiti di Berlusconi, i tre leader del centrodestra lo candidarono a sindaco di Cagliari: «Matteo è uno dei leader politici più amati dalla popolazione».
Nato nel capoluogo sardo il 25 luglio 1972, Truzzu è sposato con Alessandra e ha due figlie, Rachele e Benedetta.
paolo truzzu
Per loro faceva la pizza in casa ai tempi del covid. Erano i giorni del lockdown, quando fece arrabbiare mezza Cagliari per i cartelloni 6x3 scritti di suo pugno e appesi nelle strade: «Quando hanno intubato mio padre ho ripensato a quella passeggiata che non dovevo fare». Ispiratore e padre del pubblico rimbrotto. «Una schifezza», la definì l'ex governatore Pigliaru.
Diploma classico, laurea in Scienze politiche, ha due master in Sviluppo economico per il terziario e in Amministrazione e territorio per professionisti delle amministrazioni pubbliche. La passione per la politica ha radici antiche, così come il legame con Meloni. Sono entrambi studenti e militanti negli anni Novanta. Truzzu è l'ultimo dirigente cittadino del Fuan, poi entra in associazioni legate a Alleanza nazionale, mentre Meloni inizia a farsi strada per poi raggiungere i vertici di Azione giovani. L'amicizia si consolida con la festa nazionale di Atreju.
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«Se non fosse stato sindaco sarebbe finito a fare il viceministro o qualcosa di più», raccontava pochi giorni fa uno dei fedelissimi della premier tra i corridoi di Montecitorio.
E invece Truzzu fa l'impiegato comunale e diventa primo cittadino di Cagliari nel 2019. Vince per un soffio, col 50,12%, 91 voti in più della soglia del ballottaggio. Durante la campagna elettorale gli rinfacciano di aver fatto la "sentinella in piedi" a una manifestazione in difesa della famiglia tradizionale.
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«Credo nei valori della famiglia», replica lui, e appena entra in comune appende un maxi crocifisso ligneo alla parete del municipio: «Iniziamo a rimettere ogni cosa al suo posto», scrive su Facebook. È del 2016 un'altra foto che gli crea problemi. L'ha ritirata fuori ieri Gad Lerner: «Sul braccio si è tatuato un bel "Trux". Così, tanto per ricordare con chi abbiamo a che fare». Lo scatto, pubblicato otto anni fa, era accompagnato dalla scritta «quanta ipocrisia».
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Truzzu alludeva al caso dell'ex calciatore Paolo Di Canio, sospeso da Sky per un tatuaggio con la scritta "Dux" spuntato in diretta dalla manica corta di una t-shirt. Super tifoso del Cagliari, è abbonato allo stadio: distinti, non tribuna. Ci sono le foto che lo ritraggono con Claudio Ranieri e Leonardo Pavoletti, in campo, il giorno del ritorno in serie A lo scorso giugno, con la vittoria a Bari. Sogna «una Sardegna moderna ma senza dimenticare la sua identità, risvegliando il dna di un popolo laborioso come quello sardo» e per farlo cita Alessandro Magno: «Nulla è impossibile per colui che osa». Con la premier il rapporto è forte e consolidato. «Grinta da vendere - scrive di lei - battagliera, testarda, propositiva e costruttiva. (...)
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