Giancarlo Perna per “la Verità”
A unificare le tante facce dello scrittore, Enrico (Erri) De Luca, è lo sconfinato narcisismo che ne imbozzola la crisalide per restituirlo metamorfosato in luminosa farfalla iridescente. Questo incipit importante, è un omaggio allo stesso De Luca che nei suoi 40 libri, molti editi da Feltrinelli, non ha mai usato una frase piana, banalmente descrittiva, ma le ha tutte arzigogolate, complicando concetti semplici. De Luca ha 68 anni e una fisionomia definita. È un intellò senza partito. Se ha una fede, è l'ecologismo.
giancarlo perna
È anti Tav, anti trivelle, anti Matteo Salvini di cui dice, «fa il guappo con i deboli», gli immigrati. Da 30 anni, campa di libri propri o traduzioni, specie dall' ebraico antico di cui è autodidatta, al ritmo di 1 ogni 3 anni. Vive in modo essenziale, abitando nei pressi di Roma, verso il Lago di Bracciano. Ha una passione dominante: la montagna. Preferisce le Dolomiti ma conosce anche gli Ottomila. Scala in scarponi e picozza o arrampica a corpo libero con scarpette e magnesite con cui mantiene asciutte le dita per la presa sulla roccia. Ora gli anni incalzano ma un tempo era facile imbattersi in lui su qualche falesia del Lazio.
Specie sulla Grotta dell' Arenauta di Gaeta dove ha stabilito il record personale arrampicando un 8b+ a mani nude. Siamo a livelli altissimi, essendo il massimo 9c.
ISPIRATO DAGLI ODORI
erri de luca
Nello stile, Erri si ispira agli scimpanzé che aveva osservato nello zoo di Napoli, sua città natale, quando da adolescente bigiava la scuola. Ne ha imitato la naturalezza nel districarsi tra i rami, priva di ogni sforzo e spreco. Il Tiergarten partenopeo, ha un ruolo importante nella sua formazione. Gli ha dato il gusto della solitudine e della natura, affinandone i sensi. In particolare, l' olfatto di cui, assieme al sesso, è nutrita la sua narrativa colma di odori, afrori, corpi avvinghiati. L'Erri scrittore è un imbarazzante fiutare continuo.
Durante quel suo birichino marinare le lezioni, lo inebriava perfino il fiato degli ippopotami che induceva a spalancare le fauci davanti a lui, per captarne l' effluvio di erba che ne usciva. Questa curiosa psicologia naturista, unita all' acribia descrittiva di un altro istinto primordiale, la sessualità, gli ha procurato nel 2016 un premio letterario per la peggiore scena di sesso in un romanzo. Glielo conferì la britannica, Literary Review, che ripescò un amplesso descritto da De Luca nel volumetto Il Giorno prima della Felicità.
FILIPPO FACCI E ERRI DE LUCA
A motivare la giuria, la sordità dell'autore alle morbide attrattive dell' erotismo. Sentite, infatti, quant' è spinoso: «Il sesso era un legno incollato al suo ventre. Spinse il mio sesso contro l' apertura del suo. I sessi pronti nell' attesa, si appoggiavano appena, ballerini tesi sulle punte». Dunque, una sensualità aspra, quasi manganellatrice che, come dirò subito, ci porta a ritroso nel tempo. Erri fece buon viso al premio: «Ringrazio per la pubblicità che mi farà vendere molto copie». Si capì, però, che era offeso.
DA NAPOLI ALLA CORTE DI LC
La rudezza di De Luca anche negli abbandoni sentimentali, ha origine nella militanza del Nostro tra gli extraparlamentari di Lotta continua. Aveva 20 anni, nel 1970, quando a Roma si avvicinò al movimento di Adriano Sofri. L' anno prima, se n' era andato da Napoli dopo avere concluso gli studi secondari al liceo Umberto I. Di ottima famiglia impoverita dalla guerra, doveva badarsi da solo. Portava con sé, il bagaglio di una nonna americana e dello zio Harry (da cui Erri) che gli davano un che di meteco. L'adesione a Lc, distolse per sempre De Luca dalla laurea.
erri de luca manifestazione per giulio regeni
Nel movimento, succedendo a Luigi Manconi, ebbe la responsabilità del servizio d' ordine, sorta di capeggiamento militare degli esagitati, con centinaia di sottoposti pronti alle mani. La sua impresa più nota fu l' interruzione violenta della prima manifestazione femminista romana nel dicembre 1975. Le donne non volevano uomini nel loro corteo, compagni o no. A Erri saltò la mosca al naso. «Ma come», disse, «dove finisce così l' unità della sinistra e il comune antifascismo? Non si distrugge la compattezza proletaria». E per salvaguardarla, sfasciò il corteo che vi si opponeva, tra le urla delle ragazze, comprese quelle di Lc che solidarizzarono con le femministe. L' immagine di Erri si offuscò.
LA ROTTURA CON I COMPAGNI
L' anno dopo, si fece ancora notare al Congresso di Rimini (31 ottobre-4 novembre) in cui Lc decise di sciogliersi, lasciando in vita il giornale dello stesso nome. Saggio modo di sottrarsi, dopo lo sciagurato assassinio del commissario, Luigi Calabresi (1972), alle tentazioni del crescente terrorismo rosso. Altro che sparire, bisognava rafforzarsi, sostenne invece Erri.
ERRI DE LUCA
Salì sul palco e, interrompendo l' assemblea che inneggiava alla delegazione palestinese al grido «Palestina rossa», scandì al microfono: «I proletari vogliono che noi restiamo compatti come un pugno, con la bandiera rossa lavata e lustrata. Non possiamo deludere le aspettative di questa folla proletaria. Lc predica l' utopia e, finché lo fa, la borghesia non può dormire tranquilla. Ovunque la contraddizione tra proletari e borghesi prende la forma dello scontro, quello è il nostro posto». Eccetera. L' assemblea restò freddina, la sua posizione isolata e Lc si sciolse.
LA RICERCA DELLA RIBALTA
Senza più l' ancoraggio della rivoluzione proletaria, per Erri iniziarono anni errabondi. Scoprì la sua natura anarco individualista, irrorata di narcisismo che gli faceva accettare le difficoltà come segno di un destino speciale. Fu operaio, portuale, magazziniere, inserviente nei circhi, funambolo, giocatore di bridge per ristorarsi con le vincite. Girò l' Italia, la Francia, la Tanzania, i Balcani, dove, aggirando le mine, portò soccorsi nelle guerre di fine Novecento. Per farsi ricordare dai connazionali, aldilà dei libri, partecipava alle nostre polemiche o ne creava di fittizie.
Erri De Luca
Non potendo essere in galera al posto di Sofri per l' assassinio di Calabresi ma invidiandone la visibilità, sostenne a più riprese di sapere chi fosse il reale omicida. Invitato a dirlo, replicava: «Solo quando non avrà più rilevanza penale» o, variante, «quando Sofri non sarà più in carcere».
Ci campò sopra un decennio, prendendosi le prime pagine. Non ha però mai rivelato un accidente, né lo fa ora che potrebbe. Altre volte, difendeva il terrorista Cesare Battisti con frasi a effetto tipo, «liberatene i polsi», o ironizzava sulla Tav «più che un' opera, un' operetta: in 30 anni neanche un centimetro», mandando in bestia alcuni e in visibilio altri. Così è stato sulla bocca di tutti, fino all' apoteosi dell' incriminazione da parte della Procura di Torino per avere spronato a sabotare con la forza il tunnel della Val di Susa. Poiché era una semplice opinione, seppure ardita, fu assolto e da allora è l' eroe eponimo degli antimodernisti e luddisti d' Italia.
IL CENOTAFIO CARTACEO
Erri De Luca
A questo punto, cominciò a riflettere sui propri meriti, dalle scalate, ai libri, alle lotte civili, e decise di erigersi un monumento in vita. Nel 2011, creò la Fondazione Erri De Luca consacrata a sé stesso e bipartita in «Fondo Lc», con reperti e pubblicazioni sul fu movimento, autoproclamandosene Penate, e in Fondo EdL, sulla propria opera letteraria: l' intera collezione, le critiche, i filmati, i saggi su di lui e un premio annuale alla migliore tesi di laurea dedicata ai suoi scritti. Ora, signoreggia felice sul proprio cenotafio.
ERRI DE LUCA