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1. PREMIER LIBIA SOSPENDE MINISTRA ESTERI PER INCONTRO COHEN
(ANSA) - Il primo ministro del governo di Tripoli, Abdelamid Dbeibah ha sospeso a titolo precauzionale la ministra degli Esteri Najla Al Mangoush e l'ha denunciata per avviare indagini penali sul suo conto. Lo si legge sulla piattaforma governativa hakomitna. Cio' a seguito del suo "incontro segreto" a Roma con il ministro degli Esteri israeliano Eli Cohen. Un'ondata di proteste nelle quali la gente ha chiesto le dimissioni della ministra, in serata ha infiammato Tripoli, riporta il The LIbya Observer.
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La decisione del premier - riferisce il sito di Alwasat - prevede la formazione di una commissione investigativa presieduta dal ministro della Giustizia e la partecipazione del ministro degli Enti Locali e del direttore del Dipartimento Affari Legali e Reclami del Gabinetto. Avrà il compito di indagare su Mangoush e fornire un rapporto a Dbeibah entro massimo di tre giorni. Il ministro della Gioventù Fathallah Abdullatif al-Zini sarà temporaneamente incaricato di dirigere il Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale. Intanto, immagini rilanciate dal Libya Observer e da altri media su X mostrano proteste davanti al ministero degli Esteri e blocchi stradali
2. A ROMA L’INCONTRO STORICO TRA I MINISTRI DI LIBIA E ISRAELE
Estratto dell'articolo di Davide Frattini per il “Corriere della Sera”
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Il palazzo della Galleria De Bono stava su corso Vittorio Emanuele e adesso i buchi delle finestre senza vetri affacciano su shara Istiqlal, via dell’Indipendenza, così l’hanno chiamata i libici. Gli appartamenti restano vuoti, Muammar Gheddafi li aveva confiscati alle famiglie ebree già espulse e ridistribuiti a inquilini che poi ha di nuovo cacciato. Era il centro elegante della comunità nella capitale, ora potrebbe diventare il simbolo dell’avvicinamento diplomatico tra Israele e Libia.
Eli Cohen, che era stato a Roma a metà luglio, ci è tornato in segreto la settimana scorsa per vedere Najla Mangoush. È il primo incontro tra i due ministri degli Esteri delle nazioni che ai tempi del dittatore ucciso dai ribelli nel 2011 erano nemiche.
antonio tajani giorgia meloni matteo piantedosi a tripoli
Non è il primo approccio: i due fronti che si dividono il Paese nordafricano hanno già cercato sostegno a Gerusalemme negli scorsi mesi. Il premier Abdul Hamid Dbeibah avrebbe incontrato il capo del Mossad ed era stato anticipato da una visita a Tel Aviv dal figlio del generale Khalifa Haftar. Entrambi con la promessa di normalizzare le relazioni, entrambi con il problema per poterla mantenere di dover diventare l’unica autorità nella Libia divisa. In mezzo l’Italia.
HAFTAR DBEIBAH
Cohen ha spiegato che il vertice con la collega araba — squadra Dbeibah, il governo a Tripoli — è stato organizzato grazie alla mediazione e ospitalità di Antonio Tajani. Che commenta: «Assistiamo con piacere se c’è un dialogo tra Paesi che prima non si parlavano». Ed è una riunione «storica» per Noemi Di Segni, presidentessa dell’Unione delle comunità ebraiche italiane […].
antonio tajani alla versiliana
Gli israeliani — sono loro ad aver reso pubblica la notizia — fanno sapere che i due ministri hanno parlato di «preservare il patrimonio ebraico in Libia in cambio di aiuti alimentari e tecnologia per l’agricoltura». Ancora più importante diventerebbe coordinare le esportazioni di gas naturale con l’Egitto come altro vertice del triangolo e l’Italia come possibile approdo energetico verso il resto dell’Europa. Benjamin Netanyahu, il premier israeliano, spera di poter allargare la rete dei rapporti con i Paesi arabi iniziata con gli Accordi di Abramo. Ha bisogno di successi internazionali da portare a casa, dove le proteste contro il suo piano giustizia, considerato anti-democratico dagli oppositori, non si fermano da otto mesi.
3. L’ASSE TRA ISRAELE E LIBIA PRIMA VOLTA DEI MINISTRI (CON UN INCONTRO A ROMA)
Estratto dell'articolo di Fiamma Nirenstein per "il Giornale"
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[…] Per Israele è stata una importante occasione di consolidare il dialogo con l’Africa, cui ambisce dalla fondazione, e di puntare nel lungo termine a un accordo che allarghi i Patti di Abramo. La vastità e l’importanza nel continente, la forza islamica della Libia, la sua complessa storia anche nel rapporto con i suoi ebrei che hanno sofferto persecuzioni e cacciate e oggi prosperano ma non cessando di ricordare i loro patimenti in Italia, ne fanno un interlocutore anche simbolicamente molto rilevante.
Per un Paese come la Libia, dove scorrazzano le milizie dell’islamismo più feroce e dove chi le contrasta ultimamente si è trovato ostacolato dai mercenari della Wagner, un Paese che da decenni si dibatte in terribili conflitti interni mentre una massa di gente disperata cerca di raggiungere le coste e da là partire a ogni costo, approdare con la benedizione italiana a un dialogo con Israele significa lavorare con ambizione alla normalità e all’accettazione nel mondo occidentale.
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Fonti israeliane ci rivelano che da mesi non solo la parte legata a Dbeibeh, ma anche quelle delle altre due parti che si contendono il dominio del Paese, Khalifa Haftar e Fatiba Shaga, cui fanno capo le più svariate milizie a ispirazione religiosa e tribale, hanno a loro volta cercato e raggiunto contatti segreti con Israele.
Tutti e tre i governi condividono l’ambizione di far rientrare la Libia nel gioco internazionale. Israele ha ancora memoria del duro atteggiamento di Gheddafi verso lo Stato Ebraico: così come la sua persecuzione contro gli ebrei aveva indotto all’esilio ciò che restava della ricca e colta comunità locale, altrettanto duro fu il suo atteggiamento contro Israele.
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[…] Oggi la Libia desidera approdare a una convalescenza, anche se è difficile prevedere come andranno le cose. Ma il suo incontro con Israele significa questo: ricerca di aiuto per equilibrio e pacificazione.
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