Emanuele Rossi per ''La Stampa''
«Vedo che stanno molto attenti a quello che fanno le Procure, vorrei che parlassero un po' meno e si concentrassero di più sui problemi del paese». Edoardo Rixi arriva sulla collina genovese degli Erzelli con il sorriso del venerdì. Con il governatore Giovanni Toti si dà il cinque, rilassato.
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Ma basta una domanda dei cronisti a riportarlo all' umore cupo della quotidiana guerriglia romana con i grillini. Solo che questa volta a metterlo nel mirino, evocandone le futuribili dimissioni in caso di condanna per il caso spese pazze quand' era consigliere regionale (la sentenza è prevista il 30 maggio), è stato il vicepremier Luigi Di Maio. Rixi non risponde direttamente, ma il riferimento è più che chiaro.
«Io non penso alle mie dimissioni, alla polemica del giorno. Oggi dicono così, prima avevano detto un' altra cosa. Quello che farò io non dipende da me e continuerà a non dipendere da me. Faccio il viceministro perché me lo ha chiesto Matteo Salvini, per me non è un problema dare le dimissioni, il problema è fare le cose per cui siamo stati eletti e abbiamo messo su un governo».
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Il sottinteso è che adesso le frizioni della maggioranza sono tali da bloccare tutto, anche i dossier a cui il vice di Danilo Toninelli tiene di più. Come lo sblocca-cantieri, che era stato ispirato dall' esperienza del decreto Genova post Ponte Morandi, il provvedimento su cui Rixi ha messo la faccia più di tutti, nel governo. «Abbiamo fatto un decreto che si chiama sblocca cantieri e poi vedo che si lavora per bloccare e impantanare le opere». In che senso?
«Ad esempio avevamo presentato un emendamento per favorire l' accorpamento dei lavori del nodo ferroviario genovese con il Terzo valico. È una mossa che ci permetterebbe di recuperare parecchio tempo: a parole erano tutti d' accordo, poi il presidente di commissione, del M5S, mi ha informato che è stato stralciato. Noi lo ripresenteremo, ma è qualcosa non va e che bisogna chiarirsi. Con loro abbiamo lavorato bene, ad esempio sul decreto Genova. Ora no».
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La tensione è alta, ma per Rixi siamo pur sempre nel periodo pre elettorale: «Io spero che dopo le elezioni si possa recuperare un po' di serenità e lavorare insieme su quello che dobbiamo fare».
Altrimenti? «Guarda - confida Rixi a uno dei suoi interlocutori - io mi sono anche rotto di fare il viceministro in queste condizioni».
Il processo che lo vede imputato per la vicenda dei rimborsi ai consiglieri regionali (le cosiddette "spese pazze") si concluderà poco dopo il voto di maggio. Tra gli imputati c' è anche il senatore leghista Francesco Bruzzone, segretario della Lega in Liguria prima di Rixi. Per il viceministro genovese l' inchiesta è stata già una tegola pesante nel 2015, quando fu indagato,ma la vicenda degli scontrini lo segue come un' ombra: il pm Francesco Pinto ha chiesto una condanna a 3 anni e 4 mesi.
Perciò sbotta, quando gli chiedono della vicenda di Legnano e del sindaco leghista arrestato: «Fare condanne preventive non è mai stata mia abitudine, tanto meno nei confronti di alleati, di appartenenti alla mia forza politica.
Il punto è che si cerca sempre di sfruttare queste cose in campagna elettorale. Poi chi sbaglia paga, ma tutti. Alla Raggi cosa dovremmo dire?
danilo toninelli armando siri
Alla Appendino cosa dovremmo dire?
Parliamo di un comune piccolissimo come Legnano e non della capitale, in cui la gente ormai si vergogna di vivere?».